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Mercoledì 06 OTTOBRE 2010
Artrite: un Bus da Napoli a Milano per informare e prevenire

Oltre 300mila persone colpite. Il 75% è donna. Queste le cifre italiane della malattia. L’iniziativa di Donne in Rete per la prevenzione e la diagnosi precoce. Nel 2009 il costo complessivo per cure e assistenza agli affetti da artrite è stato di 3,2 miliardi di euro.

Sono circa 300 mila gli italiani affetti da artrite reumatoide. Circa una ogni 200 abitanti. La gran parte di esse ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni e in oltre il 75% dei casi si tratta di donne.
Secondo le ultime stime il costo complessivo dell’artrite reumatoide nel 2009 è stato pari a 3,2 miliardi di euro, di cui il 30% riguardante la spesa per l'assistenza sanitaria e il restante 70% connesso ai costi derivanti dall'inabilità al lavoro, dal supporto nell’assistenza personale e da altri costi sociali.
L’artrite reumatoide è una patologia fortemente invalidante che colpisce il malato in tutti gli aspetti della sua vita: la quotidianità, le relazioni, il lavoro. La metà dei malati vive spesso periodi di depressione, 1 su 10 rinuncia a diventare genitore, 1 su 5 è costretto a modificare la propria vita lavorativa. Ma anche la quotidianità ne risulta stravolta: 1 malato su 5 è costretto a cessare di usare la macchina, 1 su 10 non riesce ad aprire un barattolo, 1 su 20 non riesce a girare una chiave nella serratura.

L’artrite reumatoide non può aspettare: l’importanza di una diagnosi precoce
È il ritardo nella diagnosi e il conseguente tardivo inizio del trattamento una delle principali criticità contro cui si scontrano i pazienti affetti da artrite reumatoide.
In media, secondo il Rapporto sociale sull'Artrite Reumatoide, realizzato dal Censis insieme alla Società Italiana di Reumatologia e all'Associazione Nazionale Malati Reumatici, per i malati italiani un anno è il tempo che in media trascorre tra la scoperta dei primi sintomi e la diagnosi. Un tempo troppo lungo per godere al meglio dei benefici che i farmaci oggi consentono di ottenere. E che può allungarsi fino a più di due anni se contiamo anche il tempo necessario per trovare il giusto interlocutore medico.
A quel punto, l’artrite reumatoide può aver lasciato sul corpo segni indelebili, che condizionano la vita in tutti i suoi aspetti. Quella sociale e relazionale, quella familiare, quella lavorativa. E persino le più banali azioni quotidiane, come girare la chiave nella serratura o aprire un barattolo, diventano un’impresa.
 
Il Bus di Donne in Rete: tre città per parlare a tutto il Paese
In occasione della prossima ricorrenza (12 ottobre) della Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche promossa dall'Oms, l’associazione Donne in rete darà vita a tre giorni di informazione e prevenzione su questa terribile malattia. Per farlo abbiamo attrezzato un bellissimo Bus a due piani che girerà le vie e le piazze principali di Napoli, Roma e Milano in un viaggio ideale dal Sud al Nord del Paese, con a bordo medici specialisti volontari che opereranno una prima diagnosi e consiglieranno le donne su quale percorso seguire, indirizzandole, se necessario, a centri specializzati. Sul Bus sarà presente materiale informativo dettagliato ma di facile comprensione per un’informazione accurata ma chiara per tutta la famiglia.
Il tour inizierà da Napoli l’8 ottobre alle ore 11.00 dal Vomero per percorrere le maggiori piazze e vie di grande afflusso e raggiungere così più persone possibili. Il nostro viaggio contro l’Artrite toccherà Roma il 10 ottobre e Milano il 12 ottobre.
Sul Bus, insieme a noi ci sarà anche un ospite d’eccezione, Marcelo Fuentes, il noto e simpatico protagonista di Uomini e Donne che ha accettato di essere testimonial di una campagna diretta e popolare come vuole essere la nostra.
Il Bus attraverserà l’Italia dal Sud al Nord percorrendo oltre 800 chilometri per dare informazioni su una patologia ancora poco conosciuta ma profondamente invalidante.
 
