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Martedì 13 MAGGIO 2014
Maternità. Rapporto Ilo: 830 milioni di donne lavoratrici senza tutele. Luci e ombre per l'Italia

Una cifra pari al 71,6% dell'intera forza lavoro femminile. A livello territoriale, la maggior parte di queste vive in Africa o Asia. Il nostro Paese è ben posizionato riguardo i giorni obbligatori di astenisione dal lavoro per congedo di maternità e prenatale (154), ma viene segnalato in negativo il fenomeno delle lettere di dimissioni 'in bianco'. IL RAPPORTO

Nel mondo, in caso di maternità, il 71,6% delle lavoratrici, 830 milioni di donne, non è tutelato in modo adeguato. A rivelarlo è il rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), "Maternity and paternity at work: Law and practice across the world". Il maggior numero di donne non tutelate (80%) vive in Africa o in Asia, dove predomina il lavoro nero e i tassi di mortalità materna e infantile sono ancora molto elevati. I paesi del mondo dove é garantito un sostegno al reddito a oltre il 90% delle madri - viene spiegato nel rapporto - sono appena 21, e fanno quasi tutti tutti parte dell'Europa.
 
Per quanto riguarda l'Italia, il nostro Paese garantisce 154 giorni di congedo, più di Germania (90 giorni), Francia (112) e Spagna (112), ma è ancora indietro per quanto riguarda i permessi concessi ai padri. Il record mondiale spetta però alla Croazia con ben 410 giorni di congedo, mentre la maglia nera va alla Tunisia con soli 30 giorni. Se si prende in considerazione il solo continente europeo, l'Italia viene superata dal Regno Unito, dove sono previsti 365 giorni di congedo, dalla Norvegia (315 giorni), dall'Irlanda (294 giorni) e dalla Svezia (180 giorni).
Considerando una media mondiale che si aggira intorno ai 100 giorni di congedo garantiti, registra un buon dato anche la Russia con i suoi 140 giorni. Non appare brillante neanche il dato degli Stati Uniti, con 84 giorni di congedo garantito. La peculiarità degli Usa, però, è che quegli 84 giorni vengono garantiti parimenti sia alla madre che al padre del futuro nascituro. Infine, come dicevamo, i risultati peggiori sono appannaggio dei Paesi africani e asiatici: Oman (42 giorni), Yemen (60 giorni), Iraq (62 giorni) e la già citata Tunisia (30 giorni).

Italia, Regno Unito, Irlanda, Norvegia e Finlandia sono gli unici paesi europei a garantire più di 18 settimane di astensione. Nel rapporto viene però segnalata una grave criticità per il nostro paese: le lettere di dimissioni in bianco che vengono fatte firmare alle lavoratrici al momento dell'assunzione in modo che possano essere licenziate senza problemi qualora restino incinte. Una prassi di "largo uso" in Italia, che viene segnalata anche in Croazia, Grecia e Portogallo. L'Italia va male anche per il congedo dei padri. Si passa infatti dalla Norvegia che segna un record mondiale con i suoi 112 giorni di astensione dal lavoro obbligatori tra congedo di maternità e congedo parentale, al nostro misero giorno retribuito.
In Italia si ha diritto a un totale di 10 mesi di congedo parentale complessivo per la famiglia, periodo che può aumentare di un mese se il padre si prende almeno tre mesi. Durante il congedo parentale viene però corrisposto solo il 30% della retribuzione, quindi molti padri preferiscono rinunciarvi e lasciare alla madre l'utilizzo di tutto il congedo parentale.
 
La media europea si aggira intorno ai 20 giorni, e sulla scia dell'esempio norvegese riguardo il trattamento del congedo per i padri, troviamo Islanda e Slovenia (90 giorni), Svezia (70 giorni) e Finlandia (54 giorni). I padri in condizioni peggiori che fanno compagnia a quelli italiani, invece, sono i tedeschi, che non hanno diritto a nemmeno un giorno di paternità, gli irlandesi, gli austriaci, i cechi e gli slovacchi.
Negli Usa, invece, non é previsto alcun congedo di paternità ma, come accennavamo, gli uomini possono comunque contare su fino a 84 giorni di congedo parentale. Infine, niente paternità per cinesi, giapponesi, russi, canadesi e messicani. 

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