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Giovedì 06 GIUGNO 2013
Allarme welfare. Min. Lavoro: "Pochi fondi e mancano ancora i livelli essenziali di assistenza"

Risorse drasticamente ridotte e dal 2014 le Regioni di nuovo a secco. Guerra: manca "un’attenzione specifica alle peculiarità delle politiche sociali del nostro paese". Lotta alla povertà e supporto alla non autosufficienza, tra le priorità. "Ma vanno trovate nuove risorse per il prosimo triennio". Il testo dell'audizione in Parlamento. Vedi nostro dossier.

In Commissione Affari Sociali della Camera, il ministro del lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini ha presentato gli indirizzi generali della politica del dicastero, con riguardo alle politiche sociali. In un sistema “ideale”, ha spiegato lo Stato dovrebbe fornire i servizi essenziali, le regioni assicurare il coordinamento delle politiche sul territorio ed i comuni avere la responsabilità dell'erogazione, in stretto coordinamento con il terzo settore.
Il tutto monitorato per verificare l'efficacia degli interventi stessi. La situazione attuale in Italia però, ha osservato Giovannini, è decisamente diversa da questo modello. Infatti: manca una definizione dei servizi essenziali e si deve registrare l'assenza di un finanziamento di tipo strutturale. Questa situazione determina eterogeneità di interventi sul territorio. Manca inoltre un sistema pienamente efficace di analisi e monitoraggio per gli interventi stessi, a livello sia macro che micro.


 
Ma soprattutto scarseggiano i fondi. "I trasferimenti operati dal Ministero alle Regioni (Fondo nazionale per le politiche sociali e Fondo per le non autosufficienze) - ha sottolineato nella stessa audizione il sottosegretario Maria Cecilia Guerra - sono stati negli ultimi anni drasticamente ridotti. Con la legge di stabilità 2013 i due Fondi maggiori sono stati parzialmente rifinanziati per un ammontare pari a poco più della metà della loro dotazione storica complessiva (intorno al miliardo di euro)". Ma, ha aggiunto Guerra, "al di là delle problematiche specifiche relative all’erogazione del Fondo per le politiche sociali del 2013, per le quali il Fondo non è ancora nella piena disponibilità del Ministero e delle Regioni, le risorse per le Regioni sono nuovamente azzerate a partire dal 2014".
 
“La materia - ha spiegato il sottosegretario - attiene evidentemente all’attuazione del federalismo fiscale, nel cui contesto non è previsto il finanziamento nazionale con Fondi dedicati delle politiche di competenza regionale. Manca però in tale contesto un’attenzione specifica alle peculiarità delle politiche sociali del nostro paese, caratterizzate dalla mancata definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, elemento necessario nei meccanismi di finanziamento adottati in attuazione del federalismo fiscale”. “In altri termini  - ha detto - in coincidenza con il venir meno del finanziamento nazionale, non si è predisposto un meccanismo alternativo di finanziamento”.
 
Per questo, ricorda ancora Guerra, “una delle priorità di settore del recente Programma di riforma nazionale, adottato dal Governo Monti nell’ambito della Strategia Europa 2020, è proprio la necessità di una riforma dei meccanismi di finanziamento della spesa sociale territoriale. A prescindere dalla soluzione che si vorrà adottare per porre rimedio a tale discrasia, vanno prioritariamente reperite risorse per il prossimo triennio per evitare l’interruzione di servizi fondamentali per i cittadini più fragili in un momento di estrema difficoltà”.
 
 
Gli obiettivi
Il primo è una priorità dettata alla drammaticità della questione ovvero la lotta alla povertà e il supporto alla non autosufficienza. Il secondo obiettivo è dato da interventi specifici sul singolo soggetto affinché ci sia una presa in carico globale non slegata o sconnessa rispetto alla realtà. In questo senso occorrerà un finanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali in modo da individuare con le regioni gli obiettivi di servizio su cui consolidare gli interventi sul territorio. E questo potrebbe essere un’anticipazione dei Lep che non ci sono ancora.
Il terzo e ultimo obiettivo è un'efficace azione di coordinamento, anche senza leve finanziarie, vale a dire con l'adozione di linee guida e attraverso il disegno, insieme con gli enti interessati, di interventi coordinati su più regioni o più comuni, garantendo informazione e valutazione.

