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23 FEBBRAIO 2014
Non vedenti. Un dispositivo sonoro per orientarsi negli ambienti. Parte il progetto europeo ‘ABBI’

Simile a un braccialetto, questo sistema potrà favorire l’orientamento spaziale e una migliore conoscenza delle dimensioni del proprio corpo. A provarlo saranno 150 bambini liguri. Appena partito il progetto ABBI, coordinato dall’IIT

Sfruttare il suono per migliorare la capacità di orientamento ambientale e la conoscenza delle dimensioni del proprio corpo delle persone non vedenti, in particolare dei bambini. È l’obiettivo del progetto ABBI, acronimo di Audio Bracelet for Blind Interaction, un progetto di tre anni coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia e finanziato dalla Commissione Europea. Partito proprio in questo mese, ABBI intende realizzare un dispositivo sonoro simile ad un braccialetto, indossabile e non invasivo, che, un po' come una 'bussola sonora' per l'orientamento, stimoli la percezione spaziale dei non vedenti e che inoltre intende verificare la sua efficacia su un campione di 150 bambini e ragazzi della regione Liguria, con il coinvolgimento delle loro famiglie nelle fasi di prova e analisi degli effetti. Così il bambino non vedente potrà esplorare le dimensioni del proprio corpo, dalle braccia alle gambe, basandosi sull’origine del suono emesso. Inoltre, come illustra l’Istituto, i dispositivi potranno creare una sorta di mappa spaziale nella quale la persona potrà muoversi, dato che saranno utilizzati per creare reti sonore da dislocare negli ambienti in cui il non vedente vive.
 
I ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia hanno recentemente dimostrato che l’udito e la percezione del suono possono subentrare alla vista compromessa come strumento di orientamento nello spazio. Così, si è ottenuta una maggiore conoscenza delle modalità con cui il cervello cerca di ripristinare le percezioni sensoriali compromesse a causa dell’invalidità di uno dei sensi, sfruttando un altro senso funzionante. Proprio perché parte da un meccanismo naturale del cervello, basandosi su associazioni audio-motorie e anche tra il tatto e il movimento, l’utilizzo del dispositivo non necessiterà di particolari istruzioni, sottolineano gli esperti.  
“Nei nostri studi sull’integrazione delle modalità sensoriali nei bambini, abbiamo evidenziato che le persone non vedenti hanno una limitata percezione del proprio corpo, e che ciò pregiudica ulteriormente la loro capacità di muoversi nello spazio con semplicità”, spiega la Dottoressa Monica Gori, coordinatrice del progetto ABBI e ricercatrice nel dipartimento di Robotics, Brain and Cognitive Sciences di IIT. “La tecnologia ABBI è pensata per compensare entrambi gli aspetti con il suono”.
 
“Siamo convinti che l’introduzione di ABBI nei primi tre anni di vita dei bambini non vedenti, avrà un effetto riabilitativo”, dichiara MonicaGori, “i bambini saranno consapevoli del loro stesso corpo e potranno orientarsi nello spazio solo con l’ausilio dei normali suoni ambientali”.
 
La realizzazione e la prova degli effetti di ABBI saranno verificate direttamente con gli utenti, grazie alla partecipazione nel progetto di istituti dedicati allo studio e alla riabilitazione della cecità, quali l’Universität Hamburg e l’Istituto David Chiossone onlus a Genova.
Alla realizzazione del progetto ABBI partecipano, oltre a IIT come capofila, l’Istituto David Chiossone onlus a Genova, la Lunds Universitet (Svezia), l’Universität Hamburg (Germania), e l’University of Glasgow (UK).
 
Viola Rita

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