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Giovedì 24 APRILE 2014
Speciale: la #sanità twitta a @matteorenzi. Cartabellotta (GIMBE): "Finanziare solo quello che funziona e che serve veramente"

Per salvare la sanità pubblica non servono grandi riforme, ma azioni mirate e innovazioni di rottura. E serve volontà politica, un'adeguata (ri)programmazione sanitaria, un management rigenerato, una rigorosa governance dei conflitti di interesse, l'impegno di tutti i professionisti sanitari e la riduzione delle aspettative dei cittadini nei confronti di una medicina mitica e di una sanità infallibile.

Spending review in Sanità deve significare chirurgia superselettiva finalizzata ad eliminare oltre 20 miliardi di euro/anno di inaccettabili sprechi che si annidano a tutti i livelli: politico, organizzativo, professionale e sociale. Inoltre la sacrosanta e condivisa proposta di una spending review “interna” alla Sanità ha risvolti imprevedibili senza un’adeguata programmazione e una governance nazionale. Infatti, se è indubbio che tutte le risorse recuperate devono rimanere nel comparto sanitario, in assenza di chiari obiettivi di disinvestimento e riallocazione, la maggior parte delle Regioni non riuscirà mai nella duplice titanica impresa di tagliare gli sprechi e investire su servizi e prestazioni sottoutilizzate, oltre che effettuare i necessari investimenti strutturali.
 
Alcuni spunti dall’anteprima del Rapporto GIMBE sul SSN finalizzate a garantire la sostenibilità della Sanità pubblica, senza avventurarsi in politiche perdenti che, spianando la strada all'intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati, rischiano di sfilare dalle tasche degli italiani la più grande conquista sociale: un SSN pubblico, equo e universalistico da difendere e conservare alle future generazioni.
 
Riallineare gli obiettivi divergenti e spesso conflittuali dei diversi stakeholders, rimettendo al centro quello assegnato al SSN dalla legge 833/78 che lo ha istituito, ovvero: "promuovere, mantenere, e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione".
 
Promuovere coraggiose disruptive innovations, innovazioni di rottura che creano una netta discontinuità rispetto al passato e che oggi sembrano avere maggiori probabilità di essere attuate visto il clima di rinnovamento promesso ai cittadini italiani con lo slogan «proviamo ad andare controcorrente».
 
Utilizzare le evidenze scientifiche in tutte le decisioni politiche, manageriali e professionali che riguardano la salute delle persone e ridurre le asimmetrie informative nei confronti dei cittadini. Il SSN non può più finanziare servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate solo per continuare a proteggere lobbies professionali, interessi industriali e clientelismi politici di varia natura. Questo si traduce nell'indifferibile revisione dei livelli essenziali di assistenza che deve ripartire dai tre fondamentali principi di evidence-based policymaking mirabilmente enunciati dal DM 29 novembre 2001, ma purtroppo mai attuati: i LEA devono includere quanto è di provata efficacia-appropriatezza, escludere quanto di provata inefficacia-inappropriatezza e sperimentare interventi, servizi e prestazioni sanitarie di dubbia efficacia e appropriatezza. A tal proposito, almeno 1% della quota di risorse ripartita alle singole Regioni deve essere investita in ricerca sui servizi sanitari per fornire risposte sulle priorità di salute orfane di evidenze.
 
Preservare il SSN attraverso un'adeguata (ri)programmazione sanitaria che deve ripartire dai bisogni assistenziali e sociali delle persone, coinvolgendo tutte le categorie di stakeholders e tenendo conto dell'epidemiologia di malattie e condizioni, di efficacia, appropriatezza e costo-efficacia degli interventi sanitari e dei servizi già esistenti, una elementare "triangolazione" mai applicata nel nostro Paese.
 
Mettere in atto azioni concrete per una rigorosa governance dei conflitti di interesse di tutti gli stakeholders, perché la sopravvivenza della Sanità pubblica è indissolubilmente legata all'integrità morale e alla professionalità di tutti gli attori coinvolti.
 
Queste azioni richiedono una vigorosa spallata alle vecchie logiche che hanno trasformato la Sanità italiana una "mangiatoia" al fine di realizzare in Sanità una sana spending review, rimborsando con il denaro pubblico solo quello che funziona e serve alla nostra salute e non servizi e prestazioni sanitarie inutili e spesso dannosi, difesi strenuamente dalle amministrazioni regionali e locali per mere logiche di consenso elettorale, o le false innovazioni abilmente proposte dal seduttivo mercato della salute e prontamente caldeggiate da innumerevoli lobbies professionali.
 
Nino Cartabellotta
Fondazione Gimbe

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