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Venerdì 05 LUGLIO 2013
Stamina. "Dietro Vannoni ci sono le multinazionali". Ma lui smentisce finalità di lucro 

L’accusa arriva dal professor De Luca che ha attaccato il fondatore di Stamina Foundation di avere dietro le spalle una società che ha due obiettivi: fare business con le cellule mesenchimali e fare in modo che queste siano trattate come trapianti per non affrontare i controlli. La replica “nessuna finalità di lucro”.

"Vannoni sostiene che dietro noi scienziati ci sono le multinazionali. Vero il contrario”. Ad affermarlo è Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa ‘Stefano Ferrari’ dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nel suo intervento al Consiglio generale dell'Associazione Luca Coscioni. “Loro – ha proseguito De Luca riferendosi alla Fondazione Stamina – sono appoggiati da Medestea”, una società ha spiegato lo scienziato che “nel suo sito ha due obiettivi: fare business con le cellule mesenchimali per venderle” e fare in modo che “ queste vengano trattate come trapianti in modo da non dover affrontare i controlli”. Tutta questa campagna mediatica, conclude De Luca, è stata fatta da Vannoni “che non è un biologo, non è un medico, ma uno esperto in comunicazione persuasiva. Non si può proseguire con la sperimentazione clinica altrimenti l’Italia e la nostra scienza si umilia dinanzi alla comunicata internazionale”.
 
Pronta la replica di Davide Vannoni che afferma “Con Medestea ho firmato nel 2012 un contratto dove non c’è alcuna finalità di lucro. Nessun paziente pagherà mai niente per comprare cellule. Sono Fondazioni onlus a trovare fondi per costruire un laboratorio e a gestire le cose”. Vannoni ha poi aggiunto che la multinazionale “Medestea ha altri progetti economici, come la sperimentazione in fase 3 anti Aids in Africa, con l'ottica di riuscire a portare questa metodica in più posti del mondo”. Peraltro, ha osservato Vannoni, “Medestea doveva finanziare parte della nostra attività con due milioni di euro, ma è in crisi di liquidità, per cui ce ne ha dati solo 450 mila. Speriamo che ci siano altri versamenti”. I tre milioni, vincolati nel Fondo sanitario nazionale, che saranno stanziati per la sperimentazione, ha rassicurato Vannoni, “andranno tutti al laboratorio dove verrà fatta la sperimentazione”.
 
Sia come sia il caso Vannoni è destinato a diventare il “Caso Di Bella del terzo millennio”. Ne è convinto Paolo Bianco, dell’Università la Sapienza di Roma, il quale intervenendo al Consiglio generale dell'Associazione Luca Coscioni ha ribadito “il caso Di Bella impallidisce dinanzi al caso Stamina”, che non “è un problema di scienza e medicina, ma un problema di ordine pubblico, nel quale la politica ha avuto le sue responsabilità ed è venuto il momento che la politica si assuma le sue responsabilità”.
 
Chiaro l’invito alla ministra Lorenzin, che deve offrire "le garanzie non a Vannoni ma ad una popolazione che da mesi è sottoposta ad un clamoroso inganno mediatico. La risposta immediata da parte delle istituzioni – ha concluso Bianco – è necessaria”.
 
Il richiamo alla politica vien anche da Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo, che ricorda come sul caso Stamina “il Parlamento italiano era in un vicolo cieco e ha scelto l’unica via possibile: con il varo della sperimentazione ha chiesto a Vannoni di scoprire le carte. E ha puntato 3 milioni per vedere le carte”. Remuzzi quindi spezza una lancia in favore della scelta del Parlamento: “La sperimentazione era il minore dei mali. Era l’unica via. Altrimenti avremmo avuto all’infinito un giudice e poi un altro ad autorizzare la terapia. Ora si farà chiarezza e tutto questo finirà, in un modo o nell'altro”.
 
Da sempre contraria alla sperimentazione anche l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca che ha denunciato “da subito, insieme agli scienziati che si sono personalmente esposti, l'imbroglio che la Fondazione Stamina stava organizzando ai danni dei pazienti e dello Stato. Il cosiddetto metodo Stamina non esiste, come gli esperti di staminali, a cominciare dal Nobel Yamanaka, vanno dicendo da mesi. Ma il ministro Balduzzi e alcuni suoi consulenti non ne hanno voluto sapere di evitare all'Italia l'ennesima figuraccia internazionale, lasciando nelle mani dell'attuale ministro di gestire una vicenda che ha trovato sbocco nell'incredibile decisione del Parlamento di stanziare 3 milioni di euro per sperimentare un metodo che non si può studiare scientificamente”.

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