quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 21 MARZO 2014
Sicurezza alimentare. Grasselli (Sivemp): “Tutelare il made in Italy”. Oggi 1 prodotto su 3 è falso

Per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti italiani si genera, tra contraffazioni e imitazioni, un business 5 volte più grande. A lanciare l'allarme è la Società di Medicina Veterinaria Preventiva, che chiede di valorizzare le produzioni nazionali e il ruolo del servizio veterinario a tutela della salute animale e umana.

"Valorizzazione delle produzioni alimentari nazionali e ruolo del servizio veterinario come regolatore della concorrenza tra produttori e dei rapporti con i consumatori”. Un imperativo secondo la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (Sivemp), che al tema ha dedicato anche un incontro promosso a Rovereto (Trento) lo scorso 6 marzo e che oggi torna a insistere sulla necessità, sia in termini di salute che di mercato, di tutelare il made in Italy.

Quando si parla di agroalimentare nazionale oggi si fa riferimento anche a 779 mila aziende agro-zootecnico-alimentari compreso il commercio e la somministrazione. “L’industria zootecnica italiana - spiega Aldo Grasselli, Presidente del SIMeVeP – è un settore che vale oggi 17,3 miliardi di euro e impiega 800 mila persone. Purtroppo, anche una zootecnia nostrana debole ha un costo sia in termini ad esempio di perdita di biodiversità delle razze autoctone in estinzione, sia in termini di importazioni (42% del fabbisogno di latte; 40 % carne di maiale;30% carni ovicaprine;10% carni di coniglio; 57 milioni di cosce suine importate per produrre prosciutti ecc.) con tutti i correlati problemi legati alla sicurezza alimentare. Anche per questo il ruolo dei veterinari pubblici è fondamentale per garantire la tutela della salute animale e umana”.

I numeri del settore agroalimentare presentati dalla Sivemp indicano oltre 30 miliardi per export dei prodotti italiani, in un sistema che garantisce al nostro Paese, da anni, un incremento costante dell’esportazioni (nel 2013 è stato pari all’8%). A insidiare l’export italiano e la tutela del made in Italy ci sono però anche fenomeni come l’agropirateria o il sounding Italy, ovvero l’utilizzo improprio di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia per favorire la promozione e commercializzazione di prodotti non realmente riconducibili al Paese. “Con sounding Italy - afferma Paola Fossati dell’Università degli Studi di Milano – facciamo riferimento a produzione di alimenti che ‘ricordano’ la cultura alimentare e gastronomica italiana: nel nome; nell’etichetta; nel landscape più o meno stilizzato di monumenti o località caratteristici (Duomo di Milano, Colosseo, Torre di Pisa, etc.); nell’uso del tricolore sulle confezioni”. Differisce quindi dall’agropirateria cioè dall’atto di contraffazione e frode industriale. “Anche qui i numeri aiutano a comprendere il problema – spiega la Sivemp -. Il fatturato delle falsificazioni dei prodotti nazionali ammonta a 60 miliardi di euro, il doppio dell’export dell’agroalimentare made in Italy. Oggi 4 prodotti agroalimentari su 10 sono realizzati con materia prima estera, e uno su tre è un vero e proprio falso. Per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti italiani si genera, tra contraffazioni e imitazioni, un business cinque volte più grande. Non solo. Si stima che il valore dell’Italian sounding nella sola Unione europea sia pari a 21 miliardi di euro a fronte di 13 miliardi di euro di valore dei prodotti originari italiani nella Ue. Le leggi nazionali e i regolamenti europei in materia non mancano, ma non sono riusciti ad arginare questi fenomeni”.

Per questo, spiega la Sivemp, è stata presentata, lo scorso gennaio, una mozione alla Camera dei Deputati “che impegna il governo ad adottare i decreti attuativi previsti dall’art. 4 della legge 3 febbraio 2011 n. 4 (sull’etichettatura e qualità dei prodotti alimentari), con particolare riferimento all’origine, al fine di: sollecitare la Commissione Europea affinché l’Europa si doti di norme efficaci in materia di origine dei prodotti alimentari; rafforzare la tutela del made in Italy; rafforzare le norme in tema di contraffazione; intervenire presso la Commissione Europea affinché avvii una verifica sulla compatibilità del sistema di etichettatura inglese (cd. etichetta semaforica) con la normativa europea; difendere e tutelare il valore della dieta mediterranea; favorire iniziative volte all’inserimento dell’etichettatura volontaria per gli alimenti OGM free”.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA