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Martedì 21 GENNAIO 2014
Omosessualità. Si può definire variante della sessualità, ma considerarla "normale" è arbitrario



Gentile direttore,
sul rispetto della dignità della persona il cui valore è assoluto, originale, irriducibilene quindi non riconduciblile a nessuna qualità o "performance" attribuibile alla persona stessa esprimo piena adesione. L'affermazione che “Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia,in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. La salute è intesa nell'accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona” a cui aggiungere come suggerisce il dott. Converti la dicitura non solo “di orientamento sessuale” ma anche “di identità di genere, di disabilità, di stato socio-economico”, mi pare e condivisibile.
D'accordo sull'eliminazione di "patologia" riferita all'orientamento sessuale.
 
Tuttavia la dizione "l’omosessualità, l’eterosessualità e la bisessualità sono normali varianti della sessualità umana” mi lascia alquanto perplesso. Che siano definite varianti non c'è dubbio, assumerle come normali è del tutto arbitrario. A meno che non si consideri normale tutto ciò che è naturale. Allora, alla stessa stregua potrebbero essere definite varianti normali anche comportamenti quali la tendenza al furto, alla criminalità, a una sessualità invasiva ecc. Tutte queste varianti, per il fatto di essere prodotti della natura dovrebbero essere considerate normali. Perchè non lo sono? Solamente perchè questi comportamenti costituiscono disturbo all'ordine stabilito?
 
Pietro Dri
Ordinario di Patologia Generale 

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