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Mercoledì 20 NOVEMBRE 2013
Lauree sanitarie in Albania. Interrogazione al Senato chiede chiarimenti. Renzo (Cao-Fnomceo): "A rischio sicurezza delle cure"

Aggiramento della normativa; superamento delle leggi sul riconoscimento delle lauree ottenute in paesi stranieri; palese discriminazione tra studenti. Su questo chiedono chiarimenti i senatori del Pdl in un’interrogazione sul caso della convenzione tra Tor Vergata e l’Università albanese per la laurea in odontoiatria e in altre professioni sanitarie.

La Convenzione stipulata tra l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università “Nostra Signora del Buon Consiglio”, con sede a Tirana, in Albania, per la realizzazione di Corsi di Laurea triennali in Medicina e Odontoiatria e Protesi dentaria e per altre professioni sanitarie è al centro di un’interrogazione che un gruppo di senatori di area centro destra, oggi divisi tra Forza Italia e Nuovo centro destra, primo firmatario Giuseppe Francesco Maria Marinello, Ncd, ha presentato ai ministri dell’Istruzione, Università e Ricerca, della Salute e degli Affari Esteri.
 
Tra l’altro nel documento si chiede se la convenzione “sia stata approvata formalmente dalle nostre competenti autorità italiane”, se non comporti “un surrettizio superamento della normativa italiana che prevede l'accesso ai corsi di laurea delle professioni sanitarie attraverso il meccanismo dei test di ingresso”, se l’accordo “privatistico non costituisca un'ingiustificabile eccezione ad un sistema generale che ha come fine ultimo quello di garantire ai cittadini la formazione di medici e di odontoiatri culturalmente in grado di far fronte alle esigenze di tutela della salute pubblica”.
 
In più chiedono gli interroganti “a chi siano imputabili gli oneri economici” derivanti dalla convenzione e quale sia il meccanismo “retributivo per i professori universitari italiani che svolgono le lezioni” presso l'università albanese. E se non siamo di fronte ad “una palese e odiosa discriminazione all'interno della stessa comunità degli studenti italiani consentendo solamente ai più abbienti di accedere ai corsi di laurea presso l'università albanese senza alcuna preoccupazione di rispettare la normativa italiana in materia”.
Corsi di Laurea istituiti, sin dal 2005, con il nobile obiettivo di formare professionisti per l’Albania, al fine di aiutare un paese in gravi difficoltà economiche e sociali e per fornire una formazione adeguata in discipline molto delicate, quali quelle inerenti le formazioni sanitarie. Questo ha incentivato veri e propri “viaggi della speranza” di massa per gli studenti che non hanno superato i test di accesso alle facoltà italiane, tanto da ritrovarsi in code chilometriche per iscriversi all’università albanese.
 
“Ora cominciano ad arrivare ai nostri Ordini le richieste di iscrizione agli Albi da parte dei neolaureati, sia italiani sia albanesi, provenienti dalla sede di Tirana” esordisce il presidente della Cao nazionale, Giuseppe Renzo.
 
 “Se confermate le notizie appena pervenute, cento e più nuovi studenti frequenteranno il prossimo anno il corso di laurea in Odontoiatria a Tirana: presso quali strutture e con quali capacità formative?” si domanda sempre il Presidente Cao.
 
E prosegue: “Gli Ordini sono i certificatori, di fronte ai cittadini, della qualità dei professionisti iscritti ai loro Albi. La situazione che si sta verificando, però, mette gli Ordini stessi nell’assoluta impossibilità di verificare i presupposti formativi dei laureati che richiedono l’iscrizione. Alcuni cominciano a proporre, in primis per tutelare la Salute dei cittadini e, in subordine, per difendersi da eventuali responsabilità civili, penali e amministrative, di rifiutarsi di iscrivere agli Albi quei professionisti per i quali non appare chiaro il percorso di formazione”.
 
“Ci domandiamo – inoltre – e lo abbiamo chiesto, con una lettera da me personalmente firmata, anche al magnifico Rettore dell’Università di Tor Vergata, Giuseppe Novelli, se il corpo docente sia veramente nelle condizioni di poter garantire la più completa formazione degli studenti in entrambe le sedi”.
 
“Dopo anni di solitarie battaglie - è il commento finale – finalmente anche la politica si accorge di un problema che la Cao denuncia da anni alle istituzioni italiane ed europee, e che può mettere seriamente a repentaglio la sicurezza delle cure nel nostro Paese”.

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