quotidianosanità.it

stampa | chiudi


16 MARZO 2014
Lazio. Tavolo Fatebenefratelli: nuovo rinvio al 24 marzo

Nuovo incontro tra proprietà e sigle sindacali presso gli uffici della Regione. Ma la riunione si è risolta con un nulla di fatto. Sul bilancio grava un buco da 270 milioni e a rischio ci sono oltre 200 posti di lavoro. Ma i vertici aziendali si discolpano: "La responsabilità non è nostra".

Si è chiuso con un nulla di fatto il tavolo convocato presso gli uffici della Regione Lazio con la proprietà del Fatebenefratelli e le sigle sindacali. Al centro dell’incontro la gravissima crisi che sta attanagliando la struttura, con esuberi che oscillano tra le 170 e le 250 unità. Le parti si ritroveranno il prossimo 24 marzo, quando la dirigenza sarà chiamata a presentare un piano minuzioso per uscire dalla bufera.

Il Fatebenefratelli risulta esposto con le banche per 100 milioni, con i fornitori per 100 milioni e con l’Inps per 70 milioni. Un buco complessivo pari, quindi, a 270 milioni, cifra nota ormai da quasi un anno. Roberto Chierchia, segretario della Cisl Fp di Roma, è convinto che l’incontro di ieri abbia consentito almeno di limitare i danni. “Per ora abbiamo strappato un impegno dell’azienda a congelare tutte le iniziative che si volevano intraprendere, a partire dal ridimensionamento del personale”. La situazione si è infatti surriscaldata nei giorni scorsi. Lunedì 10 circa 300 lavoratori dell’Ospedale S. Giovanni Calibita Fatebenefratelli hanno sfilato per il Lungotevere dinanzi l’Isola Tiberina, per poi confluire verso il Ministero della Salute.

I sindacati accusano la proprietà che, però, a sua volta si discolpa. “Rispetto alle accuse di scarsa trasparenza dei conti o di cattiva gestione e sprechi, l’Ente risponde e ricorda che le ragioni alla base delle difficoltà e della crisi che ci si trova ad affrontare sono già state illustrate anche alle parti sindacali negli incontri avuti fino ad oggi. Si tratta di ragioni profonde, derivanti principalmente da una situazione che interessa l’intero sistema sanitario nazionale, che accomuna anche altre realtà simili alla nostra e che nulla hanno a che fare con la mancata trasparenza o la cattiva gestione”.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA