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Martedì 28 MAGGIO 2013
Chirurgia dell'obesità. In Italia solo 7mila interventi l'anno.

Secondo gli esperti della Sicob ci sono ancora troppi pregiudizi: "Nel nostro Paese si conoscono poco i vantaggi legati agli interventi di chirurgia bariatrica". Per questo è stata realizzata una guida in cui vengono descritti gli interventi e spiegati i benefici, di questi interventi.

Sei milioni di italiani (il 10% della popolazione) sono obesi. Di questi, ogni anno, solo poco più di 7.000 si sottopongono a interventi di chirurgia bariatrica per affrontare i rischi, in primo luogo diabete e malattie cardiovascolari, legati al grave eccesso di peso. “Nel nostro Paese si conoscono poco i vantaggi legati agli interventi di chirurgia bariatrica - ha affermato Marcello Lucchese, Presidente della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob) - Lo dimostrano i numeri di altre nazioni europee. In Francia, per esempio, dove gli obesi sono circa 7 milioni (11,2% della popolazione), sono state operate oltre 27.000 persone nel 2011, secondo i dati dell’Ifso (International federation for the surgery of obesity and metabolic disorders). In Belgio, si sono sottoposti a chirurgia bariatrica 8.500 pazienti a fronte di una popolazione totale di 11 milioni (13,5% gli obesi). Anche in Svezia gli interventi bariatrici, nel 2011, sono stati 8.500 su una popolazione totale di quasi 9 milioni e mezzo di abitanti (11% gli obesi). Per questo è necessario aumentare le conoscenze su queste tecniche chirurgiche salvavita in grado di riportare il peso nella norma e di migliorare la qualità di vita”.

“La nostra Società scientifica - ha aggiunto il Presidente Eletto Sicob Nicola Di Lorenzo - ha perciò deciso di realizzare e diffondere l’opuscolo “Obesità, come liberarsene e vivere meglio”, una guida di 24 pagine di semplice lettura in cui vengono descritti gli interventi e spiegati i benefici, per mettere in condizione i pazienti obesi e le loro famiglie di scegliere la via giusta per salvaguardare la salute. Per la prima volta una Società scientifica di questo settore si rivolge direttamente ai potenziali pazienti per una soluzione duratura del grave eccesso di peso. L’obesità, infatti, è una condizione pericolosa che si determina quando una persona arriva a superare di almeno il 40% il proprio peso ideale, che va affrontata con soluzioni efficaci. “Un obeso ha un’aspettativa di vita inferiore di 10 anni rispetto a quella di un coetaneo con peso normale - ha sottolineato il Presidente Lucchese - Quando si devono perdere 40/50 chili, dieta, esercizio fisico, psicoterapia e farmaci possono non bastare. L’unica soluzione efficace diventa la chirurgia bariatrica, cioè interventi che permettono di ridurre in modo stabile il grave eccesso di peso. Purtroppo in Italia ci sono ancora troppi pregiudizi e disinformazione legati a questi interventi. Il bisturi può essere invece un’“arma” in grado di allungare la vita e di assicurare una cura definitiva dell’obesità nel 60-80% dei casi”.

Il metodo più diffuso per misurare l’obesità è l’indice di massa corporea, in inglese Body Mass Index (BMI), ottenuto dal peso (in kg) diviso per la statura (in metri) elevata al quadrato. Il valore limite del BMI per il sovrappeso è 25 e per l’obesità è 30, stabiliti in base al rischio di patologie associate. Un BMI superiore a 40 è indice di obesità grave. “La chirurgia bariatrica è un passo importante nella cura dell’obesità, ma non può da sola risolvere il problema - ha sottolineato il Consigliere Sicob Valerio Ceriani - Per guarire è necessaria la piena collaborazione del paziente, che deve cambiare radicalmente la propria condotta di vita. Soprattutto quella alimentare. Chi è stato operato deve essere seguito da uno staff medico multidisciplinare composto da chirurgo, dietologo e psicologo. Un intervento bariatrico richiede periodici controlli che possono essere più o meno frequenti a seconda dei casi. Servono per vedere se l’organismo sta reagendo bene all’operazione”. “A determinare una condizione di obesità - ha concluso il Presidente  Lucchese - possono contribuire fattori genetici, endocrini e metabolici. Ma sicuramente la causa principale è un’eccessiva introduzione di cibo altamente energetico per errate abitudini ambientali o per un disturbo del comportamento alimentare su base psicologica, unita ad una carenza di attività fisica che diviene poi, con l’aumentare del peso, sempre più difficile da trattare”.

“Per incentivare gli interventi bariatrici è anche necessario contenere l’enorme contenzioso medico legale che affligge l’intera chirurgia italiana - ha affermato il Presidente emerito della Sicob Pietro Forestieri - Di fronte a un errore medico, vero o presunto, pazienti e familiari richiedono spesso risarcimenti insostenibili per qualsiasi professionista, perciò le nostre giovani leve sono poco propense ad impegnarsi nella chirurgia dell’obesità e preferiscono altre specializzazioni. Per invertire questa tendenza una possibile soluzione è quella di stabilire per legge un tetto massimo agli indennizzi, come avviene già da diversi anni negli Stati Uniti. Un altro rimedio è l’istituzione di un deposito cautelare. Se un paziente cita per danni un chirurgo e chiede 100.000 euro, l’accusatore deve versare, presso il tribunale, il 10% della somma richiesta. In caso la denuncia fosse del tutto infondata, i soldi saranno destinanti ad un fondo nazionale di assistenza per le vittime dell’alea terapeutica. L’Italia è l’unico Paese al mondo (insieme, solo per certi versi, a Polonia e Messico) in cui gli errori clinici sono perseguibili penalmente - ha concluso - Un’anomalia che rende sempre più difficile il nostro lavoro. È necessario ridare onore, prestigio e rispetto ad una professione a complessità molteplici ed inevitabili, garantendo ai pazienti il massimo della qualità e sicurezza, avendo quale capitale sociale la fiducia reciproca e come fine ultimo la salute, interesse di tutti: chirurghi, pazienti, istituzioni, industrie e media”.

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