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Sabato 22 MARZO 2014
Congresso Aigo. Troppo pochi i gastroenterologi in Italia: "Siamo un decimo di quelli che servirebbero"

L'allarme dall’Associazione Italiana gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri. Ma non basta: pochi anche i posti letto dedicati per patologie che costituiscono la prima causa di ospedalizzazione in Italia, con 1,5 milioni di ricoveri l’anno. Focus sullo screening del tumore del colon retto. Se si fa 25% di decessi in meno in dieci anni

E’ uno dei grandi big killer tra i tumori e il più frequente in Italia; ma anche per il carcinoma del colon-retto vale la regola della diagnosi precoce, come salva-vita per eccellenza. A ribadirlo sono i risultati di uno studio presentati a Napoli in occasione del 20° congresso nazionale dell’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri (Aigo). La ricerca è stata condotta in Veneto, regione dove i programmi di screening per questo tumore sono stati avviati dalle varie Ulss tra il 2002 e il 2009.
 
L’invito, rivolto alle persone tra i 50 e i 69 anni, era di sottoporsi al test del sangue occulto nelle feci ogni due anni. Negli otto anni dello studio, hanno risposto 600 mila persone. In questo periodo gli autori dello studio hanno confrontato i tassi di mortalità per questo tumore nelle Ulss che avevano attivato il programma di screening e in quelle che non lo avevano ancora fatto. Già a distanza di 2-4 anni, nelle Ulss dove si fa lo screening, si è registrato un abbattimento del tasso di mortalità per questo tumore, quantificabile intorno al 25% su base decennale. In termini assoluti il tasso di mortalità per carcinoma del colon retto è sceso da 45,7 a 36,2 decessi per 100.000 persone. La messa in atto dello screening ha portato inoltre ad un aumento del numero di diagnosi in fase iniziale di carcinoma del colon ad un aumento del riscontro di lesioni pre-tumorali, quali i polipi; questo ha permesso di associare il trattamento del tumore riscontrato in fase iniziale, quella più trattabile, anche un’efficace prevenzione primaria, attuata con l’asportazione per via endoscopica dei polipi con displasia di grado avanzato.
 
“L’importanza dello screening per il tumore del colon-retto – afferma Elisabetta Buscarini, presidente dell’Aigo – mette in evidenza la centralità della figura del gastroenterologo nella prevenzione delle malattie del digerente e soprattutto di questo tipo di tumore, il più diffuso in Italia”.
Lo screening dunque è altamente efficace nel ridurre la mortalità per questo tumore. Ma i gastroenterologi riuniti a congresso lanciano un allarme: secondo i dati di un censimento condotto di recente nel nostro Paese, frutto della collaborazione tra Aigo e Ministero della Salute, sarebbero appena 1425 i gastroenterologi ed endoscopisti in servizio; le unità operative di gastroenterologia sono 174 e dispongono di poco più di duemila posti letto. E’ un numero che secondo gli esperti dell’Aigo rappresenta appena il 10% di quello necessario, anche alla luce del fatto che secondo i dati del primo Libro bianco della gastroenterologia, le malattie dell’apparato digerente costituiscono il 10% di tutti i ricoveri per patologie acute. E basterebbe guardare agli obiettivi fissati dallo stesso SsN per rendersi conto dell’esiguità dell’esercito dei gastroenterologi: se alle patologie acute sono destinati 3000 posti letto per milione di abitanti, alla gastroenterologia ne dovrebbero spettare 300, contro i 34 attuali.
 
Tra pubblico e privato, le regioni con il maggior numero di letti dedicati a questa specialità sono la Valle d’Aosta (117 posti letto per milione di abitanti), la Liguria (82,3) e l’Umbria (71,7). Ma in alcune realtà, come il Molise, addirittura non esistono letti dedicati alla gastroenterologia nelle strutture pubbliche. Nel privato, solo cinque regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia, Sardegna e Sicilia) hanno posti letto per queste patologie. I posto letto di day-hospital riservati alla gastroenterologia vanno dal 6% del totale in Umbria al 40% della Calabria. “Da queste cifre – commenta la dottoressa Buscarini – appare evidente come sarebbe necessario incrementare il numero degli specialisti e dei posto letto dedicati alla gastroenterologia; una misura da sviluppare attraverso una più efficiente distribuzione delle risorse disponibili”.
 
Maria Rita Montebelli

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