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Venerdì 20 DICEMBRE 2013
Toscana. Screening oncologici. Nel 2012 cresciute estensione e partecipazione

Presentati i nuovi risultati del monitoraggio dell'attività dei tre programmi di screening offerti dal Ssr. Marroni: “I valori che presentiamo oggi sono tra i migliori a livello nazionale, ma sappiamo che possono migliorare ancora e continueremo a lavorare per questo”.

Programmi di screening oncologico sempre più estesi e partecipazione sempre più elevata da parte della popolazione: la Toscana registra una delle performance migliori d'Italia. I risultati del monitoraggio dell'attività dei tre programmi di screening offerti dal Servizio sanitario regionale sono stati illustrati stamani nel corso di una conferenza stampa dall'assessore al diritto alla salute Luigi Marroni, assieme al direttore generale dell'Ispo Gianni Amunni, in occasione della presentazione del 14° Rapporto annuale dell'Ispo, l'Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica.
 
Il bilancio è soddisfacente soprattutto sul fronte dell'estensione (percentuale di inviti inviati alla popolazione): per il tumore della mammella, gli inviti hanno raggiunto il 102% della popolazione bersaglio; per il tumore del collo dell'utero il 103% e per il colon-retto il 92%. Un risultato che evidenzia l'impegno profuso dalle Aziende sanitarie e dagli operatori nel garantire un'offerta capillare, anche in tempi di ridotte risorse finanziarie.
 
Ottimi i risultati anche sul fronte della risposta da parte della popolazione (percentuale di adesioni agli inviti), con un'adesione del 51,5% per lo screening del tumore del colon-retto, del 72,6% per lo screening mammografico e del 57,5% per la prevenzione del tumore del collo dell'utero.
 
“La Toscana è stata tra le prime Regioni in Italia a capire l'importanza della prevenzione nel campo delle patologie oncologiche - sottolinea l'assessore Luigi Marroni - Un'intuizione che si è concretizzata nella messa a punto di programmi di screening che, negli anni, hanno coinvolto fasce sempre più ampie di popolazione. I valori che presentiamo oggi sono tra i migliori a livello nazionale, ma sappiamo che possono migliorare ancora e continueremo a lavorare per questo”.
 
“Gli screening organizzati - spiega Gianni Amunni - sono strumenti riconosciuti di miglioramento della prognosi e di riduzione delle differenze per censo, nella mortalità, per alcune neoplasie e costituiscono quindi un riequilibratore sociale. Importante anche il lavoro svolto sul fronte dell'innovazione: in tutta la regione sta andando a regime il test dell'Hpv come test di screening primario per la prevenzione del tumore del collo dell'utero. Anche in questo campo, la Regione Toscana è stata una delle prime ad attuare questo passaggio epocale”.

Il caso della popolazione migrante. Quest'anno, per la prima volta, è stato effettuato un approfondimento sulla partecipazione della popolazione nata all'estero, evidenziando come la popolazione migrante sia meno disponibile ad affrontare questo percorso, con differenze di adesione anche di venti punti percentuali rispetto ai nati in Italia.
 
“Questo significa che i dati possono migliorare ancora - spiega Paola Mantellini, coordinatore del centro di riferimento regionale per la prevenzione oncologica - Sarà necessario individuare azioni specifiche, considerando che in alcuni ambiti, ad esempio il tumore del collo dell'utero, la popolazione migrante è quella a maggior rischio di sviluppare la malattia”.

I risultati più significativi dei programmi di screening attivi in Toscana:
Lo screening mammografico. Nel 2012 in Toscana sono state invitate a sottoporsi a una mammografia di screening 245.400 donne, con un'estensione del 102% (a fronte del 93,2% nel 2011). Il risultato è sicuramente ottimo se si tiene conto che è la prima volta che viene raggiunto un livello così elevato da quando lo screening è stato avviato in Regione nel 1999. Sono presenti variazioni tra le Aziende, che riflettono specifiche situazioni locali e probabilmente anche un diverso atteggiamento nei confronti della prevenzione, ma i dati confermano che il programma è ben radicato nella popolazione toscana. La diagnosi attraverso lo screening di tumori piccoli e a prognosi favorevole consente di conservare la mammella nella grande maggioranza dei casi: oltre il 90% dei tumori individuati, infatti, ha avuto un trattamento chirurgico conservativo. I tempi di attesa (per la risposta, per l'esecuzione degli approfondimenti diagnostici e per l'intervento) rappresentano il punto maggiormente dolente del percorso.

