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Lunedì 20 GENNAIO 2014
Cancro. Finita la sperimentazione al Cnao di Pavia. L'adroterapia a costi 10 volte più bassi che all’estero

Dal 1 gennaio è aperto a tutti i pazienti il Centro nazionale di adroterapia oncologica di Pavia. Finita la fase sperimentale delle nuove terapie basate sull'accelerazione di particelle di protoni e ioni carbonio per i tumori interni che non rispondono a radioterapia. Il costo del trattamento è di 24mila euro l’anno contro la media di 250mila dollari degli altri Paesi

Con l'inizio del 2014, il Centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao) di Pavia può finalmente mettersi alle spalle l'anno più difficile della sua storia: il rischio della bancarotta infatti non è più così reale e ora, dopo aver ottenuto a fine dicembre la marcatura CE e le tariffe dalla Regione Lombardia, è in sicurezza e può lavorare in autonomia, per curare e fare ricerca.
 
''Il 2013 è stato l'anno più difficile non solo per la nostra struttura, ma anche di tutta la mia carriera - spiega Erminio Borloni, presidente della Fondazione Cnao – perché ci siamo trovati nella situazione di aver costruito un centro di eccellenza, che tutti ci invidiano, e presso cui arrivano pazienti dall'estero, ma lasciato nell'indifferenza qui in Italia, con il rischio di fallire''.
Un progetto, quello del Cnao, iniziato nel 2001, con l’insediamento della Fondazione, a cui hanno partecipato anche, tra gli atri, l’Ospedale S. Martino di Pavia, il Policlinico di Milano, l’Istituto Nazionale Tumori, l’INFN e il Politecnico di Milano.
 
In 12 anni è stato realizzato il centro, con il sincrotrone, una ‘ciambella’ lunga 80 metri in cui vengono accelerate le particelle, protoni e ioni carbonio, poi utilizzate nel trattamento dei tumori più interni, o che non rispondono alla radioterapia o con bassa sopravvivenza. Una macchina come quella del Cern di Ginevra, con cui si è studiato il bosone di Higgs, ma realizzata 'in casa' dal centro stesso, insieme a varie aziende, molte delle quali italiane. Fatto questo che ha consentito di abbassare i costi del 50%, ma anche imposto, da parte del ministero della Salute, di effettuare una sperimentazione piuttosto rigida sui pazienti, per poter ottenere la marcatura CE.
 
“Il centro è costato complessivamente 137 milioni di euro – continua Borloni -. Ne sono arrivati circa 100 da Ministero della Salute, Regione e privati, ma ne mancavano 37 che il Ministero si era impegnato a darci tramite la Regione, e che non ci sono mai arrivati''.
In virtù della sperimentazione, il Cnao ha dovuto curare gratuitamente 200 pazienti. “E per questo abbiamo rischiato di fallire – prosegue – visto che le prestazioni non sono state pagate da nessuno, essendo appunto una sperimentazione”. Una situazione in cui non è stato facile 'calmare' fornitori e banche, a cui l'istituto doveva 50 milioni di euro. “Nei mesi scorsi, quelli più duri – ricorda Borloni – ho parlato con i fornitori, che ci hanno dato fiducia, e con le banche, che ci hanno sostenuto. 
 
Non è stato facile, ma finalmente il 13 dicembre scorso, dopo aver completato la sperimentazione, è arrivata la marcatura CE, e il 20 dicembre le tariffe dalla regione Lombardia”. Il che significa che dal 1° gennaio di quest'anno il Cnao può lavorare finalmente con le sue tariffe, in modo da ripagare i debiti. ''Si è così sbloccata la situazione - prosegue - Da gennaio possiamo lavorare con le nostre tariffe, che non sono altissime ma ci consentono di 'vivere', fare ricerca ed essere autonomi, e con cui potremo ripagare i costi finora non coperti. Così banche e fornitori ora sono più tranquilli sulla nostra solvibilità''.
 
Ora rimane il problema per i pazienti provenienti dalle altre regioni, che non avendo approntato delle loro tariffe, li costringono a chiedere alla propria Asl di appartenenza l'autorizzazione ad avere il rimborso dei soldi da loro anticipati per pagare le terapie. Richieste a cui spesso è seguito un rifiuto, ma su cui ora sta cambiando la situazione, e arrivano le autorizzazione. Anche perché, le stesse terapie, fatte all'estero costerebbero molto di più. “Da noi un trattamento completo costa 24mila euro l'anno – rivela Borloni – mentre all'estero ben 250mila dollari. Le nostre tariffe sono più basse perché siamo una fondazione no profit. Ci basta 'guadagnare' per sopravvivere e fare ricerca. Questa settimana sarò a Roma per cercare di risolvere il problema delle tariffe, nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni”.
 
Nel frattempo il centro può fregiarsi di essere “l'unico centro al mondo con marcatura CE in cui si effettuano trattamenti di protonterapia con ioni e protoni carbonio. Vengono a studiarci da tutto il mondo – conclude orgoglioso Borloni – Francia e Norvegia inviano qui i loro pazienti a curarsi, mentre la settimana scorso sono venuti dagli Stati Uniti perché gli spiegassimo come realizzarlo”.
 
Adele Lapertosa

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