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Lunedì 14 APRILE 2014
Cosenza. I camici bianchi in corteo per  l'ospedale dell'Annunziata

Cgil Medici, Uil Medici, Fassid, Aaroi-Emac e Anaao Assomed, lo scorso sabato hanno sfilato per le vie della città chiedendo un rilancio e una riqualificazione della struttura ospedaliera. Lo stato di agitazione del personale dell’Annunziata si protrae da oltre 3 mesi a causa dei "reparti al collasso" e il personale "ridotto al lumicino".

Una marcia per le vie della città, per confrontarsi con i cittadini e spiegare loro il perché di disservizi e criticità che affliggono l'ospedale dell'Annunziata, una struttura definita ormai "in agonia" con reparti al collasso e personale ridotto al lumicino. Questa la nuova forma di protesta messa in atto dai medici di Cosenza. Cgil Medici, Uil Medici, Fassid, Aaroi-Emac e Anaao Assomed, lo scorso sabato 12 Aprile hanno sfilato per la città con tanto di striscioni per ribadire "che l'ospedale è di tutti, non solo di coloro che ci lavorano o di chi occasionalmente l’amministra”, e chiedendo un rilancio e una riqualificazione della struttura ospedaliera. Lo stato di agitazione del personale sanitario dell’Annunziata si protrae ormai da oltre 3 mesi nell’esclusivo interesse di miglioramento la sanità cosentina, “a beneficio degli operatori e degli utenti", hanno infatti spiegato i medici, secondo i quali "la Sanità calabrese è stata chiamata a contribuire al risanamento economico con aumento delle tasse e con tagli che hanno avviato un progressivo processo di asfissia del sistema e di riduzione dei servizi ai cittadini".

"Essere curati secondo i bisogni, indipendentemente da dove si è residenti, costituisce un limite etico, civile e sociale invalicabile che è oggi fortemente minacciato, mettendo a rischio di tracollo il sistema di welfare con la sanità nel ruolo di capro espiatorio”, hanno evidenziato ancora i camici bianchi, denunciando anche per quanto riguarda il loro lavoro "milioni di ore non pagate, ritmi e carichi di lavoro che mettono a rischio la sicurezza delle cure, una riforma delle pensioni che non considera la diversa fatica dei differenti lavori costringendo le donne della sanità, impegnate oltre i 60 anni in turni notturni e festivi e un blocco delle assunzioni che priva di futuro una generazione".

Infine, uno sguardo rivolto al futuro, con un monito: "Non sarà possibile mantenere un Sistema sanitario equo, solidale ed universalistico, se i professionisti del Servizio sanitario calabrese vengono sconfitti nei propri valori etici e deontologici e ridotti ad ingranaggi di un apparato che continua a scaricare su di loro l’insostenibile obbligo di continuare a colmare il vuoto tra le attese dei cittadini e le risorse a disposizione". 

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