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Mercoledì 22 GENNAIO 2014
Lazio. Snoq Sanità: "Grosse perplessità su risposta Regione a sovraffollamento Pronto soccorso"

Secondo il movimento delle donne il piano messo in campo dalla Pisana "nel breve periodo potrebbe ulteriormente essere causa di un ulteriore peggioramento dei livelli gestionali ed assistenziali delle strutture ospedaliere”. 

I problemi relativi al sovraffollamento dei Pronto Soccorso continuano ad agitare la sanità laziale, innescando un animato dibattito sugli interventi da adottare per invertire la tendenza. Sulla questione è intervenuta ‘Se non ora quando? Sanità’, che ricorda come la proposta della Regione sul tema possa essere sintetizzata “nella riorganizzazione dei percorsi in relazione ai livelli di complessità – sottolinea uno nota - delle procedure chirurgiche al fine di liberare ed ottimizzare posti per i pazienti non chirurgici. La proposta si amplia per gli ospedali con più di 800 posti letto, per i quali si dispone il divieto di trasferire pazienti alle cliniche accreditate”.

Il movimento delle donne ha quindi tracciato un bilancio “delle scelte attuative” messe in campo dalla Regione, sottolineando inoltre che “il commissariamento, che non è evidentemente una scelta regionale, non può far altro che generare criticità ed incrementare i costi di gestione del sistema sanitario regionale”. L’attuazione di questo modello desta quindi “non poche perplessità in quanto riteniamo che oltre a non risolvere i problemi di sovraffollamento dei pronto soccorso, nel breve periodo potrebbe ulteriormente essere causa di un ulteriore peggioramento dei livelli gestionali ed assistenziali delle strutture ospedaliere”.

L’analisi effettuata da SNOQ evidenzia, in particolare, alcune criticità dell’attuale azione del governo regionale.
• Totalmente scollegato da un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale – reti per altro inserite come obiettivi nel DCA 104/13 relativo ai Programmi Operativi;
• Non incide nella riorganizzazione della rete territoriale totalmente assente e vera causa del sovraffollamento;
• Non incide sui veri processi di miglioramento organizzativo all’interno delle strutture ospedaliere (all’ospedale San Camillo per esempio l’indicazione regionale ha portato solo ad una riconversione dei pl di chirurgia in medicina d’urgenza ma nulla si è fatto per la riorganizzazione del percorsi di week/day-surgery e di chirurgia ad alta complessità o nella riorganizzazione dei percorsi in elezione e in urgenza).
• La riduzione delle attività chirurgiche porta inevitabilmente ad un incremento dei disavanzi di bilancio per il mancato fatturato, oltre che ad un incremento dei costi di gestione determinati dal non corretto utilizzo delle camere operatorie e della altre risorse strumentali connesse;

• Modifica sostanzialmente la missione delle aziende ospedaliere che diventano grandi ospedali territoriali per l’emergenza, perdendo la loro funzione di centri di eccellenza, di poli unici per la gestione delle cure di alta complessità, perdendo in altre parole un patrimonio culturale, professionale e di ricerca che non può facilmente (e in poco tempo) essere ricostruito in altre strutture del territorio
• Rende la sanità pubblica sempre meno competitiva verso il privato.

Ed è proprio sulla base di questi punti che SNOQ auspica che la politica riprenda “il suo ruolo e che il Presidente eletto da molte di noi traducesse i valori e i principi dichiarati a difesa della sanità pubblica in scelte di politica sanitaria e che attraverso queste si definissero le azioni tecniche e non il contrario”.

Entrando più nello specifico delle vicende degli ultimi giorni SNOQ ricorda che “è partita una campagna mediatica contro i ‘furbetti della sanità pubblica’, che hanno esoneri ai carichi di lavoro per le loro condizioni fisiche, in particolare al San Camillo. Da sempre diciamo che proprio per difendere la sanità pubblica non si può e non si deve difendere l’indifendibile. E che difendere i diritti degli operatori è essenziale per difendere la qualità dei servizi per tutti i cittadini, ma che i diritti non possono mai diventare privilegi. Nulla questio quindi se ci sono stati abusi o irregolarità. Ma è davvero questo il problema?”.

La posizione espressa da SNOQ è che “in realtà il messaggio è altro, che i pubblici dipendenti sono la voce di spreco più importante delle inefficienze del sistema. E’ un’onda pericolosa e un accanimento miope, perché in questi anni di fatto è mancata qualsiasi programmazione della gestione delle risorse umane, qualsiasi investimento su quello che è uno dei fattori produttivi più importanti del sistema, le persone”. Senza considerare che “è anche ingeneroso, perché gli operatori subiscono ogni giorno le conseguenze del blocco del turn over e delle scelte dei Piani di rientro. E quando denunciano le criticità, come è successo al San Camillo, nonostante la evidente carenza di organico al pronto soccorso, alcuni professionisti vengono trasferiti e sostituiti da personale precario”.

Infine SNOQ si esprime in merito alla decisione della Regione di fare ricorso alla Magistratura per alcune fotografie pubblicate sui giornali. “A noi piacerebbe che il Presidente eletto da molte di noi invece di indignarsi per questo, si indignasse ogni giorno per le condizioni di lavoro e di cura dei nostri pronto soccorso, come facciamo noi”.

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