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Sabato 30 OTTOBRE 2010
Punti nascita: pronto il Piano Fazio. Chiuderanno quelli con 500 parti all’anno. Ma non tutti

Rimarranno operativi quelli delle aree geografiche più isolate e con rilevanti difficoltà di attivazione del Servizio di trasporto di emergenza delle gestanti a rischio. Questo uno dei punti del Piano Fazio per il riordino dei punti nascita, anticipato e pubblicato ieri sul sito web del Sole 24 Ore. Atteso il parere della Stato-Regioni nella prossima settimana. Per frenare il ricorso al cesareo prevista l’implementazione dell’epidurale e la disincentivazione economica attraverso la rimodulazione dei tariffari.

Una strategia a 10 livelli quella pensata dal ministro Fazio per la “promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”. Dalla chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno alla diffusione dell’epidurale, dal potenziamento della rete ospedale-territorio alla creazione di sistemi per la verifica dei livelli formativi teorico-pratici delle scuole di specializzazione in ginecologia ed ostetricia.

È guerra dichiarata, dunque, ai casi di malasanità come quelli che si sono susseguiti nei mesi estivi. Da oggi, promette Fazio, tutti i punti nascita dovranno rispondere agli standard di qualità (tecnologici, strutturali e organizzativi) individuati dal ministero e specificamente declinati per ogni livello di assistenza del lungo e complesso percorso nascita. Compresa, quindi, la fase pre-natale e quella post partum.

Ecco, in sintesi, le principali mosse previste dal Piano Fazio, che ora passerà all’esame della Conferenza Stato-Regioni. In allegato, a fondo pagina, il testo integrale del documento.
 
Chiusura del punti nascita con meno di 500 parti all’anno
Razionalizzazione/rimodulazione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a 1.000 anno, prevedendo l’abbinamento per pari complessità di attività delle UO ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche, riconducendo a due i precedenti tre livelli assistenziali.
Attivazione, completamento e messa a regime del sistema di trasporto assistito materno (Stam) e neonatale di urgenza (Sten).
Il Piano prevede due livelli di punti nascita (livello con meno di 500 parti anno e iI livello con oltre 1.000 parti anno) a cui si aggiungono le Unità operative neonatologiche di II livello. Per ciascuno di essi sono stabiliti specifici standard organizzativi, tecnologici e strutturali.
Per quanto riguarda i punti nascita con meno di 500 parti all’anno, al centro di un acceso dibattito nei mesi scorsi, il piano prevede di “adottare stringenti criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale, fissando il numero di almeno 1.000 nascite/anno quale parametro standard a cui tendere per il mantenimento/attivazione dei punti nascita”. Ma alcune eccezioni sono previste per i punti nascita che effettuano 500 parti all’anno. Essi potranno rimanere operativi “sulla base di motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche interessate con rilevanti difficoltà di attivazione dello Stam”.
I punti nascita con meno di 500 parti all’anno, privi di una copertura di guardia medico-ostetrica, anestesiologica e medico-pediatrica attiva h24, rappresentano ancora una quota intorno al 30% del totale e sono presenti, in particolar modo, nell'Italia centrale e meridionale.


Linee guida sulla gravidanza fisiologica e il parto cesareo
Le linee guida dovranno essere aggiornate e adottate da tutte le strutture, prevedendo anche la stesura di una sintesi da diffondere tra le donne.


Diffusione del parto senza dolore
“A tutt’oggi – rileva il Piano - le procedure di partoanalgesia sono diffuse con modalità non omogenee ed insufficienti nelle varie parti del Paese anche per la carenza di personale anestesiologico”.
Il controllo del dolore nelle gestanti diventa invece un punto focale anche per la riduzione dei tagli cesarei. Le donne che scelgono di essere sottoposte a partoanalgesia dovranno effettuare, nel corso della gravidanza, preferibilmente nell’ultimo mese, una visita anestesiologica nel corso della quale andrà compilata la relativa cartella clinica e, dopo accurata informazione alla paziente andrà registrato il consenso informato.
Nel caso la gestante non abbia effettuato la visita nel corso della gravidanza, può chiedere, in casi particolari, il ricorso alla pratica al momento del travaglio. Sulla effettuabilità della partoanalgesia si dovrà esprimere favorevolmente il ginecologo ostetrico e l’anestesista-rianimatore.


