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Lunedì 27 GENNAIO 2014
Pma. La legge 40 torna alla Corte Costituzionale. Questa volta per la diagnosi pre impianto

Il dubbio di costituzionalità sollevato da un'ordinanza del Tribunale di Roma riguarda il divieto di accedere al metodo e alla diagnosi preimpianto, anche per le coppie portatrici di malattie trasmissibili geneticamente. Sul punto la Corte europea di Strasburgo aveva già condannato l'Italia.

Torna davanti alla Corte Costituzionale la legge 40 sulla procreazione assistita. A sollevare la questione di costituzionalità sul divieto per le coppie fertili di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente, è stata un'ordinanza del Tribunale di Roma a cui si erano rivolta una donna, portatrice sana di distrofia muscolare Becker (malattia genetica ereditata dal padre), dopo essersi visti negare dal Centro per la tutela della Salute della donna e del bambino "Sant'Anna" proprio l'accesso alla procreazione assistita e la diagnosi preimpianto. E' la prima volta che questa specifica questione arriva alla Consulta.

Ricordiamo che nel 2012 la Corte europea di Strasburgo, a causa della legge 40, aveva condannato l'Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. In quel caso era stata sottolineata l'"incoerenza" del nostro sistema che da un lato vieta alla coppia fertile ma portatrice di una malattia geneticamente trasmissibile di ricorrere alla diagnosi preimpianto, e dall'altro, con la legge 194 sull'aborto, le permette l'aborto terapeutico nel caso il feto sia affetto dalla stessa patologia.

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