quotidianosanità.it

stampa | chiudi


16 FEBBRAIO 2014
Una petizione per il riconoscimento delle Biotecnologie mediche



Gentile direttore,
sono una 27 enne con laurea specialistica in Biotecnologie Mediche, Molecolari e Cellulari. Vi scrivo per segnalrvi la petizione da me promossa, in cui chiedo che le biotecnologie mediche vengano riconosciute come professione sanitaria per accedere a posizioni in ambito tecnico-diagnostico-ospedaliero. 
 
Essa è indirizzata al Ministero della Salute e al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Tale petizione è pubblicata sulla piattaforma change.org (http://www.change.org/it/petizioni/biotecnologie-mediche-come-professione-sanitaria) e finora conta circa 1200 firme.
 
Ho fatto questa richiesta perché consultando più atenei universitari si evidenzia che il corso di laurea in biotecnologie mediche prevede tra i possibili sbocchi occupazionali, oltre all’università e gli istituti ed enti di ricerca pubblici e privati, anche strutture del Sistema Sanitario Nazionale, aziende ospedaliere, laboratori specializzati pubblici e privati. Purtroppo entrata nel mondo del lavoro mi sono accorta che non è per nulla così. Attualmente è impossibile per un biotecnologo medico partecipare ai concorsi come tecnico di laboratorio e quindi lavorare in un contesto laboratoristico.
 
Le biotecnologie nascono per trovare nuove strategie predittive, diagnostiche e terapeutiche per trattare le patologie con l’obbiettivo di arrivare ad una medicina personalizzata, che ritengo essere importante per il progresso del nostro paese nel settore sanitario. La mia richiesta non è quella di sostituire o d’interferire con la figura del tecnico, semplicemente aumentando le conoscenze in ambito scientifico-sanitario credo sia necessaria la presenza dell’interdisciplinarietà in un laboratorio analisi e non possono esistere confini così netti tra le professioni (medico, biologo con specialità, tecnico, biotecnologo).
 
L’impressione è che in Italia le biotecnologie mediche si indirizzino solo alla ricerca nonostante gli studenti vengano preparati anche sul settore diagnostico-ospedaliero. Non capisco l’utilità dell’insegnamento delle tecniche diagnostiche usate in molteplici campi dalla medicina: biochimica clinica, microbiologia e virologia medica, anatomia-patologica, immunologia, genetica molecolare, diagnosi prenatale, farmacogenomica, medicina predittiva… se poi non possiamo svolgere tali analisi in un contesto ospedaliero o in centri d’analisi.
 
IN POCHE PAROLE QUELLO CHE CHIEDO È CHE LA NOSTRA FIGURA (IL LAUREATO QUINQUENNALE) POSSA ESSERE INSERITO NEL CONTESTO SANITARIO, PARTECIPARE A CONCORSI, AVERE CONTRATTI DI LAVORO (NON SOLO BORSE O COLLABORAZIONI), PARTECIPARE A CORSI D’AGGIORNAMENTO ECM ACCREDITATI.
 
Tutte cose impossibili finché il biotecnologo medico viene considerato utile solo per la ricerca di base e clinica. Per fare un esempio: come alla ricerca può accedervi un medico o un biologo oltre al biotecnologo, perché al laboratorio analisi non può accedervi un biotecnologo medico oltre al tecnico di laboratorio biomedico? Vorrei che vengano rimossi o comunque rivisti i blocchi legislativi e burocratici legati all’ingresso del biotecnologo medico in ambito laboratoristico.
 
Sara Zovetti

© RIPRODUZIONE RISERVATA