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Giovedì 19 DICEMBRE 2013
Legge di stabilità. Domani il voto di fiducia alla Camera. Lunedì il testo torna al Senato

E' quanto hanno stabilito le conferenze dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama. Domani è fissata per le 12,10 la prima chiama delle operazioni di voto sulla fiducia per l'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, del testo già approvato dalla Commissione Bilancio. IL TESTO

Arriva a Montecitorio la fiducia sulla legge di stabilità ma senza maxiemendamento. Domani, alle 10,30, cominceranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia posta dal Governo per l'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di stabilità, nel testo già approvato dalla Commissione Bilancio che conteneva quelle norme sulla sanità da noi già anticipate nella giornata di ieri. Il testo approderà poi lunedì 23 dicembre in Senato, alle ore 15. Questo l'ordone dei lavori stabilito dalle conferenze dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama.
Domani, dunque, a partire dalle 12,10, prenderà il via la prima chiama delle operazioni di voto sulla fiducia. A seguire, si esamineranno gli ordini del giorno e ci saranno le dichiarazioni di voto, per poi concludere con il voto finale sul ddl stabilità. Le dichiarazioni di voto sul ddl bilancio, invece, sono state fissate per sabato alle 12.

Nel corso mattinata, prima che il ministro per i rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini (Pd), annunciasse la questione della fiducia posta da parte del Governo, le opposizioni, ovvero Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Sel e Movimento Cinque Stelle, si erano resi disponibili a ritirare gran parte degli emendamenti a patto che il governo non ponesse la fiducia 'blindando' il testo.

In particolare, la Lega Nord aveva rivendicato un’incompatibilità rispetto alla normativa che prevede la stesura della legge di stabilità e ha annunciato che scriverà al Capo dello Stato “perché sia lui a verificare la compatibilità della legge alla normativa”. Un punto su cui aveva insistito anche Fratelli d'Italia, che aveva minacciato di impugnare la legittimità della legge. 
 
Giovanni Rodriquez

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