Lo screening del colon-retto. I risultati dell'estensione di questa attività preventiva (92%, in confronto all'87,3% del 2011) sono particolarmente significativi se si considera che questo programma di screening è stato attivato nel 2005. Nel 2012 sono stati invitati 439.500 uomini e donne. Di questi, il 51,5% ha aderito all'invito effettuando il test, per un totale di circa 217.400 persone esaminate. Solo il 4,2% delle persone che ha effettuato il test della ricerca del sangue occulto fecale è risultato positivo e sono stati avviati ad effettuare una colonscopia: 7.000 le colonscopie effettuate. Questo ha permesso di diagnosticare 263 cancri e 1.544 adenomi avanzati (cioè adenomi a maggior rischio di trasformazione tumorale maligna nel corso degli anni). Come atteso, in circa il 40% dei casi i tumori individuati erano in stadio iniziale e quindi con elevatissime percentuali di guarigione. In media, i programmi di screening toscani sono riusciti inoltre a garantire l'invio del referto negativo entro 3 settimane ben nel 94% degli utenti. Persistono invece problemi nei tempi di attesa per l'esame colonscopico (solo il 52% dei pazienti effettua la colonscopia entro 30 giorni). Circa il 21% delle persone risultate positive al test di screening non effettua invece alcun esame colonscopico di approfondimento.

Screening per il tumore del collo dell'utero. Nel 2012 sono stati effettuati 173.523 pap test: le citologie per le quali è previsto un ulteriore approfondimento sono state il 2,6% del totale. Il tasso di Pap test inadeguati per cui è stato necessario ripetere il test è stato pari all'1,27% collocando la Toscana fra le regioni italiane a minor tasso di inadeguati. Nel 2012 sono state inviate in colposcopia complessivamente 3.495 sul totale delle donne esaminate (2%). L'81,5% delle donne invitate a fare la colposcopia ha accettato di fare l'approfondimento presso il centro di riferimento del programma. La migrazione sanitaria delle donne da un'azienda all'altra è stata verosimilmente la principale causa di bassa adesione alla colposcopia registrata in alcuni programmi. I tempi di attesa per la lettura del Pap test sono particolarmente critici per alcuni programmi toscani, per una carenza di personale dedicato alla lettura.
 
L'introduzione del test HPV come test di screening primario, in fase di progressiva implementazione su tutto il territorio regionale, determinerà come valore aggiunto una riduzione del numero di citologie e dei tempi di attesa. Il nuovo programma coinvolgerà progressivamente tutte le donne residenti in Toscana tra i 34 e i 64 anni, con periodicità di 5 anni. Studi europei hanno dimostrato infatti che lo screening con HPV riduce la comparsa di lesioni pre-invasive e i carcinomi invasivi della cervice uterina del 60-70% rispetto al Pap-test: una maggiore protezione che rende possibile allungare l'intervallo di screening da 3 anni a 5 anni.
 
In Toscana il coordinamento, la gestione e l'organizzazione regionale del programma sono affidate ad Ispo, il cui laboratorio di prevenzione oncologica centralizzerà sia i test HPV di screening sia la citologia di triage. Il programma è partito nel dicembre del 2012 a Firenze e nel corso del 2013 si sono aggiunte tre nuove Asl (Empoli, Grosseto e Viareggio). Nel 2014 entreranno gradualmente nel programma anche tutte le altre aziende, con l'obiettivo di andare a regime nell'arco di 4 anni. Attualmente sono state invitate al nuovo programma circa 20.000 donne della fascia di età 55-64 anni con un'adesione all'invito leggermente superiore rispetto all'adesione storica.

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