quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 28 APRILE 2014
Immigrati e tumori. Pochi screening e più decessi. Al via la campagna “La lotta al cancro non ha colore

Esami e diagnosi per il cancro tra gli immigrati in percentuali dimezzate rispetto agli italiani. Anche per questo i decessi fanno registrare un + 20% rispetto al resto della popolazione. L’iniziativa promossa da Aiom e Fondazione “Insieme contro il Cancro”. Cognetti: “Vogliamo sensibilizzare le persone più deboli sulla prevenzione”. 

Meno della metà dei cittadini stranieri chiamati agli esami di screening contro il cancro aderisce a questi programmi. In percentuali inferiori, in media, del 50% rispetto agli italiani. “Con la conseguenza che arrivano tardi alla diagnosi, fino a 12 mesi dopo, quando la malattia diventa difficile da trattare e fanno registrare un maggior numero di decessi, superiore del 20% – spiega il prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’-. Inoltre gli immigrati, spesso a causa delle barriere linguistiche, ignorano le regole della prevenzione: consumano troppo alcol, fumano, non seguono una dieta corretta e corrono maggiori rischi di sviluppare un tumore”.

Per raggiungere queste persone, nasce “La lotta al cancro non ha colore”, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa da “Insieme contro il Cancro” e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). Presentata oggi nelle sede del CONI a Roma in un incontro con i giornalisti, l’iniziativa ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato.

Con testimonial d’eccezione, fra cui il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, il CT della Nazionale Cesare Prandelli, il cantante Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, l’ex tennista Nicola Pietrangeli. Da domani al 4 maggio, tutti i cittadini potranno sostenere la campagna, donando un euro da sms o 2 euro con una chiamata da rete fissa al numero 45594. Il momento centrale della raccolta fondi sarà il 3 maggio, durante la finale di TIM Cup tra Fiorentina e Napoli, in cui verrà lanciato un appello a tutti i tifosi di calcio per aderire all’iniziativa.
 
Nel nostro Paese risiedono circa 4 milioni e 500mila stranieri, il 7,4% del totale della popolazione. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - continua il prof. Cognetti - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Con la campagna vogliamo che, entro tre anni, le percentuali di adesione ai controlli preventivi tra gli stranieri raggiungano quelle degli italiani. Il ricavato della raccolta fondi sarà utilizzato per numerose iniziative, a partire dalle regioni del Sud Italia, dove, anche fra gli italiani, le percentuali di adesione agli screening sono inferiori rispetto al Settentrione. Abbiamo già realizzato un sito internet (www.lalottaalcancrononhacolore.org) e quattro opuscoli sulla prevenzione (fumo, alcol, alimentazione e screening), tradotti in diverse lingue (inglese, francese, spagnolo, romeno, cinese, arabo), che verranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato e i medici di famiglia”. Come evidenziano i dati Istat, le diverse comunità di immigrati si differenziano anche per i comportamenti a rischio: i tabagisti sono soprattutto romeni (35,1%), tunisini (29,1%) e ucraini (24,9%). Il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Sono obesi il 13,6% degli uomini ucraini e l’11,1% dei romeni, fra le donne l’11% delle romene e il 10,7% delle marocchine.
 
 “Il nostro sistema sanitario - afferma Vito De Filippo, Sottosegretario al Ministero della Salute - ha il pregio di essere costruito sulla base di una visione universalistica, anche se è sicuramente migliorabile, visto che non raggiunge sempre tutte le persone e non garantisce una tutela uniforme nelle diverse realtà del nostro Paese. È necessario più impegno nel sensibilizzare i cittadini non solo sugli stili di vita corretti, ma anche sull’importanza della diagnosi precoce. Gli screening oncologici di massa sono uno strumento fondamentale, che incide profondamente sul diritto alla salute. Inoltre, quando malattia è diagnosticata in fase precoce, non solo le probabilità di guarigione aumentano, ma è possibile anche risparmiare risorse”. Il linguaggio universale dello sport permette di oltrepassare le barriere linguistiche.

