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Giovedì 20 MARZO 2014
Università. Anaao: “Aumentare posti a Medicina senza aumentare quelli per le Specializzazioni non risolverà la carenza”

Secondo le stime del sindacato, infatti, i 9.500 posti per i corsi di Laurea in Medicina proposti dal ministero della Salute produrranno circa 8.000 nuovi laureati, ma per 3.500 di loro non ci sarà posto nelle scuole di Specializzazione. Di conseguenza, molti medici rimarranno disoccupati o sottoccupati e il Ssn non colmerà la carenza di Medici specialisti. “Urgente colmare questo gap”.

“Aumentare il numero degli studenti iscritti al corso di laurea in Medicina non risolve il problema della prossima mancanza di Medici specialisti per il Servizio Sanitario, a meno che non si rivedano radicalmente i criteri di accesso ai ruoli della sanità pubblica”. Anzi, il rischio è che perpetuando la situazione attuale si “determinerà negli anni una nuova pletora medica ed il riemergere delle sacche di precariato,quando non di vera e propria disoccupazione”. A lanciare l’allarme sono Domenico Montemurro e Fabio Ragazzo del Settore Anaao Giovani, e Carlo Palermo, coordinatore dei Segretari Regionali dell’Anaao Assomed, in una nota che commenta la proposta del ministero della Salute per il fabbisogno per la Scuola di Medicina e Chirurgia relativamente all’anno accademico 2014/2015.

“Si tratta di circa 9.500 unità, un dato intermedio tra la richiesta FnomCeo di circa 7.000 unità e quella delle Regioni stabilita in circa 10.800 unità”, osservano i sindacalisti ricordando che “nello studio da noi appena pubblicato, basato su una analisi della demografia e delle curve di pensionamento dei medici specialisti operanti nel SSN, per il quinquennio 2013/2014 – 2017/2018 indichiamo una necessità di 7.750 accessi annuali alla Scuola di Medicina e Chirurgia, quindi molto vicina a quella fornita dalla FnomCeo”.

“Il Ministero – sottolineano Palermo, Montemurro e Ragazzo - spiega, richiamando linee guida internazionali, come sia auspicabile evitare un approccio ‘yo-yo’ variando drasticamente i numeri da un anno all’altro. Peccato che il responsabile dell’approccio ‘yo-yo’ sia un altro Ministero, il MIUR, che con alcune scelte sconsiderate ha prima introdotto il bonus per chi partecipava al concorso per l’ammissione alle scuole di Medicina e Chirurgia, per poi toglierlo e infine reintrodurlo, modificando di fatto le graduatorie e spingendo chi non era entrato a ricorrere alle vie legali. Giusto in questi giorni il TAR del Lazio ha stabilito il diritto all’iscrizione ai corsi di Medicina e Chirurgia per tutti coloro che sono incappati in tali contorsioni amministrative”.

Ancora, osservano i sindacalisti, “la nota del Ministero della Salute sorvola sul problema reale rappresentato dall’eccedenza di laureati in Medicina rispetto ai posti disponibili per l’accesso alla specializzazione che è, a norme vigenti, requisito per lavorare all’interno del SSN. Così come poco convincente è l’affermazione dell’esaurimento della “gobba pensionistica” in base alle disposizioni della riforma pensionistica Fornero. In realtà le nuove regole previdenziali hanno solo spostato in avanti di circa 3-4 anni le uscite dal sistema. Per esempio, i medici dipendenti del SSN (ospedalieri, medici della prevenzione e dei servizi territoriali) nati dal 52’ al 56’ che acquisiranno i nuovi criteri pensionistici dal 2017 al 2021 saranno circa 33.000 e corrispondono al plateau della gobba pensionistica”.

In pratica, secondo Palermo, Montemurro e Ragazzo, “in base alla programmazione relativa al 2014/2015, alla fine del corso avremo circa 8.000 nuovi laureati in Medicina e Chirurgia (9.500 – un 15% di abbandoni), l’attuale programmazione prevede circa 3.500 contratti di formazione specialistica a cui si possono aggiungere circa 1.000 borse per la formazione di Medicina Generale. In mancanza di finanziamenti aggiuntivi, rimangono, pertanto, senza sbocchi circa 3.500 nuovi laureati ogni anno in Medicina e Chirurgia, creando un innegabile ‘imbuto formativo’ che determinerà negli anni una nuova pletora medica ed il riemergere delle sacche di precariato,quando non di vera e propria disoccupazione”.

Per questo l’Anaao ribadisce “le domande che derivano dai risultati del nostro studio: è intenzione dei Ministeri competenti e delle Regioni colmare tale gap incrementando il numero dei contratti di formazione specialistica, riequilibrando, così, il deficit di personale specialistico che si prospetta? Chi programma preferisce, forse, che i giovani medici italiani emigrino in altri Paesi ovvero rimangano in Italia parcheggiati per molti anni come laureati disoccupati o sottoccupati? Ma in questo caso, non si tratterebbe di un odioso spreco di risorse umane ed economiche? Altro che spending review!”.
 

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