Questo permetterebbe di rispondere con maggiore incisività sotto l’aspetto della programmazione ma anche di controllare meglio quelli che sono gli sprechi.
 
Gli strumenti
Il ministro ne ha individuati tre per raggiungere gli obiettivi. Il primo è la costruzione di un sistema informativo dei servizi sociali. Qui, anche se il ministro non l’ha detto, si pensa che possa essere l’Inps l’istituto individuato. Su questo terreno – ha riconosciuto Giovannini – sono stati compiuti passi in avanti importanti per comprendere la situazione dei singoli individui e favorire il passaggio alla cosiddetta presa in carico.
 
La seconda leva è rappresentata dalla predisposizione di efficaci strumenti di monitoraggio e valutazione delle politiche che vengono finanziate, da definire anche ex ante. Infine, terzo strumento di intervento è l’Isee. E qui il ministro ha riferito che a maggio è stato registrato il decreto che istituisce la banca dati delle prestazioni sociali agevolate che dipendono dall’Isee. Istituto che sarà rivisto in quanto nell’attuale sistema ci sono una serie di disarmonie che non lo rendono uno strumento equo per venire incontro ai bisogni delle persone.
 
Sul tavolo del ministero ci sono diversi campi di azione. Il primo riguarda le misure di contrasto alla povertà. In questo quadro è prevista la partenza della sperimentazione di una nuova applicazione della social card, riferita in particolare alle situazioni di povertà minorile e delle famiglie nelle quali siano presenti soggetti adulti in stato di grave disagio lavorativo.
 
Il secondo obiettivo riguarda il Piano per le non autosufficienze. Anche in questo caso il sistema informativo dei servizi sociali rappresenta uno strumento potentissimo, che richiederà comunque la soluzione di alcuni delicati problemi di privacy.
Un ulteriore obiettivo è poi rappresentato dall'utilizzo dei finanziamenti della spesa sociale territoriale. In questo senso andranno prioritariamente reperite risorse per il prossimo triennio, al fine di evitare interruzioni di servizi essenziali per i cittadini più fragili in un momento di estrema difficoltà.
 
Le reazioni. 
“Il leit motiv – spiega la deputata di Scelta Civica, Paola Binetti – di questa audizione è la mancanza di risorse e la necessità di sbloccare i 300 milioni già programmati in precedenza, ma soprattutto c’è la necessità di ottenere dal Governo nuovi fondi da destinare agli obiettivi specifici”. Secondo Binetti uno degli aspetti cruciali è che “alcune risorse sono più in carico al welfare sanitario mentre la destinazione dovrebbe essere più sociale è quindi necessaria una razionalizzazione dei fondi da destinare a questo obiettivo”.
 
L’approccio del Ministro, secondo Anna Margherita Miotto del Pd, “è stato sicuramente rigoroso sul piano dell’approccio però il ruolo della politica resta fondamentale specie nello sblocco delle risorse. Servono più soldi a partire da quei 300 milioni stanziati per il 2013 dal Governo Monti e non ancora attribuiti. Il ministro si è impegnato a sbloccarli ma restano una goccia nel mare. Per la lotta alla povertà e la non autosufficienza servono molti più fondi”. “Ma – è l’amara conclusione di Miotto – da quello che ci ha detto il ministro i tempi sono duri”.
 
“Intervento ampiamente condivisibile – secondo Eugenia Roccella, deputata del Pdl – da punto di vista delle prestazioni sociali. La preoccupazione che ha il governo è forte e questo in un certo modo ci rassicura. Il governo si è detto assolutamente preoccupato dalla questioni che riguardano l’impoverimento e l’esclusione sociale di fasce della popolazione che sono in aumento”. La posta in gioco secondo Roccella è “cercare di non andare su provvedimenti di impatto facile ma di efficacia non certa e soprattutto non verificabile. In questo senso la sperimentazione sulla social card mi sembra un’ottima idea in quanto il suo impatto è immediatamente verificabile”.

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