“Nel nostro campionato di calcio molti campioni sono stranieri – evidenzia Giovanni Malagò, Presidente CONI e membro del Comitato d’Onore di ‘Insieme contro il cancro’ -. Lo sport può aiutare la scienza a trasmettere i consigli della prevenzione al maggior numero possibile di persone, in particolare ai giovani che troppo spesso adottano comportamenti a rischio (abitudine al fumo e all’alcol, dieta scorretta e sedentarietà). Vogliamo rivolgerci anche alle ‘seconde generazioni’ di immigrati. Si tratta di cittadini che parlano la nostra lingua, crescono in Italia, fanno da tramite per la traduzione e l’informazione ai genitori e rappresentano una risorsa indispensabile per favorire il cambiamento culturale all’interno delle famiglie”.

“Studi scientifici dimostrano che, grazie ai programmi di prevenzione e screening, è possibile diminuire fino all’80% il tasso di incidenza dei tumori – sottolinea il prof. Stefano Cascinu, Presidente AIOM -. Gli immigrati presenti, anche temporaneamente, sul nostro territorio hanno il diritto di accedere alle strutture sanitarie. Il riconoscimento formale però non corrisponde ad una vera presa in carico per le difficoltà culturali, burocratiche, amministrative, di informazione, presenti anche per gli italiani, ma che rendono particolarmente difficile l’accesso agli immigrati. Queste persone troppo spesso arrivano alla diagnosi quando il cancro è già in uno stadio avanzato, a causa di scarsa prevenzione ed informazione. Va poi considerato il dramma dell’immigrazione irregolare, che non riesce ad accedere ad alcun tipo di controllo preventivo”.

“Rappresentiamo un esempio per i giovani e per tutti gli sportivi – affermano Dino Zoff e Morgan De Sanctis, due testimonial della campagna –. Questo ruolo ci dà grandi responsabilità. Possiamo far capire soprattutto ai ragazzi quali siano i comportamenti positivi da imitare e quelli negativi da eliminare. È con grande piacere e onore, quindi, che abbiamo deciso di partecipare a un’iniziativa così importante”.

“Siamo lieti di sostenere questa campagna nella finale di TIM Cup, perché ciascuno deve fare la sua parte – spiega Maurizio Beretta, Presidente Lega Serie A -. Non si devono mai sottovalutare due aspetti importantissimi legati allo sport, divertimento e benessere, che possono aiutare a seguire uno stile di vita corretto”. Con il ricavato della campagna, verranno inoltre registrati video informativi in diverse lingue, da inserire nel circuito di tutti i principali social network e nelle televisioni locali, per mostrare le regole della cosiddetta prevenzione “primaria” (rivolta cioè alle persone sane sugli stili di vita corretti).

“Un’attività analoga – concludeElisabetta Iannelli, segretario di ‘Insieme contro il Cancro’ - sarà realizzata per illustrare l’importanza degli screening, offerti gratuitamente dal Servizio Sanitario nazionale per le diverse fasce d’età (pap-test, mammografia, sangue occulto nelle feci). Questi filmati saranno diffusi attraverso le organizzazioni di volontariato in campo sociale, medico-sanitario e tramite attività virale sui social network. Verranno utilizzate, per facilitare la comprensione del messaggio, anche le testimonianze in video di immigrati che si sono sottoposti con successo agli screening, oltre a interventi degli oncologi per spiegare la totale innocuità e il grande vantaggio di questi esami”. Inoltre si intensificheranno i rapporti di collaborazione con i giovani medici oncologi dei Paesi africani (soprattutto Tanzania), dove già esistono da anni scambi con clinici italiani che si recano in Africa per insegnare ai loro colleghi come affrontare il cancro. Allo stesso tempo giovani oncologi africani potranno essere ospitati in strutture di riferimento italiane per stage.

© RIPRODUZIONE RISERVATA