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Lunedì 23 DICEMBRE 2013
Gli Infermieri e le nuove competenze. Sbagliato ‘normare’ qualcosa senza chiarire bene di cosa si tratta

Perché non mettere da parte questo discutibile e controverso accordo, nato male, con ambiguità importanti, che mette gli uni contro gli altri, e voltare pagina? La guerra delle competenze è una battaglia di retroguardia destinata a decentrare il conflitto nei luoghi di lavoro, la vera sfida è la coevoluzione multi professionale concordata.

Sono sinceramente preoccupato per la piega che sta prendendo la “guerra delle competenze”. Le obiezioni  alla “bozza di accordo” dell’intersindacale medica che suggerirei  a tutti di non liquidare come una scontata manifestazione di conservatorismo, acuiscono come era prevedibile un improvvido conflitto che sino ad ora, per i motivi più diversi, nessuno dico nessuno, ha voluto veramente governare. A cominciare dalle istituzioni che avrebbero potuto e dovuto farlo. Tre le aporie:
 
1) aver impostato male fin dall’inizio una questione la cui natura di fondo avrebbe richiesto la condivisione di chiari postulati per una coevoluzione delle professioni. Nella relazione del ministero si dice che da una parte c’è una comunità pluriprofessionale che fa da “interfaccia” tra sanità e cittadino e però anziché far evolvere l’interfaccia si punta tutto sullo “sviluppo delle competenze” di una sola figura professionale mettendola  in competizione con le altre. La domanda legittima è, perché? Perché non lavorare per una coevoluzione di  tutte le professioni? Su quali basi si è deciso che una professione è più cruciale di un’altra? Sappiamo tutti come è nata la faccenda: le  regioni inventano la questione delle competenze perché pensano di sostituire a costo zero in tutti i modi possibili medici con infermieri per spendere di meno. Questi obiettivi si saldano con quelli degli infermieri che legittimamente vogliono sviluppare in qualche modo la loro professionalità. Ma se agli infermieri non si può di certo rimproverare di perseguire il loro interesse, quale ruolo di governo dell’istituzione?
 
2) Quella dell’ambiguità quale prima fonte del conflitto. Ho cercato nella relazione “evoluzione della professione infermieristica” e nella “bozza di accordo”, una definizione di “competenza”, ma non l’ho trovata. Ritengo sbagliato normare qualcosa senza chiarire bene di che cosa si tratta ancor di più se la normazione coinvolge una comunità di professioni e complesse organizzazioni del lavoro. Che cosa sono  le competenze? E cosa  vuol dire ridefinirle implementarle e approfondirle? Per il ministero della salute sostanzialmente  le competenze coincidono con i compiti deducibili dalla normativa disponibile, e sono definibili con criteri inerenti le attività descritte nel profilo professionale. In realtà  non si tratta di ascrivere all’infermiere qualche mansione in più ma come si legge nella relazione, di allargare le competenze per ridefinire un nuovo profilo professionale.
 
La relazione dice chiaramente che l’obiettivo delle competenze è la modifica del “ruolo professionale” dell’infermiere cioè la definizione di “una nuova autonomia e responsabilità professionale”. Cioè in pratica una 42 bis ma questa volta fatta non in Parlamento ma con un accordo Stato-Regioni. Gli infermieri, lo dico in particolare ai medici, non sono gli yuppies della sanità, sono persone serie con le quali volendo si può cambiare davvero il mondo. All’inizio era stato offerto loro il classico piatto di lenticchie, che  rifiutarono rifiutando l’operazione economicistica che c’era dietro, con ciò obbligando l’istituzione a impegnarsi su un nuovo ruolo professionale pur senza emanciparsi dall’orizzonte di un vecchio profilo che a mio avviso, come quello del medico, andrebbe  invece radicalmente ripensato. Ma se è legittimo da parte loro  tutelare  i loro interessi  professionali, all’istituzione tocca  prima di tutto governare i rapporti con le altre professioni proprio per evitare conflitti dannosi. Quindi si chiarisca, a che gioco stiamo giocando? Mansioni, competenze o ruoli? I medici per quello che leggo, hanno cominciato a mangiare la foglia ritenendo le competenze “come una legittimazione ad esercitare, de facto, competenze proprie di altre categorie professionali, le quali dovrebbero essere definite parallelamente de jure,” per cui da quel che capisco essi non intendono sottrarsi al confronto ma rivendicano “uno specifico percorso legislativo” che per evidenti ragioni non può esaurirsi in un accordo con le regioni. Ma a questo punto perché non  giocare  la partita dei ruoli alla luce del sole dicendo apertamente che l’obiettivo è la loro coevoluzione?
 
3) Nella relazione che accompagna la bozza di accordo, si legge che “il campo delle competenze” degli infermieri sono tutti i loro compiti “fatto salvo le competenze previste per la professione medica”. Questo vuol dire due cose:
 
-che le competenze infermieristiche non si possono definire a prescindere da quelle mediche, perché queste si configurano come un confine  
 
-che se si definiscono le prime supponendo l’invarianza delle seconde in realtà si pensa semplicemente di redistribuire in modo diverso quello che c’è e non di far coevolvere delle professioni.
 
Ho sempre sostenuto che medici e infermieri sono nella stessa barca ed hanno fondamentalmente gli stessi problemi. Negli ultimi anni i medici con la definizione dell’atto, stanno cercando di ridefinirsi esattamente come gli infermieri con le competenze. Essi hanno la stessa necessità di coevolvere per sopravvivere a contesti di lavoro decisamente ostili. Chiedo: come è possibile che delle competenze  definibili solo in relazione con gli atti di altre professioni, siano ripensabili a prescindere? Resto convinto della mia vecchia idea che non si possano  definire gli atti o le competenze, cioè “cosa fare”, senza prima definire “chi fa”, “come si fa”, e “dove si fa”, ma allora come si può pensare di definire un infermiere senza definire un medico e il contrario. Cioè perché non mettere da parte questo discutibile e controverso accordo, nato male, con ambiguità importanti, che mette gli uni contro gli altri, e voltare pagina? La guerra delle competenze è una battaglia di retroguardia destinata a decentrare il conflitto nei luoghi di lavoro, la vera sfida è la coevoluzione multi professionale concordata.
 
Ivan Cavicchi

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