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Mercoledì 12 MARZO 2014
Opg. La road map per il loro superamento degli psichiatri italiani. "Dalle misure di sicurezza alla sicurezza delle cure"

La Società italiana di psichiatria presenta un progetto in sette passaggi che punta soprattutto sulla valorizzazione dell'assistenza nelle carceri. Netta la posizione di Emilia De Biasi, presidente Commissione Sanità del Senato: "Vergognosa proroga richiesta da Regioni". IL DOCUMENTO DELLA SIP

Implementare il monitoraggio dei percorsi di cura, interrompere l’invio di pazienti alle strutture ancora operative, valorizzare l’assistenza dei dipartimenti di salute mentale nelle carceri. Sono i punti salienti della road map che la Società italiana di psichiatria (Sip) ha presentato oggi presso la Sala Stampa della Camera. L’obiettivo è rivedere integralmente il sistema, poiché non è più considerato accettabile affidarsi a continue proroghe.

“Gli Opg sono esempi di inciviltà umana e sociale – ha esordito Claudio Mencacci, presidente della Sip – Per modificare il quadro attuale bisogna però necessariamente affrontare anche il tema dell’assistenza nelle carceri. Il 16% dei detenuti soffre di disturbi psichici gravi, una cifra che corrisponde a circa mille persone. A ciò si aggiunge che il numero dei suicidi resta ancora elevato. Serve inoltre un convinto potenziamento dell’assistenza sul territorio, perché non ci si può affidare esclusivamente alle strutture residenziali”. Ma la partita si gioca anche sul piano culturale “con la cancellazione del concetto di pericolosità sociale, rimuovendo le misure di sicurezza psichiatrica come sono concepite oggi”.

Sulla base di questi elementi, la Sip ha elaborato una road map per svuotare gli Opg, rendendoli così di fatto inutili. Il progetto si basa su alcuni punti chiave:
 1 – Utilizzare le commissioni regionali sul superamento degli Opg (istituite dal 2008) per ‘monitorare’ i percorsi di cura dei pazienti autori di reato. A questo scopo è opportuno che siano rappresentati oltre ai dipartimenti di Salute Mentale e alla Medicina Penitenziaria delle Asl, anche il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), la Procura Generale e il Tribunale di Sorveglianza, nonché rappresentanti degli organismi di garanzia dei detenuti e la società scientifica. In questo modo sarà possibile realizzare le linee guida nel rispetto delle reciproche competenze e individuare soluzioni specifiche alle criticità che deriveranno dall'avvio dei nuovi percorsi di cura a tutela delle persone coinvolte;
2 – interrompere dal 1 aprile 2014 l’invio negli Opg dei pazienti per osservazione psichiatrica. Tale funzione, infatti, può essere adeguatamente effettuata nelle sezioni di osservazione o reparti sanitari, che devono essere realizzati in breve tempo in almeno un istituto di pena di ogni regione;
3 – Realizzare entro l’anno le sezioni carcerarie cosiddette per ‘minorati psichici’ in almeno un istituto di pena di ciascuna regione per recuperare i detenuti che sono attualmente nelle omonime sezioni degli Opg che parallelamente verrebbero chiuse;
4 – Proseguire le dimissioni dei pazienti ancora internati e incrementare l’assistenza psichiatrica ambulatoriale dei Dsm nelle carceri, in modo da iniziare precocemente i trattamenti necessari a far si che i malati di mente autori di reato non debbano nemmeno transitare, oggi, negli Opg o, domani, nelle costruende Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS);
5 – Programmare la chiusura di un Opg ogni sei mesi/un anno, a partire dal 1 aprile 2015, iniziando da  Reggio Emilia e terminando con Castiglione delle Stiviere, completando così il percorso in un tempo massimo di 3/5 anni in rapporto alle effettive esigenze residue del circuito penitenziario;
6 – Favorire i percorsi extradetentivi di tutti i carcerati per ridurre il sovraffollamento nelle carceri, e impedire quello nelle sezioni psichiatriche degli Istituti di Pena e nelle Rems;
7 – riprendere le proposte di riforma del Codice penale, come quella Grosso che già nel 1998 prevedeva la cancellazione della “sociale pericolosità” e la sua sostituzione con il concetto di “bisogno di trattamento” da riservare ai soli pazienti a cui è riconosciuto il vizio totale di mente. 

Un forte appello per l’eliminazione del meccanismo delle proroghe è arrivato anche da Emilia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato. “La richiesta di un’ennesima proroga giunta dalle Regioni è vergognosa – ha tuonato – soprattutto alla luce dei materiali prodotti dalla Commissione Marino, in cui si configuravano addirittura azioni di tortura. Le Regioni avrebbero dovuto muoversi con maggior velocità ed efficienza”. Il superamento degli Opg va “effettuato in un quadro di diritto mite, che metta al centro la riabilitazione dei soggetti e non la loro segregazione. E’ necessaria un’ampia riflessione sulla cultura della salute, non limitandosi a pensare alle esigenze di portafoglio. E per farlo non si può prescindere da una riflessione condivisa tra istituzioni, Regioni e operatori”.

Altro aspetto essenziale “è legato alla questione delle carceri – ha sottolineato Emilio Sacchetti, Presidente Eletto della Sip – Manca un censimento puntuale dell’utenza psichiatrica ospitata presso le strutture carcerarie, dove troppo spesso lavorano giovani che non vengono formati in maniera specifica e mirata sul tema”. L’importanza della formazione è stata evidenziata anche da Massimo Di Giannantonio, tesoriere nazionale della Sip. “Nel corso della formazione accademica manca una preparazione specifica legata alle malattie che portano ai reati. L’Italia è lacunosa in termini di prospettiva e organizzazione, soprattutto perché non esiste una reale integrazione tra assistenza sociale e temi sanitari”.

L’esecuzione delle misure di sicurezza andrebbe interpreta in ottica sanitaria, “passando cioè dalle misure di sicurezza alla sicurezza della cura – ha suggerito Enrico Zanalda, segretario della Sip – E, in questo senso, i continui rinvii sono assolutamente deleteri, quindi chiediamo che venga articolato un piano dettagliato e prospettico, in grado di valorizzare finalmente ed efficacemente l’assistenza territoriale”.
 
Gennaro Barbieri

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