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02 GIUGNO 2013
Parodontite. Il 60% degli italiani ne è colpito, ma meno di 1 su 3 la conosce

Solo il 10,8% sa che non è una malattia delle gengive e solo il 2,5% sa che è batterica. Circa la metà riconosce nel sanguinamento delle gengive sintomo, e solo il 35,3% che anche l’alitosi lo è. Ma soprattutto quasi il 40% degli italiani crede che la parodontite sia una malattia non curabile. I dati dall’indagine “Gli italiani, le malattie dentali e la parodontite”.

Pochi, troppo pochi, gli italiani che danno la giusta attenzione alla propria salute orale. A dirlo una indagine condotta da Astra Ricerche nel mese di aprile 2013 per conto dell’Istituto di Ricerca e Formazione in Microdentistry su un campione rappresentativo di 1.111 individui di età compresa tra 18 e 70 anni: solo il 39,1% dedica infatti adeguata attenzione all’igiene e alla cura dei denti, solo il 36,3% fa visite di controllo periodiche dal dentista e poco meno di 1/3 esegue periodicamente sedute di igiene orale professionale.
 
 “Gli italiani si preoccupano solo quando i problemi dentali diventano gravi ed evidenti”, ha sottolineato Enrico Finzi, presidente Astra Ricerche e curatore dell’indagine dal titolo “Gli italiani, le malattie dentali e la parodontite”. “Infatti il 63,5% è preoccupato dalla presenza di pus e il 61,5% se i denti si muovono, mentre sembrano sottovalutare sintomi all’apparenza meno gravi ma già molto pericolosi per la salute orale, come le gengive sanguinanti, abbassate o infiammate. La scarsa preoccupazione porta ad una limitata attività di prevenzione: per gli italiani sembrano essere sufficienti le sane abitudini quotidiane (59% non fumare, 55,1% spazzolare bene i denti, 54,4% lavare i denti dopo ogni pasto). Sono invece meno attenti alle visite di controllo effettuate dallo specialista”.
Ma questa scarsa attenzione degli italiani ai propri denti comporta il fatto che anche i sintomi più insidiosi, come la parodontite, vengano sottovalutati: l’infezione cronica polimicrobica a danno dei tessuti parodontali, che – se non adeguatamente trattata – porta alla perdita dei denti colpisce il 60% della popolazione, ma “solo il 31,2% degli italiani ne ha una conoscenza adeguata della parodontite”, ha spiegato Finzi. “Solo il 10,8% riconosce correttamente che la parodontite è una malattia dei tessuti parodontali e non delle gengive e solo il 2,5% la descrive come una malattia provocata da batteri. Circa la metà riconosce nel sanguinamento delle gengive un problema correlato alla parodontite e solo il 35,3% sa che l’alitosi è uno dei primi sintomi. Ma la cosa più importante è che quasi il 40% degli Italiani crede ancora che la parodontite sia una malattia non curabile”.
                                                                                                                                                                                              
“La scarsissima conoscenza dei sintomi di insorgenza della parodontite (sanguinamento e alitosi) impatta sulla prevenzione”, ha ricordato Francesco Martelli, direttore scientifico I.R.F. in Microdentistry. “La perdita dei denti infatti è l’esito finale della malattia, che può essere facilmente evitato, senza grandi costi economici e biologici, grazie ad un’azione tempestiva alla comparsa dei primi sintomi. Bisogna necessariamente conoscere la malattia per essere in grado di valutare, e poi scegliere, il trattamento più idoneo. Erroneamente infatti si pensa che la rimozione di tutti i denti e il posizionamento di impianti possa essere un trattamento risolutivo. I batteri rimangono in realtà nei tessuti e, in oltre il 50% dei casi, trasferendosi sugli impianti, provocano la peri-implantite che porta anche alla perdita delle protesi”. Dall’indagine Astra ricerca emerge che solo 1/3 degli italiani sa che la parodontite potrebbe essere evitata con i controlli periodici dal dentista e solo 11,3% è a conoscenza del trattamento non chirurgico con uso combinato di microscopio operatorio e laser ad alta potenza, elementi chiave della terapia MicroFotoDinamica della parodontite.
 
“L’integrazione del laser, come coadiuvante del trattamento della malattia parodontale, ha dimostrato largamente la sua efficacia grazie ad alcune sue caratteristiche ed al modo in cui il raggio interagisce con i tessuti coinvolti. Fra i principali vantaggi vanno considerati l’effetto battericida, la rimozione dell’epitelio sulculare infetto e del tessuto di granulazione, nonché gli effetti antiflogistico, antiedemigeno e biostimolante”, ha sottolineato Rolando Crippa, docente di Odontoiatria all’Università di Genova e direttore del reparto di Patologia orale e Laserterapia presso l’Istituto Stomatologico Italiano. “Oltretutto l’impiego del laser in odontoiatria in alternativa al bisturi, al trapano e ai tradizionali protocolli chirurgici assicura un trattamento meno invasivo, meno doloroso, più preciso e dai risultati migliori”.
 
La terapia MicroFotoDinamica della parodontite prende le mosse dalla diffusione dei test bio-molecolari a basso costo e di immediata esecuzione, in grado di prevedere le varianti geniche che influenzano la persistenza dei batteri patogeni nelle aree sotto-gengivali e di conseguenza i risultati terapeutici. “Lo screening sistematico per mezzo di questi test e l’introduzione di trattamenti fotodinamici laser-assistiti – spiega Martelli – ci consente di elaborare oggi strategie personalizzate, che tengono conto della risposta immunitaria di ciascuno, come testimoniano le migliaia di pazienti curati ogni anno nei nostri centri in Italia e all’estero. Il nuovo approccio, basato su dati oggettivi di laboratorio e finalizzato alla risoluzione definitiva dell’infezione mediante un vero e proprio trattamento biologico dell’ecosistema orale, permette di gestire con successo anche quei casi di parodontiti aggressive a insorgenza precoce e refrattarie alle tradizionali strategie terapeutiche, che causano l’edentulismo anche in persone molto giovani”.
Secondo l’indagine Astra Ricerche, le caratteristiche della terapia MicroFotoDinamica che sembrano suscitare maggiormente l’attenzione degli italiani sono tre: si tratta di una terapia non invasiva (57,5%), è in grado di eliminare batteri e virus anche laddove non arrivano i medicinali (57,3%), assicura (a fronte di corrette abitudini di igiene quotidiana e di controlli periodici dallo specialista) una lunga durata dei risultati (57,3%). “Nonostante un’attenzione alla salute dentale che presenta ancora ampi margini di miglioramento, gli italiani – conclude Finzi – hanno ben chiaro quali debbano essere le caratteristiche fondamentali di un trattamento per la cura della parodontite: risultati sicuri (81,2%) e duraturi nel tempo (80,6%). Pare invece contare poco l’aspetto economico (23,9%) e l’azione immediata (23,5%). Quindi per avere dei risultati sicuri e  mantenere in funzione i propri denti,  gli italiani sono anche disposti a investire in una terapia che abbia  esito positivo”.

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