Strategie di incentivazione/disincentivazione economica incentrate su rimodulazione tariffaria
L’attuale sistema di remunerazione delle prestazioni basato sulla corresponsione di un importo tariffario prestabilito per le singole tipologie di prestazioni, eventualmente rimodellato dalle Regioni verso il basso, “non consente di esplicitare una relazione diretta tra qualità della prestazione resa e importo tariffario corrisposto, ma solo una relazione indiretta in quanto l’importo tariffario è riconosciuto a strutture accreditate sulla base del possesso di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi, sulla base della presunzione che tale accertato possesso dei requisiti, garantisca un livello qualitativo accettabile”. Pertanto, secondo il Piano, è necessario “inserire nella determinazione dell’importo remunerativo da corrispondere a fronte delle prestazione resa, un riferimento esplicito alla qualità della prestazione stessa, espressa come esiti o come verificata adesione a determinate procedure ritenute predittive di un buon esito. Questo approccio può essere applicato al contesto dei parti cesarei, dove la tariffa fissa e prestabilita per la prestazione è sostituita da una funzione tariffaria che individuando quei valori soglia, opportunamente aggiustati per complessità della patologia trattata (case mix), indicativi di appropriatezza e qualità nell’esecuzione di tali procedure, preveda che le remunerazioni della prestazione – parto cesareo - non siano fisse ma varino intorno ad un importo medio (determinato a priori in base ai criteri oggi già previsti per le fissazione delle tariffe), in maniera che l’importo effettivo da corrispondere sia fissato a posteriori in base alla qualità dimostrata”.


Formazione degli operatori
Sui percorsi da implementare sarà fatta formazione degli operatori, anche attraverso la conduzione di meeting educazionali e di audit periodici di verifica tra pari delle criticità incontrate nella messa in pratica dei percorsi stessi.
Andrà quindi assicurata una valutazione del processo di implementazione, sulla base di specifici indicatori predefiniti, e degli esiti in termini di riduzione della proporzione di tagli cesarei nei punti nascita considerati.
Per ottimizzare la resa della parto analgesia, sottolinea il Piano, sarà fondamentale una formazione specifica che interessi tutte le figure professionali coinvolte (anestesisti, ginecologi, ostetriche, pediatri/neonatologi).
Ma la formazione dovrà essere rivista anche nelle Università, con la verifica ed adeguamento dei livelli formativi teorico-pratici delle scuole di specializzazione in ginecologia ed ostetricia, nonché in pediatria/neonatologia e del corso di laurea in ostetricia.



Carta dei servizi per il percorso nascita
Ogni punto, indipendentemente dal livello, dovrà attivare una Carta dei servizi specifica per il percorso nascita in cui siano date informazioni sui servizi, sulle modalità di assistenza dell’intero percorso e sulla rete sanitaria ospedaliero-territoriale e sociale per il sostegno alla maternità dopo le dimissioni ospedaliere.


Assistenza territoriale e corsi di preparazione al parto e alla maternità
Il Piano richiede il potenzialmento della continuità assistenziale dedicata all’area materno-infantile in grado di garantire percorsi differenziati favorendo la gestione delle gravidanze fisiologiche presso i consultori.
Si dovranno inoltre attivare corsi di accompagnamento alla nascita che avranno luogo sul territorio ma in stretta collaborazione con i punti nascita. Essi dovranno puntare sulla gestione della gravidanza e del parto, ma anche sull’allattamento e su tutte le informazioni necessari per garantire il benessere del bambino e della madre dopo le dimissioni ospedaliere.
 
 

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