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Lunedì 22 LUGLIO 2013
Lazio. Cimo: “I medici di famiglia al pronto soccorso? Solo un flop”

“I conti degli AmbMed non tornano. Nessun risparmio e vantaggio per i cittadini”, così il segretario regionale Giuseppe Lavra replica alla Fimmg secondo cui con l’operazione AmbMed, stipulata con l’ex Governatrice del Lazio Renata Polverini e costata 2,5 milioni di euro, si sono risparmiati  2,8 milioni.

“I medici di famiglia nei Pronto Soccorso? Solo un’operazione flop che non ha portato risparmi per il Servizio Sanitario regionale né vantaggi organizzativi, sono rimasti il sovraffollamento con i pazienti “parcheggiati” sulle barelle nei corridoi e i disagi per i malati, e in più sono stati spesi dei soldi inutilmente”. Così Giuseppe Lavra, segretario regionale Cimo-Asmd del Lazio, smentisce e risponde alle dichiarazioni del segretario regionale Fimmg Lazio Pier Luigi Bartoletti, secondo cui con l’operazione AmbMed, stipulata con l’ex Governatrice del Lazio Renata Polverini e costata 2,5 milioni di euro, si sono risparmiati  2,8 milioni.
 
“Spiace dover smentire questo clamoroso annuncio di Bartoletti proprio nel giorno dellosciopero nazionale in cui tutti i medici dipendenti protestano unitamente – sottolinea Lavra – ma il sottoscritto ha calcolato che la gestione in proprio di 38mila accessi in un Pronto Soccorso ospedaliero costa, per spese di personale medico, circa 600mila euro l’anno e, ricorrendo al lavoro precario con medici a partita iva, come sta tristemente accadendo da tempo, se ne spendono addirittura la metà. Altro che risparmio, sono stati spesi ben 2 milioni di troppo che potevano essere impiegati in altro modo”.
 
Per il segretario regionale della Cimo “mescolare e confondere ruoli e funzioni di medici di medicina generale e medici ospedalieri non fa bene al Servizi sanitario regionale e non risolve problemi. E’ bene che ciascuno svolga le proprie competenze con chiarezza e trasparenza. I Pronto Soccorso degli ospedali – conclude Lavra - hanno bisogno di altro per superare le loro criticità: una profonda rivisitazione dell’impostazione organizzativa interna e una piena integrazione con il resto dell’ospedale da cui sono spessi disarticolati come se fossero delle strutture e a sé. Altro che medici di famiglia”.

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