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Giovedì 09 GENNAIO 2014
Nasce la SIMPe. Obiettivo: rinnovare la pediatria italiana 

La neonata Società italiana di medicina pediatrica, guidata da Giuseppe Mele punta ad “aprire nuovi orizzonti sulle attività del pediatra. Perché la pediatria necessita di una maggiore spinta e capacità di adattarsi al mutare degli scenari in cui opera”. Accountability e verificabilità i principi motori.

Individuare attraverso la ricerca di base e clinica le principali patologie legate alla salute dell’infanzia e dell’adolescenza. Valorizzare il ruolo del bambino e dell’adolescente e difenderne i diritti in ambito sociale. Promuovere corretti stili di vita e definire azioni utili per favorire l’equità in tema di salute. Ma anche “fare rete” con i professionisti del sistema di cure primarie ed il mondo universitario per migliorare l’offerta di assistenza.
 
Sono questi alcuni dei principali obiettivi della SIMPe, la neonata Società Italiana Medici Pediatri che punta a diventare interlocutore autorevole con Ministeri, Commissioni Parlamentari, tavoli nazionali e quanti abbiano nella propria mission il benessere fisico, psichico e sociale del bambino e dell’adolescente. E anche a collaborare con il Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza per il raggiungimento dei suoi fini istituzionali.
Accountability e verificabilità dei comportamenti professionali i principi motori.
 
“Il  nostro intento – ha spiegato Giuseppe Mele, presidente della neonata società scientifica –  è inserirci come valore aggiunto nel già ricchissimo e peraltro eccellente panorama delle società scientifiche. Noi partiamo dalla consapevolezza che la medicina del territorio si sta evolvendo, Aggregazioni funzionali territoriali e Unità complesse di cure primarie diventeranno gli snodi principali dell’organizzazione delle cure primarie sul territorio. In questo scenario i pediatri devono essere capaci di rendere trasparenti, verificabili e quantificabili, dati alla mano, i propri comportamentiin funzione della efficacia clinica per incentivare qualità, affidabilità e l’eticità professionale. Devono in sostanza realizzare la cosiddetta accountability. Tutto questo – ha aggiunto – per offrire un supporto alle figure professionali che lavorano sul territorio in un’ottica di miglioramento delle cure, e alle organizzazioni sindacali che dovranno portare avanti le istanze della categoria al tavolo delle trattative contrattuali. Ma anche alle istituzioni responsabili di realizzare politiche sanitarie efficaci verso la popolazione infantile”.

E lo strumento per realizzare tutto questo c’è. Grazie al software PediaSystem, ideato in collaborazione tra Simpe - Paidòss - Genomedics, i pediatri potranno monitorare continuamente le proprie performance, realizzare il governo clinico delle patologie acute e croniche, con attenzione al raggiungimento degli obiettivi concordati con le Aziende sanitarie ed alla connessa remunerazione di risultato. Non solo, grazie ai numerosi indicatori presenti nel sistema sarà possibile monitorare, sia  a livello locale sia nazionale, una serie di parametri aggregati ed anonimi in grado di fornire, in tempo reale, lo stato di salute della popolazione pediatrica di riferimento, oltre a numerose altre informazioni utili ad intercettare bisogni formativi della categoria.
 
I pediatri nel corso della propria attività professionale immagazzinano infatti un enorme quantità di dati che costituiscono un notevole supporto anamnestico e clinico e che, uniti a quelli prodotti dagli altri professionisti, offrono una precisa idea del lavoro svolto. Attraverso questi flussi è, infatti, possibile seguire l’andamento di malattie stagionali, differenziare i tassi di incidenza di alcune patologie tra diverse aree geografiche anche della stessa Asl. Conoscere nel tempo la progressione di alcune patologie di alto impatto, come ad esempio l’obesità e il diabete. Soprattutto possono permettere al singolo pediatra di misurare le proprie performance, comprendere quanto ha realmente assimilato (e poi applicato sul campo) delle materie apprese ai congressi e ai seminari, definire la propria adesione alle linee guida ed ai protocolli condivisi.
 
“In questo modo – ha concluso Mele – possiamo fare sistema nell’area dell’assistenza territoriale, consentendo la omogeneizzazione delle prestazioni e delle migliori cure fondate sull’evidenza, da rivolgere alla popolazione di riferimento. Ed anche a orientare le scelte di politica sanitaria per correggere distorsioni del sistema e promuovere progettualità per migliorare la qualità della vita della popolazione”.

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