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Venerdì 31 GENNAIO 2014
Tumore al seno avanzato. Con Everolimus chemioterapia più lontana

Grazie al farmaco disponibile in Italia, mirato per il carcinoma mammario positivo al recettore per gli estrogeni e HER2 negativo, le pazienti possono essere trattate con una terapia orale posticipando l’approccio chemioterapico a una fase più avanzata della malattia. Per gli esperti "un cambio di paradigma"

Si aprono nuove prospettive per le donne che lottano contro il tumore del seno in fase avanzata. È disponibile anche in Italia Everolimus, farmaco mirato per il carcinoma mammario positivo al recettore per gli estrogeni e HER2 negativo. Un farmaco che permette di andare oltre il tradizionale binomio chemioterapia-ormonoterapia: le pazienti possono essere trattate in maniera efficace con una terapia orale posticipando l’approccio chemioterapico a una fase più avanzata della malattia. Ma non solo, come ha dimostrato lo studio clinico Bolero 2, condotto in 189 Centri di 24 Paesi, il farmaco è in grado di raddoppiare il tempo di controllo di progressione della malattia, migliorare la percezione della qualità di vita nelle donne e con un buon profilo di tollerabilità.
 
Un’opportunità terapeutica, presentata nel corso di una conferenza stampa a Napoli, al cui sviluppo hanno contribuito in maniera determinante i Centri di eccellenza italiani, alcuni dei quali sono stati premiati oggi con il “The Luminal Breast Practice Award” riconoscimento promosso da Novartis e destinato ai giovani ricercatori e oncologi clinici impegnati sul fronte del tumore al seno.
 
“In Italia si stima siano 120mila-150mila le donne che lottano contro il tumore del seno in fase avanzata – ha detto Michelino De Laurentiis, Direttore Uoc di Oncologia medica senologica all’Istituto Nazionale Tumori “Fondazione G.Pascale” di Napoli nel corso della conferenza stampa – e delle 45mila donne che ogni anno si ammalano di tumore al seno, 10-12.000 sviluppano nel tempo una forma avanzato. Le prospettive per queste pazienti sono migliorate grazie alla conoscenza dei meccanismi molecolari alla base delle diverse forme di tumore della mammella, all’identificazione dei diversi sottotipi e all’avvento delle terapie mirate che agiscono contro specifici bersagli molecolari”.
 
E ora con questo farmaco si aprono appunto nuove opportunità. Everolimus, impiegato anche per altre patologie neoplastiche può essere utilizzata in combinazione con exemestane per il trattamento delle pazienti con tumore al seno avanzato ER+/HER2, che abbiano avuto recidiva o progressione di malattia durante o dopo un precedente trattamento con letrozolo o anastrozolo (inibitori dell’aromatasi).  Il trattamento in associazione ad exemestane è indicato nelle pazienti con carcinoma mammario avanzato positivo per i recettori ormonali precedentemente trattate con inibitore delle aromatasi non steroideo. In particolare la modalità di somministrazione, nonché il buon profilo di tollerabilità del farmaco fanno di everolimus un'opzione terapeutica efficace per le pazienti che potrebbero non tollerare trattamenti tossici quali la chemioterapia, le pazienti anziane o con altre patologie associate.
 
“Siamo in presenza di un cambiamento di paradigma nel trattamento di queste patologie – ha spiegato Sabino De Placido, Direttore struttura complessa di oncologia medica, Aou Federico II, Napoli – è un avvento storico perché va ad impattare su un gruppo di pazienti numeroso: circa il 60% di quelle con tumore in fase avanzata”.
 
Grazie a Everolimus gli specialisti puntano a offrire alle donne armi vantaggiose non solo in termini di aspettativa di vita, ma anche di qualità di vita. Di certo, come ha affermato De Laurentiis, “il tempo di controllo della malattia può essere raddoppiato se non addirittura triplicato”.
Il farmaco, hanno spiegato gli esperti “bloccando la proteina mTOR (regolatore principale della sintesi delle proteine umane, che se alterato, stimola lo sviluppo delle metastasi) ottiene infatti due risultati: da un lato rallenta la crescita e la diffusione del tumore, dall’altro indebolisce la resistenza del tumore alla terapia ormonale, in quanto l’iperattivazione di mTOR determina una riduzione nella risposta agli ormoni”.
 
Tutti benefici clinici dimostrati dallo studio registrativo Bolero-2, pubblicato sul New England medical journal, condotto in 189 Centri di 24 Paesi, nel quale l’associazione di everolimus con exemestane è stata confrontata con il trattamento a base di solo exemestane.
 
“Lo studio dimostra in maniera inequivocabile che l’aggiunta di everolimus a exemestane rallenta la malattia, con un significativo aumento della sopravvivenza libera da progressione, di fatto raddoppiata – ha affermato Paolo Pronzato, Direttore Uoc di Oncologia medica A, Irccs Aou San Martino di Genova – le pazienti che hanno assunto la combinazione di everolimus e exemestane hanno avuto un “beneficio clinico”, ossia una regressione del tumore o, quanto meno, una stazionarietà di lunga durata. Inoltre, nello studio la qualità di vita di queste pazienti è stata specificamente analizzata e si è potuto constatare che essa si mantiene migliore per un periodo più lungo con l’associazione del nuovo farmaco”.
 
 
E il contributo dato dai Centri italiani nello sviluppo clinico di questa nuova indicazione di everolimus testimonia l’eccellenza della ricerca del nostro paese. Un’eccellenza sottolineata anche dal premio “The Luminal Breast Practice Award”.
“Obiettivo di questa iniziativa – ha commentato Filippo de Braud, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica, Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – è stato quello di accendere i riflettori sulle nuove generazioni di ricercatori e oncologi che hanno contribuito alle tante novità che segnano i progressi dell’oncologia per il tumore della mammella. Abbiamo dato ai giovani l’opportunità di esprimere il loro parere”.

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