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Martedì 29 OTTOBRE 2013
Sanità e criminalità. Il cambiamento sotto minaccia. Intervista a Gerardo Mancuso

Il direttore dell’Asp di Catanzaro parla dopo l’ultima minaccia ricevuta il 6 ottobre scorso. "La sanità è attenzionata dalle organizzazioni d'affari. Il contesto sociale difficile e segnato da lobby e da organizzazioni criminali, rappresenta un elemento di condizionamento dei processi con cui bisogna fare i conti ogni volta che si procede verso il cambiamento".

Gerardo Mancuso non è un direttore generale come gli altri, alle difficoltà di bilancio ha dovuto aggiungere la tensione per aver subito minacce e attentati. Prima una busta con proiettili recapitatagli a casa, poi le minacce sono diventate attentati e la sua macchina è stata incendiata. Mancuso resiste e continua il suo lavoro per cambiare e innovare la sanità calabrese come nel caso della cartella clinica digitale e del monitoraggio informatizzato dei trattamenti dialitici.
 
Perché come spiega il Dg dell’Asp di Catanzaro: “Progetti come questo sono molto significativi per molteplici motivi. Rappresentano un approccio moderno ed adeguato ai tempi che viviamo, consentono di eliminare ogni dato cartaceo e di migliorare la misurazione della qualità dialitica. Nella riorganizzazione, poi, permettono di ridurre le barriere anche chilometriche, oltre a favorire un percorso trasparente. Il trattamento dialitico si avvale di una tecnologia che migliora progressivamente nel tempo e tutto va a vantaggio non solo degli operatori ma soprattutto dei pazienti. Questi progetti consentono un livello qualitativo migliore e, in una prospettiva futura, tutti i centri dialitici dell'Asp potrebbero essere tra loro collegati. Riorganizzare nel senso di utilizzare canali informatici non può che fare guadagnare tempo da dedicare all’assistenza clinica”.
 
Dottor Mancuso, dal punto di vista dei costi qual è l’analisi del progetto?
“Le nuove modalità operative sono state attivate da pochi giorni, saremo perciò in grado di fare valutazioni più dettagliate tra qualche tempo, quando sarà possibile quantificare attraverso un numero più consistente di dati, l’effettivo rapporto costi/benefici. In ogni caso, pur tenendo conto delle spese per l’acquisto e la gestione dei software necessari, è possibile affermare che si tratta di un impegno economico ampiamente compensato da altri vantaggi, perché il progetto è da considerarsi, soprattutto, un investimento sull’offerta qualitativa”.
 
La sanità in una regione è fondamentale. Qual è lo sforzo della sua Asp per risolvere i problemi della sanità calabrese?
“Abbiamo ereditato un sistema sanitario in grande crisi, scarsi servizi a fronte di una spesa eccessiva e soprattutto di un debito di circa 1.070.000.000 euro con un disavanzo annuale che correva a 230.000.000 euro. Il debito accumulato dalla ASP di Catanzaro ammontava a 220.000.000 di euro e il disavanzo annuale correva ad un ritmo di 69.000.000 di euro. Insomma una situazione economica-finanziaria molto complicata ed una organizzazione sanitaria difficile. Un SSR organizzato attorno ai presidi ospedalieri: se ne contavano 42 per una popolazione di circa 1.700.000 abitanti, con una pressoché assenza di servizi territoriali. Il primo obiettivo che ci siamo dati è stato il controllo della spesa, per controllare il disavanzo annuale ed onorare i debiti accumulati. In questo, tutti i Direttori Generali delle Aziende si sono molto impegnati, raggiungendo il risultato di un disavanzo complessivo di circa 90.000.000 milioni nel 2012; in soli 2 anni la Regione ha ridotto del 70% il disavanzo. Si conta di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. In questo scenario l'Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro ha controllato il disavanzo e con la premialità sta onorando i debiti accumulati. Nel 2012 abbiamo realizzato un disavanzo di 9.000.000 di euro e nel 2014 faremo pareggio di bilancio. Ma un’azione particolarmente determinante l’abbiamo esercitata per riorganizzare i servizi attraverso la razionalizzazione delle risorse e la chiusura di un ospedale, oltre alla chiusura di 125 strutture e di servizi improduttivi. Tuttavia la progressiva riduzione del personale specialistico medico ha condizionato sostanzialmente l'attività di riorganizzazione, non permettendo di implementare i servizi, di ridurre le liste d’attesa e di ampliare l'offerta territoriale. La mancata concessione delle deroghe alle assunzioni da parte del Ministero dell'Economia ha lasciato le attività sanitarie scoperte e non ci ha permesso d’implementare i servizi sanitari. A fronte di un sovradimensionamento del personale aziendale si registra una forte carenza di personale specialistico medico. Mancano medici dedicati alla rete dell’emergenza-urgenza, medici radiologi, chirurghi, internisti, insomma manca un numero sufficiente di professionisti che consentirebbero di soddisfare le offerte assistenziali che si vorrebbe assicurare”.
 
