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Giovedì 27 MARZO 2014
Allergie alimentari. Il Documento di indirizzo del ministero

Si stima che soffra di allergia alimentare il 3% degli italiani, il 5% in età pediatrica. Nel 72% dei casi l’intolleranza è verso frutta, legumi e pomodori. Dal ministero il punto sulla diagnostica, la terapia e la prevenzione, anche attraverso un miglioramento dell’etichettatura dei cibi. IL DOCUMENTO.

“L’allergia alimentare (AA), reazione immunologica avversa al cibo, è una malattia con elevato impatto sulla qualità di vita dei soggetti che ne sono affetti e dei loro familiari, con costi sanitari rilevanti per l’individuo e per il Sistema Sanitario Nazionale”. Per questo il ministero della Salute ha deciso di elaborare un documento rivolto “a tutti i settori coinvolti: addetti all’assistenza sanitaria, medici, ditte produttrici di alimenti e di pasti, ristoratori, associazioni di consumatori” e contenente informazioni sui quadri clinici delle reazioni avverse agli alimenti, sulle sostanze che possono scatenare dette reazioni e sulla ruolo dell’industria per migliorare la qualità dei prodotti e l’etichettatura degli stessi.

Il documento è stato elaborato con la collaborazione di un gruppo di esperti e validato dal Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA), che ha contribuito alla stesura della versione definitiva. .

Si tratta, spiega il ministero della Salute, di “un primo importante passo per affrontare a 360° la problematica nell’intento di seguire il progresso delle conoscenze scientifiche, il miglioramento delle diagnosi, gli aspetti connessi alla formazione degli operatori e l’impegno del settore alimentare”. Il documento affronta anche il tema delle metodiche analitiche, segnalando le criticità connesse, “al fine di fornire un indirizzo uniforme a livello nazionale e uno strumento utile agli operatori del settore alimentare”.

Purtroppo permangono tuttavia alcune criticità da risolvere, a partire dalle “difficoltà ad ottenere dati scientifici validati sulla dose soglia e alla presenza di allergeni occulti, o a fenomeni di contaminazione”. Ma, secondo il ministero, c’è anche “una scarsa consapevolezza da parte del consumatore della funzione fondamentale dell’etichetta, spesso dovuta a difficoltà di lettura, etichetta mutilingue e informazioni riportate con caratteri di stampa piccoli”. Intento del ministero è dunque quello di realizzare “una maggiore ‘visibilità’ delle etichette con la collaborazione dell’industria alimentare, le società scientifiche di allergologia e immunologia clinica, gli istituti di ricerca, le associazioni dei pazienti e dei consumatori”.

Ma quanti sono gli italiani che soffrono di allergie alimentari? Dati precisi non si sono ma “la stima approssimativa è collocabile al 3% nella popolazione generale”, si legge nel documento, secondo cui l’incidenza viene stimata tra il 6 e l’8% nei primi 2 anni di vita, mentre tende a diminuire con l’età. L’allergia alimentare in età pediatrica ha un valore medio di prevalenza del 5%. Dati che registrerebbero un trend in crescita negli ultimi anni.

Fra gli alimenti che sono più spesso causa di allergia primaria, al primo posto troviamo i vegetali, con il 72% (frutta, legumi, pomodoro, ecc), poi crostacei e molluschi 13%, pesci 4%, uova 3 %, latte 3 %, cereali 2%, carni 1%, anisakis e lumache <1%. I quadri clinici più gravi sono però causati da allergia primaria a crostacei e molluschi, cereali, uova e alimenti vegetali quali sesamo, spinaci, avocado, arachidi e semi. In età pediatrica latte vaccino, uova, grano, soia, pesce ed arachidi, sono responsabili di circa il 90% delle reazioni allergiche ad alimenti.

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