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Giovedì 30 MAGGIO 2013
Visita urologica. Auro: “Prassi sconosciuta per un over 50 su tre”

Questa la denuncia dell’Associazione che sottolinea come questi disturbi siano sottovalutati da 1 cittadino su 2. Una diagnosi precoce può preservare la qualità della vita, soprattutto per i più anziani. Attenzione anche ai giovani, senza la visita di leva è venuto meno un primo importante screening.

Il 33% degli italiani over50 non si è mai sottoposto a una visita urologica. Un maschio su due non manifesta segni di preoccupazione di fronte a episodi di incontinenza, come la necessità di alzarsi più volte durante la notte per andare in bagno. “Sottoporsi a controlli urologici già ai primi sintomi, senza sottovalutare fastidi e disturbi ricorrenti, rappresenta la strategia vincente per prevenire gravi patologie”. È questo il monito che gli esperti dell’Auro (Associazione Urologi Italiani) lanciano in occasione della seconda giornata del 20° Congresso Nazionale, in programma fino a domani a Montecatini Terme con oltre 500 specialisti.

“La paura degli interventi chirurgici – ha sottolineato Sebastiano Spatafora, Struttura Complessa di Urologia dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia – la sfiducia nelle terapie e l’accettazione dei disturbi come conseguenza inevitabile dell’invecchiamento sono le cause per le quali non si effettuano visite specialistiche. In alternativa ci si sottopone ad esame quando è troppo tardi, nonostante sintomi importanti e ripetuti. Anche un solo controllo annuale, invece, è sufficiente per avere una diagnosi precoce di malattie e disturbi e salvaguardare la qualità della vita, soprattutto per i più anziani”. Ma alcuni disturbi possono presentarsi già dai primi anni di vita: circa il 4% dei bambini ha un varicocele e con l’avanzare dell’età si registra un aumento di incidenza del 10% ogni dieci anni (negli adulti arriva fino al 15%), con l’eventualità di danno al testicolo. Ecco perché anche i giovani devono prestare attenzione alla propria salute e magari prendere esempio dalle ragazze.

“La visita di leva rappresentava un importante momento di screening – ha aggiunto Giovanni Muto, Direttore della struttura complessa di urologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e Presidente del Comitato Scientifico Auro – perché consentiva di scoprire patologie più o meno gravi e di intervenire in modo tempestivo. Oggi, invece, troppo spesso gli italiani si trascinano sino a tarda età situazioni molto rischiose. Non si capisce perché le donne vadano fin da giovanissime dal ginecologo per controlli periodici, mentre gli uomini non abbiano la stessa consuetudine con l’urologo. Una situazione che deve cambiare”.
I problemi della sfera sessuale maschile, d’altra parte, sono tra i più delicati da affrontare. Si tratta di disturbi molto diffusi: circa 3 milioni di italiani soffrono ad esempio di disfunzione erettile. “Ancora oggi molti uomini si vergognano – ha continuato Muto – o addirittura negano a se stessi di avere questo tipo di fastidi. Ma anche qui, grazie alle conoscenze attuali delle malattie, l’urologo-andrologo è in grado di risolvere i problemi garantendo una sana vita sessuale a tutte le età”.

Per quanto riguarda le donne, invece, un problema di cui si parla troppo poco è l’incontinenza urinaria: un iceberg sommerso, scarsamente indagato, ma che colpisce nel corso della vita una su 4. “Molte indossano pannolini o pannoloni per perdite di urina di diversa intensità – ha sottolineato Spatafora – quando una visita e semplici esami possono stabilire se grazie a facili esercizi riabilitativi, farmaci o interventi mininvasivi (spesso eseguiti per via vaginale), si possono risolvere questi disturbi una volta per tutte”.

Uno dei disturbi che si possono individuare con la visita urologica è l’iperplasia prostatica benigna. “Si tratta di una patologia frequentissima negli uomini con più di 50 anni – ha aggiunto Muto – che comporta noiosissimi sintomi come l’alzarsi spesso la notte per urinare, con mancato riposo notturno, o l’urgenza di andare al bagno con l’imbarazzante necessità di abbandonare immediatamente qualunque cosa si stia facendo. Nonostante questo solo il 50% delle persone che ne soffre si sottopone ad una visita specialistica”. Così come molto frequenti sono i calcoli urinari, che vengono troppo spesso sottovalutati. “Ogni sei mesi un quarto dei pazienti che ha avuto un calcolo smette di farsi controllare – ha concluso Spatafora – Perde cioè la possibilità di usufruire dei consigli per prevenire il riformarsi del calcolo o di diagnosticare precocemente l’eventuale recidiva, risolvendo quindi i problemi con tecniche altamente rispettose dell’integrità del corpo”.

Ecco gli esempi più eclatanti di cosa l’urologo possa fare per migliorare la qualità di vita dei pazienti. Ma tanto si può fare anche per altre patologie ugualmente diffuse e invalidanti (varicocele, prostatiti, infezioni urinarie), che colpiscono indistintamente uomini e donne di tutte le età.
 

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