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Martedì 18 MARZO 2014
Tubercolosi. Allarme microbiologi: “Aumenta tra i giovani". Un italiano su 5 positivo alla forma latente

Secondo le stime dell'Associazione Microbiologi Clinici Italiani, nelle grandi città l'incidenza può superare anche di 4 volte la media nazionale di 7 casi ogni 100.000 abitanti. Diffusione è favorita da luoghi pubblici e da nuovi casi di bacilli resistenti ai farmaci. Il 24 marzo è la Giornata mondiale contro la TB.

Secondo stime recenti due italiani su dieci potrebbero essere positivi ai test immunologici per la Tubercolosi latente. E la patologia è in aumento tra i giovani tra i 15 e i 24 anni. A lanciare l’allarme è l’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (Amcli) in occasione della Giornata mondiale contro la tubercolosi, che si celebra il 24 marzo.

“Le persone con infezione tubercolare latente – hanno spiegato i microbiologi - non presentano sintomi e non possono trasmettere la malattia che, per insorgere, necessita di condizioni in grado di ridurre considerevolmente le difese immunitarie”. Ma tra i soggetti positivi ce ne è uno su dieci che si ammala. “Sono immunodepressi, anziani oppure malati oncologici, trapiantati, sebbene anche una dieta esagerata può essere elemento sufficiente per scatenare la malattia”.

“Ai fini di una corretta diagnosi e trattamento della TB è fondamentale l’attività svolta dai laboratori di microbiologia clinica – spiega Pierangelo Clerici, presidente Amcli - infatti solamente attraverso un’attenta analisi si riesce a stabilire se un paziente è infetto in modo latente, oppure in modo attivo, se elimina bacilli con la tosse e quindi è contagioso, oppure no ed infine a quali farmaci è sensibile”.   

Secondo le stime presentate dall’Amcli nelle grandi città la malattia raggiunge picchi di incidenza fino a 4 volte rispetto alla media nazionale di 7 casi ogni 100.000 abitanti. Discoteche, scuole, aule universitarie e luoghi di ritrovo in generale ne favoriscono la diffusione. “È sufficiente una persona affetta da TB polmonare contagiosa per creare numerosi casi secondari”, spiegano gli esperti sottolineando che “il contagio può avvenire anche nelle strutture sanitarie”.

Per questo, secondo i microbiologi, “la diagnosi di laboratorio di TB deve essere maggiormente estesa e resa facilmente disponibile, soprattutto ai servizi che si occupano di immigrati e rifugiati”. “Stanno infatti - ha spiegato Claudio Piersimoni, Microbiologo Clinico AOU Ospedali Riuniti di Ancona - aumentando i casi di bacilli tubercolari resistenti ai due farmaci di prima linea (isoniazide e rifampicina) in pazienti che arrivano prevalentemente dell’Europa dell’Est, oltre che dall’Africa. Per ridurne l’incidenza sarebbe fondamentale intercettare i portatori, sottoporli ad una diagnostica di laboratorio approfondita e a terapie idonee”.

Un sintomo che deve far scattare il campanello di allarme è la tosse persistente, accompagnata da febbre o un leggero calo di peso, che non passa dopo un normale trattamento antibiotico. “In questo caso – raccomanda l’Amcli - meglio fare una radiografia al torace ed evitare che la TB possa essere scambiata per una banale influenza”.
 

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