quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 30 OTTOBRE 2013
Il riformista che non c’è. Anch’io lo sto aspettando. Soprattutto ora con questa legge di stabilità

Il passaggio fondamentale sarà quello di passare dall'azione “sartoriale” (tagli lineari)  alla “riorganizzazione del sistema”, sulla base dello studio e dell'approfondimento di moltissime importanti situazioni e/o variabili. Ma Governo e Regioni saranno all’altezza?

Le situazioni demografiche ed epidemiologiche, nonché le condizioni socio-economiche della popolazione, hanno significativamente cambiato la domanda di salute della gente, con pesanti ripercussioni sul sistema sanitario e socio-sanitario.
 
Anche lo sviluppo scientifico e tecnologico ha prodotto significativi cambiamenti nei percorsi diagnostico-clinico-assistenziali-riabilitativi, con indubbi benefici nella popolazione.  Lo stesso sviluppo però ha indotto un aumento di spesa, troppo spesso non guidato delle regole dell'efficacia, dell'efficienza e dell'appropriatezza.
 
I provvedimenti normativi e di indirizzo del governo centrale e dei governi regionali, con particolare riferimento alla “spending review”, hanno avuto come conseguenza degli spaventosi tagli lineari che hanno riguardato prevalentemente le risorse assistenziali, con importanti risultati nel  contenimento dei costi, ma con una parallela diminuzione di servizi, con conseguenze dirette negli stati di salute della popolazione.
L'attività “sartoriale” è prevalsa sull'azione programmatoria o, meglio ancora, “riformatrice”.
 
E' molto interessante la conclusione di Ivan Cavicchi nel suo ultimo lavoro (Il riformista che non c'è) dove afferma “paghiamo il debito con il cambiamento”, con la massima attenzione alla assicurazione del diritto dei cittadini, attraverso quattro livelli di interventi:
· più salute per ridurre le malattie;
· un altro genere di medicina per rispondere meglio alle necessità del malato;
· ripensare le professioni per avere un genere di operatività più conveniente per tutti;
· ricongegnare il sistema dei servizi perchè quello che abbiamo è superato.
 
In mezzo c'è di tutto: dalla sostenibilità alla “compossibilità”, al rebuilding della medicina (che è prima di pensiero e poi di azioni), al ri-disegno dei modelli organizzativi e dei sistemi di cura e assistenza (in maniera multi-professionale e multi-disciplinare), anche in una logica di sviluppo di un “reticolo professionale”, sicuramente ad alto valore motivazionale e a forte abbattimento del disagio, fino ad arrivare alla necessità di una nuova governabilità del sistema, con la salvaguardia dei diritti dei cittadini.
 
Parallelamente la discussione sulla legge di stabilità, preso atto che, contrariamente alle prime ipotesi, il taglio sulla sanità ci sarà, e sarà anche di peso (1,150 mld negli anni 2015 e 2016), tento conto dei tempi applicativi previsti dal legislatore (più lunghi rispetto alle situazioni precedenti), potrebbe portare ad una vera azione riformatrice, definita e condivisa con gli stake-holder interessati, nel rispetto sia delle condizioni di diritto e di garanzia nei confronti dei cittadini, sia del contenimento dei costi.
 
Il passaggio fondamentale sarà quello di passare dall'azione “sartoriale” (tagli lineari)  alla “riorganizzazione del sistema”, sulla base dello studio e dell'approfondimento di moltissime importanti situazioni e/o variabili. Dagli aspetti demografici ed epidemiologici, agli standard strutturali e di personale per poter rispondere adeguatamente alla domanda di salute, “vecchia” e “nuova”. Dalla necessaria ridistribuzione territoriale delle strutture anche in relazione all’implementazione e allo sviluppo delle cure primarie. Dalla “nuova” formazione degli operatori alle “nuove” competenze e responsabilità degli operatori.
 
Il tutto sotto le variabili degli assetti che ogni Regione si darà, ma anche dello sviluppo tecnologico e scientifico che comporta nuove modalità di cura e assistenza, e così via.
 
Sulla base di queste considerazioni vale la pena domandarsi:
 
· Gli indirizzi governativi “generici” saranno sufficienti?  (tenuto conto che tali indirizzi dei livelli governativi centrali fino ad oggi hanno funzionato poco o comunque in maniera inferiore alle aspettative;
· Il titolo 5° ….. ???   Le Regioni avranno la forza per “un nuovo posizionamento”????
· Quanto peseranno i timori di “perdita di consenso”?
· Limitatamente a questa particolare fase, potrebbe risultare opportuno un diverso livello programmatorio e decisionale del governo centrale?  (con l'auspicio di un risultato migliore).
 
Attendiamo fiduciosi  “il riformista” …. ma ci aspettiamo anche una maggiore attenzione da parte di singoli agli interessi del sistema piuttosto che agli interessi individuali o di parte.
 
 
Marcello Bozzi
Infermiere – AOU Siena
 
 
 
 
 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA