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Mercoledì 30 OTTOBRE 2013
Il riformista che non c’è. Ottima l’idea dello stipendio medico “diviso” in due



Gentile Direttore,
sono stato favorevolmente interessato dalla proposta del prof. Cavicchi, emersa durante la sua intervista, di far costituire lo stipendio del medico, prevalentemente, da due componenti.Una fissa, lo stipendio mensile contrattuale. Una variabile, legata al risultato.
La novità che io noto, e che vorrei mi fosse chiarita, è se questa parte variabile, che egli intende illimitata, debba interessare il singolo sanitario o i medici dell'Unità Operativa di pertinenza. La differenza è sostanziale, perché da una parte si premia il gruppo, anche i meno produttivi, nell'altra si premia il singolo. Quest'ultima ipotesi potrebbe creare competitività non sempre positiva in un sistema.
Complimenti, comunque, per la proposta poiché, non distribuisce a pioggia, come spesso avviene ora, ma soltanto a chi produce.
 
Dr. Franco Lavalle
Chirurgo - Policlinico Bari
 
 
Gentile dottor Lavalle,
retribuire dei compiti e attribuire un valore salariale al risultato è una idea che punta a cinque obiettivi: sottrarre la retribuzione alle logiche che la subordinano solo alle disponibilità economiche , incentivare la convenienza etico-sociale-economica del lavoro in quanto tale, fare del lavoro un mezzo trasformativo del sistema, dare la possibilità alle retribuzioni di crescere dentro un regime dato di spesa corrente, superare tutte le forme ameritocratiche di compensi .
 
Far evolvere l’idea di compito in quella di impegno, (dal compitiere all’autore), significa trasformare una definizione burocratica di lavoro in una definizione concreta fondata sullo scambio autonomia/responsabilità/esito. Questo principio generale dovrà essere applicato quindi reinterprato, di volta in volta, rispetto alla eterogeneità delle tante situazioni lavorative che esistono in sanità.
 
Se sull’attribuzione retributiva comanda il risultato i tanti tipi di risultati possibili decideranno le modalità della transazione tra azienda , operatore, equipe, servizio. E’ il risultato che finanzia l’attribuzione. Va quindi prevista tanto la possibilità di una attribuzione al singolo quanto quella tarata sull’equipe ,o sull’ intero servizio o dipartimento .Il criterio che decide per me è quello della maggiore convenienza per chi lavora, per chi usufruisce dei benefici del lavoro, per chi gestisce.
PS: colgo l’occasione per chiarire a Riccardo Cassi di cui ho apprezzato davvero molto l’ intervento, che i Comuni per me dovrebbero essere titolari esclusivamente delle funzioni di produzione della salute dal momento che la “salute salute” non si può fare a prescindere da una comunità sociale di riferimento. Per tutto il resto cioè per la sanità organizzata valgono le attuali competenze regionali e aziendali.
 
Ivan Cavicchi

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