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Mercoledì 24 NOVEMBRE 2010
Federalismo a due velocità? Suggestivo ma molto pericoloso

L’idea l’ha lanciata nei giorni scorsi la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. In sostanza si propone che le Regioni più forti e avanzate avviino subito il processo federalista con maggiori autonomie sul piano legislativo e finanziario. Plaudono la Lega e il presidente lombardo Formigoni. Ma ecco perché questa proposta non ci convince.

“In un paese come l'Italia, che ha regioni tra le più sviluppate e le meno sviluppate d'Europa, non possiamo pensare ad una soluzione unica per tutto. Il federalismo deve significare che chi è pronto deve partire prima degli altri, chi ha la possibilità e la capacità deve partire prima. Se i più forti vanno avanti è anche a vantaggio delle regioni del Mezzogiorno, delle regioni più arretrate”. Così la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, intervenendo agli Stati generali della Confindustria lombarda il 22 novembre scorso.
In soldoni, Lombardia in primis, tutte le Regioni con i conti a posto, con progetti di sviluppo avanzati, ricchezza locale diffusa, capacità produttive e innovative di rilievo, perché dovrebbero aspettare il 2013 o il 2014 per spingere l’acceleratore delle opportunità che il federalismo promette?
 
Una opzione subito accolta dalla Lega, ma anche dal presidente della Lombardia Formigoni che va oltre. “Il federalismo può e deve viaggiare a venti velocità diverse” - sottolinea oggi in un’intervista al Corriere della Sera - specificando che il federalismo di cui parla è quello “devolutivo, quello che dovrebbe assegnare alle Regioni che ne facessero richiesta poteri specifici e autonomia assoluta su alcune materie come l’ambiente, i beni culturali, la ricerca scientifica e l’università”.
Considerando l’incertezza del quadro politico attuale, sia la dichiarazione di Marcegaglia che le avance di Formigoni, potrebbero finire nel calderone delle intenzioni e dei desideratada immolare sull’altare della probabile fine anticipata della legislatura.
Resta il fatto che sentire affermare come un “valore” la definitiva spaccatura del Paese in 20 statarelli con prospettive e velocità di sviluppo diverse, lascia, almeno chi scrive, alquanto perplessi.
E non tanto per il fatto di sostenere una tesi come questa in occasione dei 150 anni dell’unità della Nazione, quanto per la constatazione che l’idea di un’Italia, unita, solidale, impegnata nel superamento delle diversità (che in questo caso sono sempre negative, visto che stiamo parlando di tassi di sviluppo, di indici di ricchezza e opportunità e non di differenze folcloristiche o turistico-ambientali), è evidentemente naufragata nelle menti di due persone che, in un modo o nell’altro, rappresentano il motore e la linfa vitale per lo sviluppo di questo Paese.
 
A quell’idea d'Italia, Marcegaglia e Formigoni sostituiscono quella della competizione nella diversità. Immaginando però un Paese che non c’è, ignorando completamente la realtà storica, sociale, culturale, politica e industriale dello stivale. Una realtà che non ha mai visto il Sud nelle condizioni di poter competere ad armi pari con il Nord, per mille e una ragioni e responsabilità che non serve adesso analizzare. Parlare quindi di competizione virtuosa quando i concorrenti partono da posizioni così diverse appare veramente pretestuoso se non ipocrita. Tanto vale dire con chiarezza che si è stufi di aspettare chi non arriva mai, cementando così una definitiva spaccatura del Paese.
Considerateci pure sognatori. Ma l’Italia che vorremmo è ancora quella che vede nei ritardi del Mezzogiorno un problema di tutti e non un dato da classifica in una gara di cui si conoscono in partenza vincitori e vinti (sempre gli stessi!).
 
Cesare Fassari
 
Post scriptumCome test di verifica su dove potrebbe portare la visione delle 20 repubbliche, basta vedere com'è andato a finire il vertice odierno Governo-Regioni sull'emergenza rifiuti in Campania. L'obiettivo era quello di affrontare insieme la crisi con la presa in carico di ogni regione di una quota parte dei rifiuti campani, così da consentire un più rapido smaltimento. Risultato: la Lombardia non è prorio andata all'incontro, Veneto e Piemonte hanno subito detto di no. Marche, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Sardegna si sono sfilate con varie motivazioni. Viva l'Italia.
 

 

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