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Venerdì 02 MAGGIO 2014
Decreto Irpef. Taglio 5% ai fornitori. Per i tecnici del Senato possibile aumento contenzioso e servizi a rischio

Nella nota di lettura del decreto, il servizio Bilancio del Senato ha messo in discussione la revisione dei contratti già in essere, chiedendo "rassicurazioni sul piano giuridico". Sarebbe alto, infatti, il rischio di un aumento di contenzioso così come le possibili "interruzione di servizi pubblici" in caso di recesso da parte dei fornitori. IL TESTO DELLA NOTA

"Al fine di realizzare l’obiettivo di riduzione della spesa per beni e servizi, le amministrazioni pubbliche, sono autorizzate a ridurre gli importi dei contratti in essere, aventi ad oggetto acquisto o fornitura di beni e servizi, nella misura del 5% del predetto importo per tutta la durata dei contratti, con facoltà di rinegoziare le prestazioni contrattuali. Questo uno dei passaggi del decreto-legge n. 66 del 24 aprile 2014, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale, contestati dal servizio Bilancio del Senato. In una nota di lettura del decreto, i tecnici di Palazzo Madama hanno sollevato dubbi circa gli effetti di risparmio, già stimati, per il 2014 e dal 2015, a correzione dei tendenziali di finanza pubblica. "Andrebbero acquisite rassicurazioni in merito alla loro piena sostenibilità, sul piano squisitamente giuridico", scrive il servizio Bilancio del Senato, visto che, di fatto, si parla di una riduzione del 5% di contratti già in essere, regolarmente stipulati dalle Amministrazioni "iure privatorum con terzi". Un dettaglio non da poco che, come sottolineano nella relazione gli stessi tecnici, "sembrerebbe perlomeno suscettibile di innescare meccanismi di contenzioso, con gli affidatari da cui potrebbero derivare nuovi o maggiori oneri di spesa per le PA e non la neutralizzazione di parte dei risparmi attesi".

Circa poi la prevista possibilità di recesso da parte del fornitore rispetto agli obblighi contrattuali convenuti, entro 30 giorni dalla comunicazione della "volontà" dell'amministrazione di procedere alla riduzione dell'importo del corrispettivo, "si prefigurano i rischi di malfunzionamento o interruzione di servizi pubblici". E anche se la norma prevede che per i nuovi affidamenti si possa accedere alle convenzioni-quadro Consip a centrali di committenza regionale, oltre che all'affidamento diretto, "potrebbe accadere - si legge nella nota - che non vi sia immediata disponibilità presso Consip o presso la centrale regionale del bene o servizio che si deve sostituire".
 
Si passa poi al pagamento dei debiti ai fornitori sanitari su cui il decreto mette altri 770 milioni. Nella nota si legge: "Andrebbero chiariti i motivi per cui non vengono scontati effetti sull'indebitamento netto, atteso che il dispositivo non sembra escludere che una quota delle risorse appostate sarà utilizzato per il pagamento di debiti inerenti spese in conto capitale. "Nel decreto 35/211 - proseguono i tecnici - c'era l'assenza di effetti di impatto in termini di indebitamento netto, e le risorse stanziate miravano anche ad affrontare la problematica di investimenti pregressi effettuati a valere sul finanziamento corrente del Ssn, di dimensioni eccessive rispetto alla capacità economico-finanziaria degli enti e tali da comportare una crisi di liquidità". Quindi, ne potrebbe derivare che "a fronte di idonei stanziamenti di bilancio, la liquidità disponibile sia stata utilizzata dalle regioni interessate per finalità extrasanitarie, restando pertanto garantita la copertura in conto competenza".
 
"Si può soltanto presumere inoltre, in relazione al pagamento di debiti di parte corrente, che i corrispondenti impegni siano stati sempre correttamente registrati nei bilanci degli enti sanitari, in quanto, in caso contrario, si tratterebbe di un'altra fattispecie che implicherebbe l'emersione di un equivalente incremento dell'indebitamento netto rispetto al quale il decreto - conclude la nota - assumerebbe la valenza di una sorta di sanatoria, che riguarderebbe essenzialmente spese per forniture ospedaliere effettuate in assenza di adeguati stanziamenti". 

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