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Lunedì 29 NOVEMBRE 2010
Menarini. Lucia Aleotti: mai gonfiato i prezzi dei nostri farmaci

Così la figlia del cavalier Alberto Aleotti, patron dell'azienda farmaceutica fiorentina, che in una nota diffusa oggi esprime forti preoccupazioni per le voci di un possibile Commissariamento o di interdizione dai rapporti con la P.A.. "Queste eventuali richieste - scrive - avrebbero conseguenze molto pesanti se non irrimediabili, non solo per l’azienda ma anche per i quasi 4000 mila dipendenti italiani, e i 9000 di indotto che con le loro famiglie".

Lucia Aleotti, membro del Comitato esecutivo del Gruppo Menarini, è intervenuta per mezzo di una nota, per precisare le posizioni del Gruppo sulle voci di interdizione dei rapporti con la Pubblica amministrazione e di Commissariamento, trapelate in queste ore attraverso gli organi di stampa.
“Questa mattina – ha dichiarato Aleotti - ha avuto luogo presso i nostri uffici di Firenze un'operazione di perquisizione e sequestro di documentazione da parte dei NAS e dell'Agenzia delle Entrate. L'ipotesi accusatoria principale – ha proseguito -  è che Menarini abbia acquistato materie prime a prezzi maggiorati e da questi sia derivato un prezzo di alcuni farmaci più alto del dovuto. Ai fini cautelari sono sotto sequestro preventivo beni per oltre un miliardo di euro, sequestro che comunque non attiene e non riguarda l'attività dell'azienda”.
Aleotti tiene poi a precisare come, “pur nel doveroso rispetto degli organi inquirenti, non possiamo non rilevare come tale ipotesi sia assolutamente priva di ogni fondamento in quanto il prezzo dei farmaci è determinato dalle autorità competenti solo ed esclusivamente sulla base della loro efficacia e valore terapeutico, senza alcuna possibilità di includere, in tale valutazione, il costo delle materie prime. Non vi è quindi alcun danno per il Servizio Sanitario Nazionale né per i cittadini”.
Per quel che poi riguarda le voci di interdizione dai rapporti con la Pubblica amministrazione o di Commissariamento, precisando come tali provvedimenti non siano loro stati mai notificati, Aleotti conclude dichiarando la sua preoccupazione per le pesanti conseguenze che nel caso potrebbero derivare a carico dei lavoratori in seguito a scelte di questo tipo.  “Queste eventuali richieste avrebbero conseguenze molto pesanti se non irrimediabili, non solo per l’azienda ma anche per i quasi 4000 mila dipendenti italiani, e i 9000 di indotto che con le loro famiglie, anche nel momento attuale di crisi economica, hanno sempre e comunque tutelato il loro lavoro”. 
 

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