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Giovedì 15 MAGGIO 2014
Epatite C. Congresso a Stresa. In Italia ogni anno 1000 trapianti. Focus su nuove terapie e sostenibilità

Nuove terapie garantiscono la guarigione almeno nel 95% dei soggetti non trapiantati, riferiscono gli operatori. Ma l’Italia è in grado di sostenere le spese? Questo ed altri quesiti verranno posti e si proverà a dare una risposta durante il Congress on Viral Hepatitis and Organ Transplantation, a Stresa il 19 e 20 maggio prossimi, organizzato dal Prof. Paolo Grossi insieme agli esperti di diversi Enti

Nel nostro paese, ogni anno vengono effettuati circa 1000 trapianti di fegato, di cui circa la metà su pazienti affetti da virus dell’epatite C, i quali hanno sviluppato o la cirrosi o un tumore epatico: lo Stato è in grado di sostenere la spesa per le nuove terapie? Questa ed altre questioni verranno affrontate durante l’International Congress on Viral Hepatitis and Organ Transplantation, un evento che si terrà a Stresa il 19 e 20 maggio prossimi e che vedrà la partecipazione di 23 centri italiani. Essi saranno riuniti per discutere le tematiche relative alla sostenibilità delle cure per l’epatite C, in un'occasione di aggiornamento per tutti gli attori coinvolti nella gestione dei pazienti candidati o sottoposti a trapianto di organo solido e affetti dai virus dell'epatite B o C o da HIV; in particolare a comprendere se ai trapiantati di fegato potrà essere garantita la cura con i nuovi super farmaci.  Il focus centrale, dunque, sarà rivolto all’analisi delle strategie di utilizzo a seguito dell’introduzione in Italia dei nuovi farmaci per i soggetti trapiantati, nonché della loro sostenibilità economica.
 
Il tutto nell’obiettivo di cercare “una soluzione per tutti i soggetti maggiormente vulnerabili: i pazienti già trapiantati e quelli in lista d’attesa per ricevere un trapianto d’organo”, illustra l’organizzatore dell’evento a Stresa, Paolo Grossi, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università degli Studi dell’Insubria e second opinion infettivologica nazionale per le problematiche infettivologiche nel processo di donazione e trapianto; sotto l’egida di Centro Nazionale Trapianti, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Università degli Studi dell’Insubria, dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e delle principali Società Scientifiche Nazionali nel settore dell’epatologia e dei trapianti d’organo.
 
In generale, nella totalità dei casi di trapianto, si verifica una recidiva dell’epatite C, che inoltre in un 30% di casi porta nell’arco di 5 anni a sviluppare di nuovo la cirrosi epatica: questo rappresenta uno dei principali limiti della riuscita del trapianto, un problema di cui gli esperti prenderanno in considerazione le ricadute sia a livello sanitario per il paziente che a livello socio-economico.
Al contrario, le nuove terapie garantiscono la guarigione dall’epatite C nei soggetti non trapiantati nel 95% e oltre dei casi. “Questi nuovi farmaci segnano una svolta epocale nella terapia della epatite C – afferma il professor Paolo Grossi. “Il problema sarà la sostenibilità economica: la cura è estremamente costosa, quasi 100mila euro solo per uno dei farmaci”.
I nuovi farmaci sono stati approvati dalla Agenzia Europea del farmaco (EMA) e adesso gli Stati dell’Unione devono procedere alla approvazione, affermano gli esperti.“Nelle more dello svolgimento di questi passaggi burocratici - in Italia si attende l’autorizzazione dell’AIFA – in attesa della commercializzazione, abbiamo richiesto alle ditte farmaceutiche produttrici di distribuire gratuitamente i farmaci in casi selezionati di imminente esito infausto: ossia per quei soggetti che senza l’assunzione del farmaco sarebbero già morti” continua Grossi.
 
A Varese il farmaco viene somministrato a un paziente trapiantato di fegato, riferiscono gli esperti e, come spiega sempre il professore “la risposta è straordinaria, le cure che venivano somministrate in precedenza, a base di interferone, avevano effetti collaterali pesanti e non assicuravano la guarigione dalla epatite C: con le vecchie terapie la guarigione nei pazienti trapiantati si aveva in non oltre il 30 per cento dei casi, con le nuove ci si attende una percentuale di successo superiore al 90%”.

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