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Giovedì 25 NOVEMBRE 2010
Farmaci: per le donne ogni pillola è in sovradosaggio

Lo ha affermato il presidente dell’Iss, Enrico Garaci, in occasione della presentazione del volume Salute della donna. Un approccio di genere, realizzato da Onda con la collaborazione Farmindustria. “Il 70% del campione su cui vengono testati i farmaci è formato da uomini”. Ma le differenza di genere fanno sì che il contenuto di un farmaco, valido per un uomo, risulti in sovradosaggio quando ad assumerlo è una donna. Buone notizie, però. Cresce nel mondo la ricerca di genere, tanto che oggi sono 1.000 i farmaci in sviluppo mirati alle donne.

Le donne hanno bisogno di farmaci. Il 70% del campione su cui vengono testati i farmaci, infatti, è formato da uomini, quindi i farmaci sono principalmente sviluppati in base alle caratteristiche maschili. “Ma il peso corporeo di una donna è mediamente inferiore del 30% rispetto a quello dell’uomo, con una maggiore concentrazione di grassi e inferiore presenza di acqua che comportano differenze di assorbimento del principio attivo”. In pratica, il contenuto di un farmaco, valido per un uomo, è in sovradosaggio quando ad assumerlo è una donna.
A spiegarlo è stato il presidente dell’Iss, Enrico Garaci, in occasione della presentazione del volume Salute della donna. Un approccio di genere, realizzato dall’Osservatorio sulla salute delle donne (Onda) in collaborazione con Farmindustria, teso proprio a marcare gli elementi che distinguono i due generi, anche nella salute. Le donne e gli uomini, infatti, si ammalano in maniera diversa e reagiscono diversamente alle terapie e ai farmaci. Un approccio di genere, in sanità, è quindi essenziale. Ma ancora debole.
Oggi, infatti, ha spiegato Flavia Franconi, farmacologa e curatrice del volume, “l’arruolamento delle donne nelle prime fasi (1 e 2) dei trials clinici – fondamentali per stabilire dosaggio, effetti collaterali e sicurezza nell'uso di farmaci – seppure aumentato, è ancora pari al 30%”, Meglio nella fase 3, quella prima dell’introduzione nel mercato (fase 3), dove “l’arruolamento delle donne è praticamente uguale a quello degli uomini anche se permangono delle aeree di scarso arruolamento come quella cardiovascolare e l’oncologia non genere-specifica”.
Tutto sommato, però, negli ultimi tempi si sono fatti grandi passi avanti, ha sottolineato il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé. Le donne oggi, ha spiegato Dompé, “possono contare su circa 1.000 farmaci mirati che sono in sviluppo nel mondo”. Sia per le malattie ginecologiche che per quelle “unisex” o con alta incidenza femminile, come il diabete, i tumori, le patologie muscolo-scheletriche e autoimmuni.
Nel dettaglio, sono 131 i farmaci in sviluppo per l’artrite e le patologie muscolo-scheletriche, 114 quelli per le malattie autoimmuni, 163 per il cancro, 155 per il diabete, 34 per malattie dell’apparato oculare, 17 per malattie gastrointestinali, 17 per quelle renali e urologiche, 112 per le malattie respiratorie e i polmoni, 116 per le patologie neurologiche, 86 per quelle ostetrico-ginecologiche, 74 per i disturbi psichiatrici, 8 per la sepsi.
Si tratta di una vera e propria ‘rivoluzione’ nella ricerca farmaceutica. Che tiene anche conto che le donne vivono in media più a lungo degli uomini, si ammalano di più ed hanno un maggior numero di anni di vita in cattiva salute. “Questo significa anche – ha osservato il presidente di Farmindustria – che le donne sono le maggiori consumatrici di farmaci e pesano di più sui costi del sistema sanitario”. Intervenire con la ricerca di genere, significa allora non solo guadagni in termini di salute della popolazione, ma anche risparmi in termini di costi per lo Stato.
Ma “il lavoro di Onda – ha sottolineato la presidente dell’Osservatorio, Francesca Merzagora – non riguarda solo l’ambito di ricerca medica, ma anche le logiche di intervento, per sviluppare un approccio di genere alla medicina che finalmente risponda alle esigenze delle donne”.

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