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Lunedì 14 OTTOBRE 2013
Malattie reumatiche. In Italia 200mila persone “disoccupate” per il dolore

Per colpa del dolore causato dal danno articolare si perdono ogni anno 23 milioni di giornate di lavoro. In tutto 4 pazienti su 10 sono costretti a rinunciare alla propria attività lavorativa o a cambiarla. Un costo sociale di 4 miliardi di euro l’anno, di cui 2,8 miliardi solo per perdita di produttività.

Dati impressionanti, quelli resi noti ieri nel corso della Giornata Mondiale contro le Malattie Reumatiche, da Fit for Work Italia, (la delegazione Italiana di Fit for Work Europa), nata dalla coalizione  tra la SIR (Società Italiana di Reumatologia), CEIS-sanità, Facoltà di Economia Università “ Tor Vergata” di Roma e ANMAR (Associazione Italiana Malati Reumatici) per il recupero e l’inserimento del malato reumatico nel mondo del lavoro.
 
Soprattutto perché svelano un “retroscena” sociale della malattia reumatica di cui si parla pochissimo. Per il dolore articolare si calcola che si perdano in Italia circa 23 milioni di giornate di lavoro l’anno. Un problema che riguarderebbe 4 pazienti su 10 e che costa allo Stato ben 4 miliardi l’anno, di cui 2,8 solo per la perdita di produttività.
 
Anche per questo è importante costituire una rete nazionale  assistenziale che preveda la organizzazione di  appositi servizi o “ Work Unit” in grado di effettuare una diagnosi precoce e favorire l’accesso alle terapie innovative. "Una rete - ci spiega la presidente di  ANMAR  Gabriella Voltan - che servirà sia al recupero delle capacità lavorative del malato che a favorire un più rapido e fluido passaggio di informazioni dal medico di medicina generale allo specialista. In tal modo si accelererà anche la comunicazione con il datore di lavoro per aiutare e utilizzare al meglio il lavoratore affetto da malattie reumatiche gravi”.
 
“La maggioranza di coloro che sono affetti dalle patologie reumatiche invalidanti, quali artrite reumatoide, artrite psoriasica e la spondilite anchilosante - dice il Prof. Giovanni Minisola, Primario della Divisione di Reumatologia dell’Ospedale San Camillo di Roma - ha un’età compresa tra i 35 e 55 anni, cioè nel pieno della vita lavorativa attiva. Il dolore, sintomo principale di queste malattie, peggiora la loro qualità di vita e compromette la capacità produttiva. E’ doveroso ricordare - continua Minisola - che le malattie reumatiche sono la causa della metà delle assenze superiori ai tre giorni, del 60% dei casi di inabilità e costituiscono più del 25% delle pensioni di invalidità erogate dallo Stato. Di fatto, sono nel nostro Paese la prima causa di invalidità per malattie cronico-degenerative. Il pensionamento anticipato e  l’esclusione sociale costano quanto il taglio dell’IMU e ostacolano la ripresa economica del paese”.
 
 
Pesano i costi indiretti sulle famiglie del malato reumatico, costrette a ridurre le giornate di lavoro per assistere il familiare: lo Stato  negli ultimi 10 anni ha erogato oltre 165mila assegni di invalidità al ritmo di 4mila nuove richieste l’anno  e soltanto nel 2012 l’IMPS ha speso oltre 104 milioni di euro per questi pazienti.
Curare i pazienti in modo tempestivo e appropriato consentirebbe non solo di migliorare la loro qualità di vita  ma anche di aumentarne la produttività e l’occupazione riducendo il numero di giornate lavorative perse e l’invalidità.
 
“Una recente indagine internazionale - dice Minisola - ha confermato come l’impiego dei farmaci biologici nel trattamento delle malattie reumatiche invalidanti, comporta una drastica riduzione dei giorni di assenza dal lavoro. Per altro le più accreditate Linee Guida nazionali hanno dimostrato che le terapie innovative, se  accessibili ai circa 150mila  malati reumatici Italiani, potrebbero far risparmiare  un miliardo di euro di costi indiretti legati alla perdita di attività lavorativa”.
“Risorse recuperate - sostiene il reumatologo - che potrebbero essere utilizzate in altri comparti della sanità”.
 
Riorganizzare i servizi di reumatologia   per il recupero delle capacità lavorative del paziente è la proposta ambiziosa  che  Fit for Work Italia rivolge alle Istituzioni, alle Associazioni e alle Società Scientifiche. Un progetto che si vuole rientri nella proposta di un piano sanitario per le Malattie Reumatiche che l’Italia presenterà come modello assistenziale durante il periodo di Presidenza Italiana dell’UE nel secondo semestre del 2014.
 
Emanuela Medi

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