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Giovedì 17 OTTOBRE 2013
Quando medicina e  cura diventano "transdisciplinari". L'esperienza dell'Inmp. Intervista a Mirisola

Nato nel 2007 e situato nei locali dell'ex Ospedale San Gallicano nel cuore di Roma, l'Istituto è all'avanguardia per le inziative e le poltiche di assistenza alle persone migranti e in stato di necessità. A dirigerlo è la dottoressa Concetta Mirisola che in questa intervista ci racconta il presente e il futuro dell'istituzione. 

Che la povertà accomuni una parte consistente della popolazione italiana e migrante è un fatto noto. Purtroppo, lo è anche la percezione che la porta d’ingresso per entrare in quella maggioranza di persone povere e impoverite sia sempre più vicina. Tra i compiti dell’Inmp, ovvero dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà, vi è quello di raggiunge le comunità più fragili. E a partire dal prossimo 17 ottobre, Giornata mondiale contro la povertà, l’Istituto persegue la sua mission anche grazie all’impiego di un ambulatorio mobile - donato dalla Fondazione Bnl - attrezzato per consulenze e visite gratuite. Il camper si sposterà nei quartieri di Roma per andare incontro alle persone e al loro bisogno di salute direttamente sul territorio, attraverso un’offerta attiva di percorsi di promozione alla salute e di prestazioni cliniche plurispecialistiche dedicate alle persone in difficoltà.

Per farci raccontare questa iniziativa e, più in generale, le attività portate avanti dall'Istituto, abbiamo intervistato il suo direttore generale, Concetta Mirisola.

Dott.ssa Mirisola, quali sono le attuali sfide intraprese dall'Inmp?
Una delle attuali sfide della sanità pubblica riguarda la necessità di raggiungere, attraverso specifici percorsi di inclusione, quella parte di popolazione che per vari motivi si trova a vivere ai margini del sistema sociale e, quindi, anche di quello sanitario. In questo scenario, l’Inmp costituisce un importante tassello per raccogliere questa sfida, attraverso la messa a punto, la validazione e la condivisione di metodologie e modelli innovativi di intervento, mirati a promuovere - da parte del servizio sanitario pubblico - la salute e il benessere di gruppi di popolazione svantaggiata, inclusa la popolazione migrante.
La transdisciplinarietà del setting di professionisti che operano all’Inmp è il punto fondante dall’azione quotidiana dell’Istituto. Medici, psicologi, antropologi, mediatori culturali e infermieri cooperano in un dispositivo transculturale, in cui ciascun professionista si mette in gioco, rinunciando a una parte della propria individualità, per il recupero dell’unicum della persona portatrice d’istanze di salute soggettive da decodificare. Nel rispetto dei principi di appropriatezza delle cure, sono prescritti - ove possibile - esami a basso costo e, in ogni caso, rispettosi delle prerogative culturali della singola persona. Approccio reso possibile nell'attività quotidiana ambulatoriale, così come nei progetti specifici, anche grazie a una lunga esperienza sul campo e a uno staff di 30 mediatori di diverse nazionalità i quali - oltre a fornire un supporto linguistico - svolgono un’importante funzione di 'interpretariato sociale'.

