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Giovedì 05 DICEMBRE 2013
IDF World Diabetes Congress. Stress e disagio fisico colpiscono 4 diabetici su 10

Oltre la metà dei diabetici denuncia un impatto negativo sulla salute e circa la metà un disagio emotivo. Un diabetico su cinque si sente discriminato. Le donne le più colpite. I dati dello studio Dawn 2 che ha coinvolto 17 Paesi nel mondo presentati questa mattina all’IDF World Diabetes Congress a Melbourne.

Per oltre la metà delle persone con diabete la malattia impatta negativamente sulla propria salute fisica e per circa la metà ha ripercussioni negative sul proprio benessere emotivo. Il 14% soffre di depressione. Un diabetico su cinque si sente discriminato soprattutto se è costretto al trattamento con insulina.

Nonostante l’attenzione verso i malati di diabete sia cresciuta negli ultimi dodici anni l’impatto del carico psicosociale che le persone malate subiscono non è ancora pienamente riconosciuto. Molte persone con diabete devono ancora affrontare sfide significative in settori quali l’autogestione, l’adesione, l’accesso al sostegno e il coinvolgimento nella cura.

Sono questi i dati dello studio Dawn 2 (Diabetes Attitudes Wishes and Needs) presentati questa mattina all’IDF World diabetes congress in corso Melbourne. Lo studio internazionale che ha coinvolto in totale 15.438 persone in 17 paesi dei 4 continenti valutando per la prima volta non solo le persona con diabete ma anche il punto di vita dei familiari e degli operatori sanitari. Sono stati infatti coinvolti circa 8.600 malati di diabete, 2mila familiari e circa 4.800 operatori sanitari.

Tre gli obiettivi principali dello studio iniziato nel 2001, frutto della collaborazione tra la Federazione Internazionale del Diabete, le organizzazioni internazionali dei pazienti, altri partner nazionali, regionali e globali e il supporto di Novo Nordisk: puntare i riflettori sui bisogni insoddisfatti delle persone con diabete e le loro famiglie; facilitare il dialogo e la collaborazione per rafforzare il coinvolgimento del paziente e migliorare l’autogestione e sostegno psicosociale nella cura del diabete; istituire un sistema di benchmarking scientifico multi-nazionale per la cura del diabete centrata sulla persona e la politica sanitaria.

“Grazie ai dati dello studio abbiamo capito che a livello globale, nonostante l’attenzione verso queste persone sia aumentata, ci sono ancora molti bisogni inevasi – ha spiegato Antonio Nicolucci, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia del Consorzio Mario Negri Sud e co-autore dello studio – il diabete continua a essere un fardello molto pesante per i malati e l’attenzione degli operatori sanitari verso i bisogni psicosociali non è ancora sufficiente. Una carenza che però questi stessi riconoscono, per questo chiedono maggiore formazione su queste problematiche. Ma il dato molto importante che emerge per la prima volta è il ruolo dei familiari. Molti malati – ha aggiunto – riconoscono l’importanza del supporto che le famiglie offrono loro, di converso però troppo spesso i familiari non sono coinvolti in attività educative e si sentono frustrati proprio perché, anche volendo, non hanno gli strumenti per aiutare i propri cari”.

Ma qual è lo stato dell’arte a livello Globale? “Non c’è alcun Paese che per tutti gli indicatori che abbiamo utilizzato nello studio vada sistematicamente bene o sistematicamente male – ha chiarito Nicolucci – si può dire che non esiste in assoluto a livello mondiale un sistema sanitario o di assistenza che garantisca un migliore risultato. In generale si hanno risultati migliori nei Paesi del Nord Europa e nel nord America. L’Italia si pone in una posizione intermedia, mentre le maggiori criticità sono quelli del Nord Africa e dell’Est Europa, per alcuni aspetti risulta problematica la situazione in Giappone”.

