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Giovedì 13 FEBBRAIO 2014
Convenzioni/1. Via libera delle Regioni all’Atto di indirizzo per medicina generale, pediatria e specialistica ambulatoriale. Il testo

L’Atto è stato ora inviato al Governo. Montaldo: “Rappresenta una proposta che consentirà di incontrare il mondo della medicina generale, della pediatria e della specialistica su un terreno innovativo per accrescere la capacità di risposta sanitaria del territorio". Il documento.

Il Comitato di Settore Regioni-Sanità ha definito e dato il via libera all’Atto di indirizzo per la medicina convenzionata. A darne notizia una nota delle Regioni. “Si tratta – ha spiegato Claudio Montaldo (Vicepresidente della Liguria e Presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità) – di un atto che affronta in modo complessivo la convenzione e non si limita solo ad attuare quanto previsto dal decreto Balduzzi”.

L’Atto è stato inviato al Governo (in particolare ai Ministri Lorenzin, Saccomani, D’Alia e Delrio) e “rappresenta una proposta – ha spiegato Montaldo - che consentirà di incontrare il mondo della medicina generale, della pediatria e della specialistica su un terreno innovativo per accrescere la capacità di risposta sanitaria del territorio con un’attenzione particolare alla quota crescente di pazienti cronici".

"In questo rinnovato contesto – ha aggiunto il Presidente del Comitato di Settore – il ruolo del medico di medicina generale può riacquisire una indispensabile centralità nel sistema delle cure primarie, all’interno di una dimensione associazionistica, collegiale e di collaborazione con gli altri operatori sanitari".

Per questo, secondo Moltaldo, nell'atto si legge che "è necessaria una profonda revisione del modello assistenziale territoriale che, facendo affidamento sui medici convenzionati, promuova, diversamente da quanto già succede, l’erogazione dell’assistenza primaria con modalità multiprofessionali e integrate".

"Il sistema sanitario – ha concluso Montaldo – è ormai saldamente articolato sulle Regioni e quindi è assolutamente naturale che anche gli strumenti che derivano dai contratti e dalle convenzioni possano aderire meglio alle esigenze delle singole realtà territoriali”.
 
Ma cosa prevede l'atto inviato al Governo? Ecco una breve sintesi

“L’approvazione del Decreto Balduzzi, oltre alla necessità di rivedere gran parte dell’impianto normativo degli ACN vigenti, ha aperto e stimolato tra le regioni, anche in considerazione delle esperienze nazionali ed internazionali in atto, una profonda riflessione sulla necessità di rivedere e riorganizzare il modello assistenziale del Servizio Sanitario Nazionale, nella parte che riguarda l’assistenza territoriale”.

Si apre così la premessa alla bozza dell’Atto di indirizzo per le convenzioni che domani sarà all’esame della Conferenza dei Presidenti delle Regioni.

Nel documento è poi sottolineata la necessità di “una profonda revisione del modello assistenziale territoriale che, facendo affidamento sui medici convenzionati, promuova, diversamente da quanto già succede, l’erogazione dell’assistenza primaria con modalità multiprofessionali ed integrate”.

“I medici di assistenza primaria ed i pediatri di libera scelta – sottolinea il documento - pur mantenendo il fondamentale rapporto fiduciario con i propri assistiti, dovranno essere inseriti, cosi come indicato dalla L.189/2011, in un modello organizzativo definito dalle regioni, che permetta la condivisione delle competenze, una gestione più efficace e più efficiente delle patologie croniche ed un generale miglioramento delle capacità di presa in carico dei pazienti”.

“In sintesi – si legge nell’Atto di indirizzo -, si tratta da un lato, di rivedere e completare le norme vigenti relative alle AFT e alle UCCP, per renderle più rispettose del nuovo testo dell’art. 8, comma 1 del Dlgs 502/92; dall’altro di introdurre e disciplinare nell’ACN della Medicina Generale il nuovo istituto del ruolo unico della medicina generale. Inoltre, i nuovi ACN devono recepire, in modo esplicito e non ambiguo, il principio della obbligatorietà dell’adesione dei medici all’assetto organizzativo e al sistema informativo di ciascuna Regione e al sistema informativo nazionale, così come previsto dal punto m-ter del comma 2, art.1 della legge in questione”.

“Tale processo di aggiornamento e integrazione degli ACN vigenti – prosegue il documento - dovrà riguardare anche altri aspetti rispetto a quelli citati, quali ad esempio: rappresentatività e diritti sindacali, modalità di compenso dei professionisti convenzionati, integrazione professionalità per l’assistenza nelle carceri, deve avvenire per tutti i livelli negoziali, senza alcun onere aggiuntivo a carico della finanza pubblica”.

“I nuovi principi introdotti nell’art.8 del Dlgs 502/92 chiedono prima agli Accordi nazionali e successivamente a quelli regionali - sottolinea ancora il documento di indirizzo - di delineare un assetto organizzativo dei servizi territoriali delle cure primarie che, per la componente convenzionata, sia strutturato esclusivamente attorno a due forme organizzative, le AFT e le UCCP inserite in una rete di strutture territoriali di riferimento, entro le quali si deve sviluppare l’attività dei vari professionisti, collegate attraverso la programmazione delle attività e la definizione dei livelli di spesa al Distretto sanitario”.

“Tale assetto organizzativo, dove i professionisti operano non più da soli ma in una logica di squadra, assieme a loro pari (nelle AFT) o assieme ad altri professionisti (nelle UCCP), collegati alla rete informatica, al sistema informativo nazionale e al resto della rete dei servizi regionali – insiste il documento - rappresenta il modo per garantire l’assistenza per l’intero arco della giornata e per 7 giorni la settimana, ridurre il bisogno di impegnare i servizi sanitari di secondo e terzo livello, aumentare l’efficienza complessiva del SSN e quindi operare a favore della sua sostenibilità”.

“Per facilitare il processo di integrazione tra i professionisti convenzionati, in particolare tra i medici di medicina generale, è previsto che si istituisca il ruolo unico della medicina generale, vale a dire uniformi requisiti e modalità di accesso alle funzioni oggi ricomprese in questo settore di attività in particolare l’assistenza primaria e la continuità assistenziale. Tale processo tuttavia – sottolinea ancora l’Atto - deve avvenire fermi restando i livelli retributivi specifici delle diverse figure professionali (comma 3, art.1. legge 189/2012)”. 

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