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Mercoledì 23 APRILE 2014
Federsanità sulla revisione del regime IVA nei settori in esenzione

Il tema è di particolare rilievo per gli operatori del mondo della sanità: i volumi economici che si generano nel sistema sanitario sono evidentemente di grande rilevanza e, ancor più, la sanità è una sorta di “contributore netto” per quanto concerne l’IVA

L’Unione Europea sta proseguendo nel processo di revisione dell’impianto dell’Imposta sul Valore Aggiunto, la prima fonte di gettito per l’Unione e la seconda per l’Italia.
 
In un periodo in cui le politiche pubbliche indirizzate allo sviluppo e in generale le azioni di generazione e gestione della spesa pubblica hanno una rinnovata evidenza, è significativo il fatto che l’Unione Europea stia valutando la congruenza della propria principale fonte di gettito. Ancora più sintomatico è il fatto che si sia scelto lo strumento di una nuova consultazione pubblica che scadrà il prossimo 25 aprile e che mira a coinvolgere gli stakeholder, in particolare per quanto riguarda la condizione di esenzione-indeducibilità.
 
Il non essere considerati soggetti IVA (tecnicamente l’essere “soggetti esclusi dall’ambito di applicazione dell’IVA”) come avviene in linea generale alle Aziende sanitarie pubbliche o l’operare in attività esenti da IVA, ha comportato sin dall’inizio la perdita del diritto alla detrazione dell’IVA sopportata sugli acquisti dei beni e dei servizi. Il beneficio di non aggravare i servizi sanitari dell’IVA è quindi parzialmente ridotto dall’IVA che deve essere applicata dai fornitori di servizi e prodotti acquistati dalle nostre strutture. Si genera infatti un costo aggiuntivo per l’ente pubblico e per i soggetti anche privati che operano in esenzione.
 
Dato questo contesto, Federsanità-ANCI, partendo da uno studio di Bianchi e Fumagalli che per la prima volta quantificava nel dettaglio il valore della cosiddetta “ IVA occulta” per ciascuna struttura pubblica e per la sanità italiana nel proprio complesso, nonchè evidenziava valori che raggiungono e talvolta superano il 10% dei costi della produzione annui, senza considerare i rilevanti ammontari di IVA generati degli investimenti pluriennali, ha costituito un gruppo di lavoro composto da esperti di Aziende associate, coadiuvato dagli stessi Bianchi e Fumagalli, al fine di predisporre un documento che verrà trasmesso alla Commissione Europea nell’ambito della consultazione pubblica prima accennata.
 
Leggi l’articolo integrale di Alessandro Ricci e Andrea Angheleddu

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