E quali progetti avete messo in campo?
I modelli di intervento dell'Inmp mirano ad assicurare a tutti – comprese le persone più fragili o in difficoltà - le stesse chanches di salute. La progettualità dell’Istituto ha declinato attività legate ai temi della salute delle popolazioni migranti e del contrasto alle malattie della povertà – intesa come vecchie e nuove forme di deprivazione socio-economica - sia della popolazione italiana che di quella straniera. L'obiettivo è quello di combattere le disuguaglianze nell’accesso al Servizio sanitario nazionale e, più in generale, nella tutela della salute. In questo senso, l'Istituto garantisce servizi clinici di assistenza e cura – l’ambulatorio polispecialistico è aperto sette giorni su sette – e servizi socio-sanitari per persone senza dimora, richiedenti protezione internazionale, minori, donne. 
L’attività dell’Inmp si completa con i percorsi di ricerca scientifica, di formazione e di sensibilizzazione e promozione della salute. In particolare, la ricerca si sviluppa lungo tre direttrici: ricerca clinica, ricerca su modelli assistenziali e ricerca operazionale nei Paesi in via di sviluppo. La formazione è rivolta a tutte le figure socio-sanitarie e si concentra sull’identificazione di modelli di intervento innovativi, in particolare per l’assistenza di base, l’area materno-infantile, la medicina delle migrazioni, la cooperazione internazionale e la salute globale, anche attraverso l’uso di piattaforme tecnologiche (come i percorsi di e-Learning e Teleconsulto) e con rilascio di crediti Ecmdal 2011 l’INMP è provider accreditato dell’Agenas). Accanto all’attività ambulatoriale, l’INMP è poi impegnato nella realizzazione di progetti finanziati da Enti terzi o fondi e programmi comunitari (CCM, PRP, MAE-DGCS, FEI ecc.), mirati a obiettivi specifici come l’accoglienza e la prima assistenza sanitaria ai migranti, la medicina sociale, la salute in carcere, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili o il contrasto alle mutilazioni genitali femminili. 
In particolare, rispetto alla cooperazione internazionale in ambito sanitario, l'Inmp sta portando avanti un progetto triennale di 'sostegno ai programmi gibutini per la salute della donna', finanziato dalla D.G. per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, e relativo alla salute riproduttiva, materno infantile e al contrasto alle mutilazioni genitali femminili (MGF) a Gibuti. Il progetto ha come obiettivo specifico il rafforzamento di competenze e capacità istituzionali e professionali del personale sanitario a Gibuti, nonché l'accrescimento della consapevolezza della comunità sulla salute della donna.

L'Istituto opera anche in contesti di emergenza, come ad esempio nel caso di Lampedusa?
Sì certamente. Ancora oggi purtroppo il migrante è considerato spesso un 'untore”', qualcuno che porta le malattie infettive nel nostro Paese. Le cose però sono un po' diverse: in generale, il migrante che arriva sul nostro territorio è in buone condizioni di salute; si tratta del cosiddetto effetto migrante sano, una sorta di selezione naturale all’origine per cui decide di emigrare chi è in buone condizioni di salute, poiché solo queste persone sono in grado di affrontare un viaggio spesso lungo e difficoltoso. I migranti, spesso giovani, sono portatori di un patrimonio di salute che tende a mantenersi nel tempo nonostante l’esposizione ai numerosi fattori di rischio presenti nel Paese ospite (condizioni di disagio sociale, difficoltà nei processi di integrazione, scarsa accessibilità ai servizi). Tuttavia, spesso si trovano a vivere in condizioni precarie da differenti punti di vista, con conseguente abbassamento delle difese immunitarie e aumento della suscettibilità alle infezioni. L’“untore” quindi non è tanto lo straniero, quanto il sistema che produce disuguaglianza e marginalità, non consentendo ai migranti adeguate condizioni di vita e pari accessibilità alle cure. Fenomeno che si riscontra sempre di più anche nella popolazione italiana. 
Che la povertà accomuni una parte consistente della popolazione italiana e migrante è un fatto noto. Purtroppo, lo è anche la percezione che la porta d’ingresso per entrare in quella maggioranza di persone povere e impoverite sia sempre più vicina. In un momento particolarmente critico dal punto di vista socio-economico, come quello che stiamo vivendo ormai da alcuni anni, la stabilizzazione dell'Istituto è un segnale 'istituzionale' positivo e importante. Le risposte ai bisogni di salute di tutti i cittadini, soprattutto in un contesto di aumento del disagio sociale e del rischio povertà, devono essere tenute al centro della programmazione e dell’erogazione dei servizi. Il riconoscimento ufficiale del lavoro svolto finora dall'Inmp, e del ruolo attuale e futuro all'interno del sistema sanitario pubblico, crea quindi le condizioni ottimali per la realizzazione di interventi concreti, ovvero di risposte “operative”, come quelle fornite dai progetti di medicina sociale, finanziati dal Ministero della salute. Dal 2011, infatti, l’Inmp assicura assistenza clinica alle fasce più deboli della popolazione, anche attraverso la fornitura di dispositivi medici gratuiti in ambito odontoiatrico, oculistico, di ginecologia, infettivologia e salute materno-infantile. 

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