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Giovedì 20 MARZO 2014
Farmacisti. Conasfa: “Rinnovare il Ccnl dei dipendenti e intervenire subito contro la disoccupazione”

Il contratto dei collaboratori di farmacia privata è scaduto il 1° gennaio 2013. Per la Federazione dei farmacisti non titolari servono anche "nuovi sbocchi professionali". E per venire incontro alle difficoltà economiche dei dipendenti di farmacia si chiede, tra le altre cose, “maggiore flessibilità” da parte dell’Enpaf.

“Il rinnovo del contratto non può attendere oltre”. Questo l’appello lanciato oggi dal Conasfa, la federazione dei farmacisti non titolari, che ricorda come il Ccnl dei dipendenti di farmacia privata sia scaduto dal 1° gennaio 2013 nella parte economica, “mentre quella normativa è ancora incompleta da allora, poiché sono rimasti da definire accordi su materie quali formazione continua, ecm, trasferimenti, permessi sindacali, videosorveglianza, ente bilaterale, nuovi servizi in farmacia. A pagare di questo stallo – denuncia il Conasfa - è ancora una volta il livello salariale dei dipendenti di farmacia privata oltre che l'aggiornamento continuo in medicina, proprio in un momento di evoluzione della farmacia, in cui è fondamentale la formazione dei farmacisti collaboratori sulle nuove tematiche della farmacia dei servizi, sulla pharmaceutical care e sulle innovazioni informatico gestionali”.

“La mancanza di accordi a livello nazionale e di secondo livello in numerose regioni – prosegue la nota del Conasfa -, ha fatto sì che molti farmacisti collaboratori siano rimasti, in questi ultimi 3 anni (2011-2012 -2013), senza copertura economica per i corsi Ecm e per le ore dedicate all'aggiornamento professionale. Non manca la consapevolezza da parte dei dipendenti di farmacia privata dell'incertezza del momento che la farmacia del territorio sta attraversando, ma i segnali di ripresa non mancano e investire sulle risorse umane non può che agevolare il processo di innovazione della farmacia”.

Ma a preoccupare le associazioni dei farmacisti non titolari è anche il “crescendo della disoccupazione tra i farmacisti collaboratori, che spesso li mette in difficoltà nel mantenimento dell'iscrizione all'Albo, visti i costi delle quote Enpaf e per il timore di maturare 5 anni di disoccupazione, che conduce al pagamento di metà della quota intera all'ente. Ciò si traduce di fatto, soprattutto per i collaboratori più anziani che non riescono a ricollocarsi, in un allontanamento dalla professione e in un sempre più difficile reinserimento”.

Dunque il rinnovo del contratto non può attendere oltre, ma per il Conasfa “ancora più impellente è la problematica dell'occupazione per il laureato in farmacia. Occupazione che può essere ricercata con i nuovi sbocchi professionali prevedendo la presenza del farmacista ovunque ci sia il farmaco, con azioni decise contro l'abusivismo professionale, con una rapida conclusione dei concorsi già banditi ed una maggiore flessibilità dell'Enpaf”.
 

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