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Venerdì 15 NOVEMBRE 2013
Diabete di tipo 2. Il caffè previene la malattia. Tutti i dati riassunti dall'ISIC 

Meglio decaffeinato che con caffeina, e l'effetto è più marcato sulle donne rispetto agli uomini. Ma quel che è certo è che il caffè, se consumato in dosi moderate, fa bene: l'ideale è 3 o 4 tazzine ogni giorno, per avere una riduzione di un quarto del rischio di sviluppare diabete. Il report presentato per il World Diabetes Day.

L'abitudine tutta italiana del cappuccino a colazione, del caffè a mezza mattinata e della tazzina dopo pranzo potrebbe valere molto in termini di salute: bere la bevanda in quantità moderata ma in maniera regolare può infatti diminuire il rischio per un individuo di sviluppare il diabete di tipo 2. Ci ha pensato l'Institute for Scientific Information on Coffee (ISIC) a raccogliere tutti i risultati scientifici in un report, pubblicato ieri a supporto della Giornata Mondiale del Diabete, celebrata in tutto il mondo. Il documento è basato sui contenuti di alcuni studi presentati al Congresso Mondiale di Prevenzione del Diabete che si è tenuto nel 2012 e dei risultati aggiornati sulla base delle ultime ricerche nel campo pubblicate durante l’ultimo anno.
 
Dopo i risultati della meta-analisi pubblicata appena qualche giorno fa dal Mario Negri, riguardo l'efficacia in termini di prevenzione sul tumore al fegato, il report dell'ISIC ha raccolto insieme tutti i dati più recenti che riguardano l’assunzione di caffè: 3-4 tazze al giorno sono associate ad una riduzione approssimativa del 25% di rischio di sviluppare diabete di tipo 2, comparato ad un consumo nullo o minore a 2 tazze al giorno. Le ricerche hanno anche suggerito una riposta inversa riguardo le dosi, per cui ogni tazza di caffè in aggiunta riduce il rischio relativo di sviluppo di diabete di tipo 2 del 7-8 per cento. Tuttavia, è poco probabile che la caffeina sia responsabile degli effetti protettivi del caffè, come suggerisce uno studio che associa un basso rischio di diabete di tipo 2 al caffè sia caffeinato che decaffeinato.
Secondo i dati, inoltre, si evidenzia anche un beneficio maggiore del caffè filtrato rispetto a quello bollito, del decaffeinato rispetto al caffeinato e una più forte relazione inversa in coloro che hanno più di 60 anni. Un altro studio ha mostrato che il consumo regolare di caffè (non decaffeinato) è maggiormente protettivo contro il diabete di tipo 2 nelle donne di qualsiasi etnia che negli uomini.

Il report dell'ISIC ha anche messo in evidenza alcune teorie sui meccanismi che sono alla base delle possibili relazioni tra consumo di caffè e riduzione del rischio di diabete. Queste includono la ‘Energy Expenditure Hypothesis’ che suggerisce che la caffeina nel caffè possa stimolare il metabolismo e aumentare il dispendio energetico e il ‘Carbohydrate Metabolic Hypothesis’, che stabilisce che i componenti del caffè giochino un ruolo chiave nel bilanciamento del glucosio.

Esistono anche delle teorie minori che indicano che i componenti contenuti nel caffè possono migliorare la sensibilità dell’insulina attraverso meccanismi quali la modulazione degli stati infiammatori, mediando lo stress ossidativo cellulare, gli effetti ormonali o attraverso la riduzione del ferro.

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