E a pagare di più sono le donne che presentano esiti psicosociali peggiori rispetto agli uomini. “Tendono a riportare una peggiore qualità di vita – ha sottolineato Nicolucci – e hanno una maggiore tendenza alla depressione. Riferiscono quindi una maggiore peso nella gestione del diabete rispetto agli uomini”. Dai dati è emerso che sia uomini che donne sono preoccupati per la propria salute fisica (il 62% delle donne e 61% degli uomini) e dei rapporti con familiari, amici e colleghi (21% donne vs 20% uomini). Ma se il 45% delle donne è allarmato per la propria situazione finanziaria la percentuale scende per gli uomini (38%), così come la preoccupazione per benessere emotivo è più alta rispetto agli uomini (48% vs 43%). Anche il rischio di ipoglicemia spaventa, e molto, più le donne che gli uomini (57% vs 51).

Malati discriminati. La discriminazione è una delle criticità che i malati avvertono. Un problema percepito anche dai familiari e dagli operatori sanitari. Ritiene di essere stato discriminato a causa della malattia il 19% dei malati e la pensano così anche il 22% dei membri della famiglia. E questo aspetto preoccupa il 33% degli operatori sanitari secondo i quali c’è un grande bisogno “di migliorare l’accettazione di queste persone come membri uguali della società”.

“Nonostante tutti i progressi fatti – ha chiarito Nicolucci – ancora oggi anche nei paesi più evoluti essere affetti da una patologia cronica continua ad essere un problema. Un discriminazione che si sostanzia persino negli aspetti più banali della vita quotidiana come prendere la patente. Ma molti denunciano la difficoltà di gestire la patologia nei luoghi pubblici: fare un’iniezione di insulina viene percepito come un qualcosa di sconvenienti, Sicuramente la difficoltà maggiore è nel trovare lavoro, i diabetici sono discriminati proprio a causa della malattia”.

Ma la proporzione di persone che hanno dichiarato di sentirsi discriminate varia da Paese a Paese. La discriminazione è particolarmente avvertita in Turchia seguita dall’India e dall’Algeria. Con percentuali superiori alla media del 17 paesi che hanno partecipato allo studio troviamo poi l’Olanda e la Cina. Spagna e Italia sono in linea con la media mondiale (19%). I paesi dove la discriminazione è meno denunciata sono Germani e Usa.

Le ricadute negative del diabete. Dai dati presentati è emerso quindi che il diabete impatta negativamente su molti aspetti della vita quotidiana e la qualità della vita delle persone con diabete: sia da un punto di vista fisico sia psicologico. Uno su sette soffre di depressione. Quasi la metà delle persone con diabete (45%) si sente a disagio. Non solo, il diabete ha creato ripercussioni negative nel rapporto con familiari, amici e colleghi (21%), attività del tempo libero (38%), lavoro / studio (35%) e la situazione finanziaria (44%). Più della metà delle persone con diabete (56%) sono preoccupati per il rischio di ipoglicemie, mentre per quattro malati su dieci l’assunzione di farmaci interferisce con la loro capacità di condurre una vita normale. Il tasso di prevalenza della depressione è più elevato nelle persone trattate con insulina rispetto ai farmaci antidiabetici orali. In generale la depressione colpisce di più le persone con diabete di tipo 1 (il 33%) contro il 27% di pazienti con diabete di tipo 2 trattati con insulina.

Ma la malattia impatta negativamente anche sui membri delle famiglie delle persone malate. In particolare per il 45% vivere con qualcuno che ha il diabete impatta negativamente sul loro benessere emotivo, sulla situazione economica (35%), sulle attività ricreative (31%) e la salute fisica (27%). Inoltre, hanno riferito di avere alti livelli di stress (40%) e di essere preoccupato per il rischio di eventi ipoglicemici che si verificano nei familiari con il diabete (61%).
I professionisti chiedono maggiori risorse. La maggior parte dei professionisti del settore sanitario (63%) concordano sul fatto che c’è bisogno di maggiori risorse per offrire il giusto sostegno psicosociale ai malati; sei operatori su dieci vorrebbero ricevere una maggiore formazione per affrontare bisogni psico-sociali delle persone con diabete anche perché appena un operatore su cinque ha dichiarato di avere ricevuto una formazione specifica sulla gestione degli aspetti psicologici correlati al diabete.

 
Dalla nostra inviata a Melbourne, Ester Maragò

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