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Mercoledì 10 LUGLIO 2013
Cancro ai polmoni e inquinamento dell'aria. Le città italiane tra quelle più a rischio in Europa

In città come Torino e Roma rilevati 46 e 36 microgrammi al metro cubo di inquinanti PM 10. Valori molto più elevati della media europea. Più alta è la concentrazione di inquinanti nell’aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone, ma l’inquinamento fa male anche in quantità inferiori agli attuali limiti europei. Lo studio su Lancet Oncology.

Inquinamento e tumore ai polmoni. Il collegamento mentale è facile da fare e probabilmente lo abbiamo fatto tutti. Ma oggi è suffragato dal più grande studio – sia per campione che per estensione geografica – mai pubblicato. E soprattutto che lo è anche per concentrazioni minori di quelle presenti in Europa. Si tratta di un lavoro condotto da 36 centri europei, al quale hanno partecipato oltre 50 ricercatori, che ha interessato oltre 300.000 persone residenti in 9 paesi europei e che è apparso sulle pagine di Lancet Oncology. La ricerca europea, alla quale ha dato  il suo contributo anche un gruppo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, guidato da Vittorio Krogh, responsabile della Struttura complessa di epidemiologia e prevenzione, ha infatti dimostrato che più alta è la concentrazione di inquinanti nell’aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone. È inoltre emerso che i centri italiani monitorati hanno la più alta presenza di inquinanti, con concentrazioni medie molto più alte che in altre nazioni.
 
Parte del progetto europeo ESCAPE (European Study of Cohortes for Air Pollution Effects), lo studio è stato condotto in Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia. Il campione è stato di 17 coorti per un totale di 312.944 persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni, uomini e donne. Le persone sono state reclutate negli anni ‘90 e sono state osservate per un periodo di circa 13 anni successivi al reclutamento, registrando per ciascuno gli spostamenti dal luogo di residenza iniziale. Del campione monitorato hanno sviluppato un cancro al polmone 2.095 individui. I casi di tumore sono stati poi analizzati in relazione all’esposizione  all’inquinamento atmosferico nelle rispettive zone di residenza. È stato misurato in particolare l’inquinamento dovuto alle polveri sottili tossiche presenti nell’aria (particolato PM 10 e PM 2.5) dovute in gran parte alle emissioni di motori a scoppio, impianti di riscaldamento, attività industriali, ecc. 

Nello specifico, lo studio ha permesso di concludere che per ogni incremento di 10 microgrammi di PM 10 per metro cubo presenti nell’aria aumenta il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. Tale percentuale sale al 51% per una particolare tipologia di tumore, l’adenocarcinoma. Questo è l’unico tumore che si sviluppa in un significativo numero di non fumatori lasciando quindi più spazio a cause non legate al fumo da sigaretta di espletare il loro effetto cancerogeno. 
Inoltre si è visto che se nell’arco del periodo di osservazione un individuo non si è mai spostato dal luogo di residenza iniziale, dove si è registrato l’elevato tasso di inquinamento, il rischio di tumore al polmone raddoppia e triplica quello di adenocarcinoma. 
“A questo punto potremmo dover aggiungere l’inquinamento dell’aria come elemento cancerogeno, anche alle correnti concentrazioni europee”, ha commentato Takashi Yorifuji della Okayama University. Le attuali normative della Comunità europea in vigore dal 2010 stabiliscono infatti che il particolato presente nell’aria deve mantenersi al di sotto dei 40 microgrammi per metro cubo per i PM 10 e al di sotto dei 20 microgrammi per i PM 2.5. Questo studio, tuttavia, dimostra che anche rimanendo al di sotto di questi limiti, non si esclude del tutto il rischio di tumore al polmone, essendo l’effetto presente anche al di sotto di tali valori.
 
A preoccupare di più in Italia è che alla misurazione delle polveri sottili l’Italia è risultato essere tra i paesi europei più inquinati, infatti, in città come Torino e Roma sono stati rilevati in media rispettivamente 46 e 36 microgrammi al metro cubo di inquinanti PM 10 in confronto a una media europea decisamente più bassa, di circa 18 microgrammi al metro cubo, se non si considerano le città italiane.

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