E quanto è difficile portare avanti questo tipo di cambiamento?
“La sanità è attenzionata dalle organizzazioni d'affari: la sola Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro è responsabile di un budget di mezzo miliardo di euro. Il contesto sociale difficile e francamente segnato da lobby e da organizzazioni criminali, rappresenta una variabile con cui confrontarsi, rappresentando un elemento di condizionamento dei processi con cui è necessario valutare ogni volta che si procede verso il cambiamento. Perciò quest'ultimo è difficile in una Regione segnata da un passato di asservimento alle logiche di prevaricazione e di utilitarismo. Abbiamo esercitato con determinazione e sin dal primo momento un’azione di cambiamento molto determinata, e talvolta convincente, allontanando lobby di potere e applicando regole di trasparenza e di legalità ed esercitando azioni di governo limpide e diligenti. Questo ha prodotto risultati concreti, ma ha anche fatto crescere all'interno di alcune istituzioni e di organi esterni ad esse anticorpi, diffidenze e anche compagini di odio pericolose. Sono nate associazioni a tutela del non cambiamento, sono state fatte denunce e nate talune indagini amministrative tese a denigrare e demonizzare le nostre iniziative. Le lobby in Calabria si muovono a tutto campo utilizzando tutti gli organi per tutelare i propri interessi. Quello che si produce in termini di cambiamento nella nostra Regione è frutto di un lavoro talvolta dieci volte superiore a quello di altre Regioni. Lo scoramento è sempre dietro l'angolo, l’intenzione di lasciare per chi svolge un’attività professionale è sempre forte”.
 
Ma innovazione è davvero la parola magica?
“Io credo molto nell’innovazione. L’innovazione dei processi produttivi e l’innovazione dei processi sanitari: credo che innovazione e flessibilità, o meglio, la duttilità possono dare una marcia in più. Quando negli anni Venti l'industria si dotò della catena di montaggio, si determinò un cambiamento epocale dei processi e delle produzioni. L'avvento dei computer ha cambiato sostanzialmente la diagnostica, la terapia e il funzionamento dei processi sanitari. Le nuove frontiere terapeutiche, biologiche e la genomica stanno cambiando la mobilità e la mortalità delle malattie. Questi pochi esempi sostengono fortemente che l'innovazione è alla base dei processi di trasformazione. La prima innovazione che è necessario attivare è quella culturale e di pensiero  degli operatori, ma anche degli utenti. Se non si comprende che l'ospedale è un luogo dove curare solo gli acuti e che il territorio rappresenta il luogo principale dove ottenere servizi e cure per le patologie croniche, non avremo cambiamento vero e concreto. La seconda innovazione è quella di considerare i flussi informativi come elemento insostituibile per processare informazioni ed elaborare analisi utili alla programmazione. La terza è quella di investire annualmente sulla trasformazione tecnologica degli strumenti sanitari. Avere strumenti innovativi ed al passo con i tempi rappresenta una sfida per servizi sanitari migliori. Un’ultima innovazione è quella di investire sulla formazione e sulla qualità del personale, soprattutto medico. Non è possibile ottenere risultati in sanità se il personale specialistico medico non è all'altezza e soprattutto non è formato”.
 
Raffaella Fonda

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