Gli obiettivi della campagna
“Il nostro obiettivo prioritario – ha detto Rosaria Iardino, presidente di “Donneinrete” – è quello di informare le persone, in particolare le donne, su quelle che sono le caratteristiche di questa malattia per poterla prevenirla. Le donne devono imparare ad ascoltare il proprio corpo, a riconoscere i segnali che ci invia. A capire che alcuni sintomi, come il dolore che si manifesta alle mani, ai polsi, ai gomiti e alle ginocchia anche a riposo e durante la notte, sono un campanello d’allarme importante che deve indurle a rivolgersi tempestivamente ad una struttura in grado di aiutarle”.
Gli specialisti confermano, infatti, che un ritardo di soli tre mesi nell’inizio della terapia con farmaci adeguati provoca un peggioramento della prognosi funzionale a cinque anni. Non solo, studi clinici hanno dimostrato che nei pazienti trattati precocemente è possibile anche assistere a una significativa riduzione a breve termine, due anni, della progressione dei segni radiografici e persino assistere ad una sua remissione stabile con la scomparsa dei dolori e la riduzione del danno articolare, riuscendo a mantenere una accettabile qualità di vita.
Soprattutto è essenziale, ha aggiunto Iardino, che “le Associazioni dei malati facciano fronte comune nella battaglia per arginare non solo questa malattia invalidante, e aiutare quindi le tante donne che ogni giorno combattono per vivere una quotidianità il più possibile normale, ma anche per sostenere i tantissimi malati affetti da patologie croniche. E il patrocinio che questa iniziativa ha avuto dall’Associazione dei malati reumatici Anmar dimostra che questa volontà di fare rete per dare aiuto concreto alle persone malate sta crescendo sempre di più. Così come l’aver ricevuto il patrocinio della Provincia e del Comune di Milano, della Città della Salute del Comune di Milano, della Regione Lazio e della Regione Campania, testimoniano che stiamo andando nella giusta direzione”.
 “Ci sono molte cose che una donna può fare per ridurre al minimo l’impatto dell’artrite reumatoide – ha sottolineato Piercarlo Sarzi Puttini, reumatologo Ospedale Sacco di Milano –. Occorre sviluppare nuove abitudini e fare anche in modo che il proprio ambiente di lavoro possa adattarsi alle esigenze delle donne ad esempio con postazioni ergonomiche. Bisogna imparare a prestare attenzione alla postura: una cattiva postura mette le articolazioni sotto stress e aumenta la stanchezza. Cambiare spesso posizione di lavoro; stare ad esempio sedute molte ore al giorno davanti al computer o alla cassa di un negozio rende le articolazioni rigide e dolenti. Prendersi brevi intervalli facendo qualche esercizio di stretching. Alternare se possibile posizioni in piedi a posizioni da seduta”.
 “Ancora oggi la durata media tra l’insorgere dei sintomi e la prima visita presso un ambulatorio di reumatologia dei centri di riferimento per ricevere un trattamento appropriato è troppo lungo - ha spiegato Gabriele Valentini, professione ordinario di reumatologia alla II Università di Napoli – si attesta infatti intorno ai tre/quattro anni. Non solo, una percentuale di questi pazienti, il 10-15%, non ha mai ricevuto neppure una diagnosi ad hoc. Questi ritardi sono dovuti a due ordini di motivi. Il primo è legato a una mancanza di conoscenza delle opportunità di cura, per cui i pazienti vengono inviati al centro di riferimento troppo tardi. Il secondo dipende dalle difficoltà di accesso ai centri di reumatologia: gli ambulatori specializzati sono ancora troppo pochi e presentano una carenza di personale che non consente di seguire adeguatamente tutte le patologie mediche dell’apparato locomotore che sono diffusissime, per cui i pazienti artritici che hanno bisogno di cure immediate ne pagano le spese”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 


   

   

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