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Martedì 17 DICEMBRE 2013
Sonno. Il cervello si addormenta a tappe. Un aiuto per capire alcuni tipi di insonnia

L’ippocampo - la “centralina della memoria” - si addormenta prima delle aree che presiedono il linguaggio,le funzioni cognitive, sensoriali e motorie. Un risultato che potrebbe spiegare l’amnesia delle ultime cose apprese prima di dormire, ma anche alcune forme di insonnia e il sonnambulismo. Lo studio su Neuroimage.

Il cervello non si addormenta “tutto insieme”, bensì “a tappe”. A dimostrarlo, oggi, uno studio italiano, che spiegherebbe perché dimentichiamo le ultime cose apprese prima di dormire, ma anche il sonnambulismo e alcuni tipi di insonnia. Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Ospedale Niguarda e del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “Luigi Sacco”, insieme al Dipartimento di Psicologia dell’Università dell’Aquila e di Roma, ed è pubblicato sulla rivista Neuroimage.

Per decenni si è pensato che l’inizio del sonno fosse un fenomeno “tutto o nulla” e solo recentemente alcuni studi hanno mostrato che si tratta di un processo che si verifica con tempi diversi nelle differenti strutture cerebrali.
Lo studio attuale è frutto di un lavoro iniziato dal team alcuni anni fa: in esso i ricercatori hanno sfruttato “una possibilità unica offerta alla ricerca scientifica: l’impianto, per ragioni diagnostiche, di elettrodi in profondità nel cervello in persone affette da epilessie resistenti al trattamento farmacologico e sottoposti ad indagini pre-chirurgiche”, ha spiegato Lino Nobili, specialista del Centro di Medicina del Sonno di Niguarda e coordinatore della ricerca. “Durante la fase iniziale del sonno, il mantenimento di uno stato di attivazione - tipico di un individuo sveglio - in determinate areecerebrali avrebbe spiegato tutta una serie di fenomeni comunemente sperimentati come ad esempio le allucinazioni ipnagogiche, ovvero degli stati sensoriali illusori, come una visione o una percezione uditiva o tattile, che alcune persone riferiscono prima di addormentarsi”.
 
In particolare, i ricercatori hanno registrato i segni elettrofisiologici dell’addormentamento nell’ippocampo, una sorta di “centralina della memoria” del cervello, cruciale per la sua conservazione. Il risultato ha evidenziato che questa regione entra in uno stato di sonno prima della corteccia cerebrale, anticipando le aree corticali in alcuni casi di ben 23 minuti (con un intervallo medio di scarto di 11 minuti): in pratica, la parte del cervello che si occupa della memoria si addormenta in anticipo rispetto a quelle che presiedono il linguaggio, le funzioni cognitive, sensoriali e motorie. 
Questo risultato potrebbe spiegare anche l’amnesia degli ultimi contenuti appresi prima di addormentarsi, un fenomeno molto comune. “Ecco perché spesso capita di dover rileggere l’ultima pagina del libro già letta, ma che non ci si ricorda dalla sera prima”. Oltre all’amnesia, potrebbero essere compresi meglio anche alcuni tipi di insonnia, come l’nsonnia da mispercezione o insonnia paradossale. Il paziente, che lamenta il disturbo, presenta all’esame diagnostico polisonnografico un profilo del sonno apparentemente normale.
 
“I nostri studi suggeriscono che questo disturbo potrebbe essere conseguente a una dissociazione marcata tra i tempi di addormentamento di diverse aree cerebrali”, ha affermato Nobili. “Questi risultati sono in linea con altre precedenti ricerche portate avanti dal nostro team, che hanno confermato la coesistenza dello stato di veglia e di sonno nelle diverse aree del cervello. L’avanzamento delle conoscenze in questo campo potrebbe contribuire alla comprensione dei meccanismi biologici alla base di diversi disturbi dissociativi del sonno e non, come per esempio il sonnambulismo”.

Viola Rita

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