quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 30 NOVEMBRE 2010
Aids. Colpisce 22 mila persone ma i sieropositivi sono 160 mila

Uno su tre è straniero. Ha 35 anni se donna e 39 se maschio. Nell'80% dei casi si è infettato attraverso un rapporto sessuale. Ecco l'identikit del paziente "tipo" affetto da Aids tracciato oggi dal Coa (Centro operativo Aids) dell'Iss, in occasione della Giornata mondiale Aids del 1 dicembre.

Sono passati dai 1.567 del 2007 ai 1.191 dei 2009 i nuovi casi di Aids in Italia. Diminuisce anche il tasso di incidenza di Hiv, passato dall’8,1 ogni 100 mila residenti del 2006 allo 6,7 del 2009, ma si evidenzia nel tempo un aumento della proporzione di casi notificati in cittadini stranieri con una percentuale di nuove diagnosi di infezione da Hiv passata dall’11% nel 1992 al 31,6% nel 2008.
Le Regioni più colpite sono quelle del Centro-Nord, in particolare Liguria, Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna. Oggi vivono in Italia circa 160 mila persone con Hiv (la stima del Coa oscilla infatti tra un minimo di 143 mila e un massimo di 165 mila) e oltre 22 mila di loro con Aids. Ma ancora oggi, un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto. Sono questi alcuni dei dati del Centro Operativo Aids (Coa) dell’Istituto Superiore di Sanità presentati oggi a Roma.


In particolare, dal registro di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv, attivato ad oggi in 16 regioni, emerge che nel 2009 sono stati diagnosticati 4,5 nuovi casi di Hiv positività ogni 100.000 residenti italiani e 22,2 nuovi casi di HIV positività ogni 100.000 stranieri residenti. In pratica, nel 2009, quasi una persona su tre diagnosticate come Hiv positive è di nazionalità straniera.
L’incidenza è maggiore al centro-nord rispetto al sud-isole, l’età media di chi scopre di essere HIV positive è parti a 39 anni per gli uomini e 35 anni per le donne. Aumentano i casi attribuibili a contatti eterosessuali ed omosessuali, che nel 2009 costituiscono complessivamente l’80,1% di tutte le segnalazioni.
Dai dati dell’Iss emerge poi che un terzo delle persone con una nuova diagnosi di Hiv viene diagnosticato in fase avanzata di malattia, con una rilevante compromissione del sistema immunitario (numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/mm3) (Fig.7).

In tutto, sono circa 63 mila i casi di Aids in Italia dal 1982, anno della prima diagnosi. Da quell’anno, quasi 40.000 le persone che hanno perso la vita a causa del virus. Grandi, però, i passi compiuti dalla scienza in questi 20 anni, che hanno permesso una diminuzione dei casi di Aids per anno principalmente per effetto delle terapie antiretrovirali combinate (introdotte nel nostro Paese nel 1996).
Resta debole, però, l’attenzione alla prevenzione e alla diagnosi precoce. Nel 2009, infatti, secondo i dati del Coa, quasi 60% dei nuovi casi di Aids ha scoperto di essere sieropositivo molto tardi, in concomitanza con la diagnosi di Aids. Questa proporzione è aumentata progressivamente negli ultimi 15 anni e, come conseguenza, ben due terzi delle persone diagnosticate con Aids dal 1996 ad oggi non ha usufruito dei benefici delle terapie antiretrovirali prima di tale diagnosi.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA