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03 NOVEMBRE 2013
Sindacato fisioterapisti: "Non ha senso creare figure complementari come quella del massofisioterapista"

La posizione ribadita a seguito dell'ultimo incontro al Ministero della Salute per il tavolo dlele professioni sanitarie. Per lo Spif Air è necessario piuttosto "adeguare la formazione del fisioterapista agli standard europei con un minimo di formazione di 4 anni e percorsi di laurea magistrale specialistica".

"La maggioranza delle posizioni emerse in sede di discussione dalle associazioni dei massofisioterapisti e dei massaggiatori, si centra soltanto sull'aspetto materialistico occupazionale ed economico, arrivando a citare addirittura un già duramente colpito fatturato delle aziende di elettromedicali. Premettendo che gli elettromedicali, in quanto terapie fisiche e alla pari di una qualsivoglia altra terapia riabilitativa, comporta anche potenziali effetti collaterali per la salute dei pazienti si ricorda, come affermato dall'ultima sentenza del Consiglio di Stato, che il massofisioterapista possiede una 'formazione minore' e peraltro ottenuta mediante un canale formativo regionale (e non esclusivamente statale e quindi universitario, come avviene per i fisioterapisti), per altro difforme da regione a regione". Così il Sindacato professionale italiano fisioterapisti e professionisti area riabilitativa (Spif Ar), ha ribadito la propria posizione sul tema a seguito del Tavolo ministeriale riunotosi lo scorso 29 ottobre.

"Risulta pertanto del tutto inopportuna tale posizione e irrispettosa del diritto del paziente e del consumatore a ricevere le migliori terapie possibili secondo le migliori evidenze scientifiche disponibili in letteratura, nonché da insulto per le migliaia di colleghi fisioterapisti che hanno affrontato durissimi test di selezione per accedere alla formazione triennale e hanno acquisito anche una formazione magistrale o di tipo specialistico (Master di Specializzazione) - specifica il sindacato in una nota - Nell'incontro è stato inoltre affermato che i massaggiatori sportivi troverebbero impiego presso le società sportive e che questo sia di notevole rilevanza: appare assurda anche questa motivazione in quanto estranea ad ogni contesto riabilitativo europeo ove, si rammenda, esiste per gli aspetti riabilitativi una formazione specialistica del fisioterapia nello sport, percorso tra l'altro si sta già egregiamente portando avanti in Italia grazie al contributo dello stimato collega Ramponi del GIS-Sport Aifi".

"Pertanto ancora una volta non si comprende la necessità e l'utilità di un'altra, ennesima figura complementare a quella già esistente e titolata del fisioterapista. Crediamo inoltre che, sulla scorta di quanto accade negli altri Paesi europei e non, più all'avanguardia in termini di legislazione delle professioni sanitarie e sicuramente i primi per produzione letteraria scientifica - sottolinea Spif Ar - vada adeguata la formazione e il profilo della figura già esistente del fisioterapista agli standard europei che prevedono un minimo di formazione di 4 anni e percorsi di laurea magistrale specialistica nelle competenze riabilitative e non solo (come attualmente esclusivamente prevede l'offerta formativa italiana) un percorso di tipo gestionale e coordinativo, ricordando sempre che in paesi come Belgio, Olanda e Inghilterra, esiste il sistema di accesso diretto alo studio del fisioterapista ed egli è presente anche presso i reparti di emergenza al Pronto Soccorso; inoltre addirittura in Inghilterra il fisioterapista può eseguire infiltrazioni e prescrivere farmaci".

"Pertanto si è fatta rilevare l'assenza delle associazioni dei consumatori e dei diritti dei pazienti al tavolo di discussione e si è ribadito il dovere che ognuno di noi, prima ancora che come come Organizzazione Sindacale espressione di interesse di parte, in quanto operatori e professionisti sanitari, abbiamo nei confronti del cittadino e del paziente, nel rispetto dei suo diritti e del suo stato di inabilità - prosegue la nota - Questo è e rimane il focus centrale su cui crediamo vada imperniata la discussione se si vuole giungere realmente a un proficuo cambiamento in senso migliorativo dell'attuale situazione di caos che prevede il proliferare delle più svariate tassonomie, a tutto discapito dell'utente finale.

"L'aspetto occupazionale non è certo esente dalle problematiche che colpiscono i fisioterapisti e le professioni dell'area riabilitative rappresentate dallo Spif Ar, tuttavia - conclude il sindacato - crediamo che in un momento storico come quello che sta attraversando questo Paese ad oggi, l'aspetto prioritario sia rivestito necessariamente dalla tutela del diritto alla salute e dal suo doveroso rispetto nei confronti dei cittadini, se s'intende riformare l'attuale sistema. Siamo pertanto chiamati tutti oggi (Istituzioni e associazioni di parte) ad assumere una doverosa responsabilità nei confronti di questa importante tematica, senza sfuggire dalla centralità dell'argomento: il cittadino".

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